Imprenditore sequestrato e picchiato per l’incasso. Altri due arresti
Sono accusati di rapina, sequestro di persona, lesioni personali, porto e detenzione di arma clandestina, ricettazione e furto.
Per questo motivo i Carabinieri di Melito Porto Salvo hanno eseguito un’ordinanza cautelare portando in carcere - emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura, diretta da Giovanni Bombardieri - nei confronti di due persone: il reggino Carlo Raso, 47 anni, e il marocchino Anouar Azzazi, di 35 anni.
Al provvedimento si è arrivati dopo un’attività investigativa da parte dei carabinieri di Melito Porto Salvo - coordinata dalla Procura di Reggio Calabria - partita dall’arresto in flagranza, il 28 agosto del 2017, di un minorenne ucraino, accusato, in concorso con gli arrestati di oggi, del sequestro di un commerciante locale (LEGGI): a mano armata l’uomo venne bloccato per sottrargli un’ingente somma di denaro, ovvero l’incasso di alcuni giorni di un suo negozio.
L’attività degli inquirenti avrebbe fatto luce sulla dinamica dei fatti di quel giorno: la tesi è che i tre, all’altezza del bivio per Marina di San Lorenzo, sulla statale 106, utilizzando un’auto appena rubata, costrinsero la vittima - che viaggiava sulla sua di auto - a fermarsi contro un guardrail. Poi, minacciandolo con un fucile a canne mozze, gli avrebbero intimato di consegnare il denaro (LEGGI).
L’imprenditore gli diede i pochi soldi che aveva nel portafoglio, non avendo con sé l’incasso del negozio. Non convinti però, i malviventi controllarono a fondo il veicolo e, non trovando denaro, decisero di portare la vittima in una zona isolata di Melito Porto Salvo, per poi malmenarlo e minacciarlo fino ad indurlo a dirgli dove teneva i soldi.
I tre, a quel punto, avrebbero così mandato il presunto complice minorenne e lo stesso imprenditore nel luogo indicato. Una pattuglia in borghese, aveva intercettato l’autovettura dell’imprenditore e così arrestato il minorenne che, poco prima di essere controllato, aveva tentato di nascondere addosso alla vittima la il denaro appena sottrattagli.
Fra gli elementi di prova raccolti dagli investigatori cvi sono così l’intercettazione dei dialoghi fra gli indagati, l’esame dei filmati registrati dagli impianti di sorveglianza presenti nelle vicinanze dei luoghi dove sono accaduti i fatti, ma anche un insieme di prove scientifiche trovate sull’autovettura. Il tutto ha permesso di delineare “un grave e concordante quadro indiziario” a carico degli arrestati di oggi.
Ad Azzazi il provvedimento gli è stato notificato nel carcere di Cosenza, dove è attualmente ristretto per altri motivi, mentre per Raso, già agli arresti domiciliari anche lui per altra causa, si sono spalancate le porte del penitenziario di Arghillà.