Marano Marchesato, 9 indagati per intimidazioni ad amministratori
Sono nove le persone indagate nell'ambito delle indagini sugli atti intimidatori perpetrati il 7 maggio del 2014 nei confronti del sindaco, del vice sindaco e di un assessore del comune di Marano Marchesato.
A condurre le indagini i Carabinieri del Reparto Operativo di Cosenza che, nella mattinata di oggi, hanno notificato, nel capoluogo e a Marano , i relativi avvisi di garanzia ed il contestuale decreto di perquisizione, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.
Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, dei reati di voto di scambio aggravato dal metodo mafioso in concorso e tentata estorsione in concorso. le investigazioni, coordinate da Pierpaolo Bruni, Sostituto Procuratore della Dda, avrebbero consentito di raccogliere elementi a carico dei destinatari dei provvedimenti, ritenuti responsabili di aver indirizzato, col metodo mafioso, le elezioni amministrative comunali di Marano Marchesato del maggio 2013 e, successivamente, di aver tentato di estorcere agli amministratori eletti, con minacce e violenze, posti di lavoro a favore di cinque persone. Nel corso delle perquisizioni è stato ritrovato e sequestrati un giubbetto antiproiettile.
Il giubbino antiproiettile è stato trovato all’interno dell'abitazione di Sharon Intrieri e del marito Domenico MIgnolo.
Tra le persone raggiunte dagli avvisi di garanzia ci sono anche alcuni elementi di spicco della criminalità organizzata cosentina.
Si tratta di: Antonio Intrieri, 52enne, detenuto, considerato elemento di rilievo della cosca di 'ndrangheta "Rango-Zingari"; Domenico Mignolo, 28enne, pure detenuto e considerato elemento di rilievo della stessa cosca; Francesco Vivacqua, 29enne, detenuto, considerato contiguo alla cosca; Alberto Ruffolo, 26 anni, detenuto, contiguo, secondo la Dda, alla cosca "Rango-Zingari" così come Alberto Novello, 23 anni.
Avvisi di garanzia anche per il 54enne Eduardo Vivacqua, Giuseppe Belmonte di 45anni, Domenico Carbone di 29 anni, e Sharon Intrieri, 22enne.
Secondo il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, si tratta di “Voto di scambio”, questa è anche l'ipotesi d'accusa formulata nei confronti di Eduardo Vivacqua, sindaco di Marano Marchesato, Giuseppe Belmonte, vice sindaco e dirigente del centro commerciale "Metropolis" di Rende, e dell'assessore Domenico Carbone.
Vivacqua e Carbone, posti sotto interrogatorio dagli investigatori, hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.
I tre dirigenti, - secondo l'accusa - prima delle elezioni comunali del maggio 2013, avrebbero chiesto voti agli esponenti del clan promettendo in cambio "favori quali posti di lavoro, sia presso l'ente comunale sia presso il centro commerciale Metropolis, e condotte procedimentali amministrative di favore a fronte del procacciamento di voti, dell'impegno elettorale e della propaganda elettorale".
Gli uomini della clan mafioso avrebbero chiesto,a distanza di un anno dalle elezioni, il rispetto degli accordi pattuiti attraverso minacce e violenze culminate con l'incendio delle auto del sindaco e del suo vice.
Agli atti dell'inchiesta vi è una lettera inviata ai tre politici accompagnata da un proiettile 7,65 e alcuni petali di margherita.
"I voti sono stati dati! Se entro fine mese non escono 5 posti di lavoro al Comune o al Metropolis ogni singolo voto diventerà un colpo di pistola direttamente sulla vostra pelle. Per il sindaco, Pino Belmonte e Domenico Carbone. Distinti saluti", questo è quanto scritto sul biglietto intimidatorio.
(Aggiornato alle 15:36)