Il “pizzo” sui lavori all’ospedale, all’Unical e pure al Santuario: colpo ai Lanzino-Cicero, 16 arresti

Cosenza Cronaca

Dall’ospedale di Cosenza all’illuminazione dell’università di Rende, finanche il restauro di un Convento a Spezzano della Sila. Anche qui le aziende assegnatarie dei lavori avrebbero dovuto pagare il “pizzo”. In caso contrario scattavano le minacce ma, soprattutto, gli atti intimidatori.

È questo uno degli spaccati che emerge dell’indagine “Overture” (QUI) scattata alle prime ore di quest’oggi e che - secondo gli inquirenti - avrebbe scardinato due gruppi criminali del cosentino, ritenuti espressione della storica cosca mafiosa locale dei Perna-Pranno, poi ridenominata Lanzino-Cicero.

In tredici sono così finiti in carcere, alti tre ai domiciliari mentre per cinque di loro è stato disposto l’obbligo di dimora (QUI).

Le accuse contestate a vario titolo sono quelle di associazione mafiosa ma anche finalizzata al traffico di droga, la tentata estorsione, la detenzione e porto d’armi, le lesioni personali, la ricettazione e il furto.

L’operazione, condotta dai carabinieri bruzi e coordinata dalla Dda di Catanzaro, arriva al termine di un’ampia attività investigativa che avrebbe consentito di documentare la riorganizzazione territoriale del sodalizio mafioso, comprovandone anche l’attività nelle estorsioni appunto, così come dei danneggiamenti, intimidazioni e reati contro la persona ed il patrimonio sia a Cosenza che nei comuni limitrofi.

In questo contesto è si ritiene di aver appurato la responsabilità degli indagati su tre episodi estorsivi avvenuti ai danni di altrettante imprese che erano risultate assegnatarie dei lavori di ampliamento dell’Ospedale “Annunziata” del capoluogo, così come degli interventi per l’ammodernamento del sistema di illuminazione del campus universitario dell’Unical e delle opere di restauro del Convento di San Francesco di Paola di Spezzano della Sila. Aziende che avevano anche subito degli atti intimidatori.

Gli investigatori sostengono che in più circostanze i presunti componenti del gruppo avrebbero messo in luce la loro caratura criminale e il loro rigido controllo del territorio anche attraverso furti subiti da attività commerciali della zona.

Diversi, poi, gli episodi di minacce ed aggressioni, tra cui quella ad un dipendente delle Ferrovie della Calabria ed avvenuta nella sede cosentina dell’azienda, ritenuto “colpevole” di non aver assunto un atteggiamento tollerante davanti alle condotte illecite di altri colleghi, uno dei quali avrebbe addirittura chiesto anche l’intervento protettivo del sodalizio mafioso.

Le investigazioni, inoltre, avrebbero consentito di individuare un’altra organizzazione criminale - legata da vincoli parentali con la famiglia Perna - e che si sarebbe occupata dell’approvvigionamento della droga e dello spaccio, attraverso una fitta rete di pusher che vendevano cocaina, hashish e marijuana.

Gli inquirenti, in tal senso, hanno ricostruito numerosi episodi di cessione di droga e sequestrato anche dello stupefacente di vario tipo.

Inoltre, si è scoperto che esponenti dell’associazione avessero una certa disponibilità di armi da fuoco, anche da guerra, tant’è che durante le indagini sono state sequestrate un famigerato mitragliatore Kalashnikov, con la matricola abrasa e fornito di munizioni; otto pistole calibro 9x21, 380 e 22, anch’esse senza matricola e con il munizionamento; oltre ad una carabina ad aria compressa.

GLI INDAGATI

Nell’operazione sono così finiti in carcere: Alfonsino Falbo, cl. 1970; Massimo Imbrogno, cl. 1962; Vincenzo Laurato, cl. 1974; Sergio Raimondo, cl. 1974; Riccardo Gaglianese, cl. 1993; Gaetano Bartone, cl. 1981; Gianfranco Fusaro, cl. 1976; Pietro Mazzei, cl. 1973; Gianfranco Sganga, cl.1974; Emanuele Apuzzo, cl.1984; Ottavio Mignolo, c. 1964; Francesco Crupillo, cl. 1985; Carmine Lio, cl. 1972.

Altri tre sono stati invece posti agli arresti domiciliari, si tratta di: Giuseppina Carbone, cl.1963; Manuel Forte, cl. 1989; Alfredo Fusaro, cl. 1966;

Obbligo di dimora, infine, per altri cinque: Egidio Cipolla, cl. 1994; Cesare Quarta, cl. 1992; William Castiglia, cl. 1987; Antonio Lucà, cl. 1992; Vittorio Imbrogno, cl. 1991.

L’operazione, effettuata tra Cosenza e provincia, è stata eseguita dal Nucleo Investigativo dello stesso Comando Provinciale, supportato dai colleghi del 14° Battaglione Carabinieri “Calabria”, dello Squadrone Eliportato Cacciatori e delle Compagnie dipendenti, con la copertura aerea di un velivolo dell’8° NEC.

Le indagini sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, con il Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, l’Aggiunto Vincenzo Capomolla e il Sostituto Vito Valerio. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal GIP presso il Tribunale di Catanzaro