Pesca di frodo: denunce e sequestri in Sila
Negli ultimi tempi, gli agenti della Polizia Provinciale in servizio al distaccamento di San Giovanni in Fiore, su disposizione del Sostituto Commissario Maria Antonietta Pignataro, hanno intensificato i controlli lungo i fiumi e i laghi della Sila, effettuando delle mirate attività antibracconaggio, tese a contrastare il fenomeno della pesca di frodo, esercitata, in particolar modo, tramite mezzi e sistemi proibiti che, mettono a repentaglio il delicato quanto complesso equilibrio ambientale e ittico delle acque interne del vasto altipiano silano.
In una zona interna della Sila, ricadente nel comune di Spezzano Piccolo, il personale operante, notava alcuni movimenti sospetti in prossimità di un corso d’acqua ricco di pregevoli specie ittiche. In seguito ad un appostamento, gli agenti hanno individuato un uomo sorpreso nella rimozione di numerosi attrezzi da pesca, non consentiti, occultati e sistemati al fine di catturare pesci. L’azione tempestiva degli uomini della Polizia Provinciale evitava altresì la cattura e l’uccisione di pesci, mentre contestualmente tutto il materiale utilizzato per la commissione dell’illecito, veniva sottoposto a sequestro con la contestazione della relativa sanzione.
Altri sequestri simili, sono stati realizzati nelle settimane scorse, sul Lago Cecita, in agro di Celico. In questo caso, gli agenti avevano sorpreso in flagranza delle persone che avevano sistemato decine di attrezzi illegali, ben occultati nella bassa vegetazione a riva del lago e finalizzate alla cattura di pregiate specie ittiche. In quell’occasione, fu sequestrata pure una lunga rete da pesca, a maglia stretta, che aveva completamente chiuso un’insenatura del lago Cecita, costituendo perciò un concreto pericolo oltre che un evidente illecito in materia piscatoria.
Il Presidente della Provincia Mario Occhiuto ha chiesto al corpo della Polizia provinciale di vigilare con particolare attenzione sui reati di tipo ambientale. In particolare, il fenomeno delle lenze e delle reti da pesca, lasciate incustodite e sistemate in gran numero al fine di catturare quanti più pesci possibili, tra cui certamente le pregiate trote lacustri, le fario e le anguille, provocano notevoli danni al patrimonio ittico, in quanto si tratta di un’attività non selettiva e, non rispettosa delle vigenti norme e dispositivi, che vietano assolutamente questa tipologia di esercizio alieutico. Massima attenzione, da parte della Polizia Provinciale di Cosenza sarà rivolta anche all’uso di corrente elettrica, sostanze atte a intorpidire le acque ed esplosivi, fatti previsti come reati, spesso difficili da svelare a causa del vasto e, complesso reticolo di fiumi e torrenti di cui la provincia può vantarsi.
Negli ultimissimi giorni, altri controlli, sono stati portati a termine sia alle prime luci dell’alba sia al tramonto e, riguardanti l’addestramento dei cani da caccia fuori dalle aree consentite oltre che mirati a contrastare il fenomeno dell’esercizio della pesca senza il possesso della prescritta licenza. In quest’ultimo caso, il mancato pagamento del tributo, oltre a danneggiare gli onesti pescasportivi, arreca un danno anche alle casse regionali. Le attività di polizia ittica e venatoria, esercitate dalla Polizia Provinciale di Cosenza,a tutela del patrimonio naturalistico ambientale hanno consentito di denunciare un notevole numero di bracconieri.
Di fatto, la stessa Polizia Provinciale di Cosenza, secondo recenti sondaggi, nel solo 2014, avrebbe accertato ben l’86% di tutti i reati di bracconaggio svelati nella 4° provincia più vasta d’Italia, mentre tutti gli altri, solo il 14%.