Nozze gay trascritte in Italia, accolto il ricorso di due donne
La Corte di appello di Napoli ha ordinato la trascrizione di un matrimonio contratto all’estero da due donne francesi di cui una di origini italiane, residenti in Italia. La sentenza si riferisce al caso di una coppia di donne che si sono sposate in Francia e si sono trasferite qui da noi: il divieto di discriminazione e il principio di libera circolazione nell’Europa unita escludono che sussistano motivi di ordine pubblico per i quali l’ufficiale di stato civile possa rifiutare l’incombente presso l’anagrafe del Comune.
In sostanza - afferma la Corte d'Appello nella sentenza depositata - il ricorso depositato dalle due donne transalpine venute a vivere in Italia per motivi di lavoro, va accolto: trova ingresso l’opposizione ex articoli 95 e seguenti del Dpr 396/00. Mentre sbaglia il Tribunale a dichiarare illegittima la trascrizione citando la giurisprudenza di legittimità: la sentenza 4184/12, infatti, riguarda un caso diverso perché proibisce la trascrizione in Comune del matrimonio contratto all’estero da due cittadini italiani dello stesso sesso, motivando il divieto non con l’inesistenza o l’invalidità dell’atto, ma con l’inidoneità a produrre effetti nell’ordinamento.
In Francia l’unione same sex è regolata e dunque non sorgono le questioni tutte interne alla legislazione italiana che manca di una normativa ad hoc. La legislazione in materia è riservata ai singoli Stati Ue: se nel Paese transalpino o in qualsiasi altro Stato Ue il vincolo risulta contratto regolarmente, l’Italia non può allora disconoscerlo. Diversamente risulterebbero violati l’articolo 12 della carta di Strasburgo che comprende il diritto al matrimonio di persone dello stesso sesso secondo la legislazione dello Stato di appartenenza e l’articolo 14 che prevede anche il diritto di una coppia omosessuale ad una “vita familiare”.
Insomma: il mancato riconoscimento di un matrimonio same sex pregiudicherebbe la libera circolazione delle persone e violerebbe il diritto di circolare e soggiornare nel territorio degli Stati membri e a non subire discriminazione in base alla nazionalità. Il giudice ordina al Comune di trascrivere le nozze. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” il pronunciamento, quindi, va letto come un forte invito al legislatore a provvedere nella direzione delle unioni civili (o simili).