Lanzetta sull’alluvione nell’Alto Ionio cosentino
"La nostra totale e affettuosa solidarietà ai cittadini dell’alto ionio cosentino colpiti dal nubifragio, auspicando che il Governo risponda al più presto alle esigenze della popolazione colpita". E' quanto scrivono Maria Carmela Lanzetta, presidente dell'Associazione "Umberto Zanotti Bianco e Giovanni Scarfò, socio Italia Nostra.
Se da questo momento cominciassimo - continua la nota - a parlare di “bomba d’uomo” (pubblico) e non più di “bomba d’acqua”, avremmo già fatto un primo vero passo in avanti per affermare sempre e comunque a chi vanno attribuite le responsabilità dei disastri alluvionali, senza “se” e senza “ma”.
E’ a tutti noto che la maggior parte dei Comuni calabresi è a forte rischio idrogeologico, che i fondi non sono mai sufficienti e che quelli che ci sono vengono utilizzati con molta difficoltà e lentezza anche per via delle responsabilità in termini di prevenzione suddivise tra Comuni, Province e Regione.
Si tratta di cambiare passo negli interventi, assicurando soprattutto il ripristino delle funzioni ecosistemiche.
Secondo la ricerca dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) presentata il 6 maggio, “Nel nostro Paese la legislazione vigente relativa alla cosiddetta “difesa del suolo” (D.lgs. 152/06) è incentrata sulla protezione del territorio dai fenomeni di dissesto geologico-idraulico più che sulla conservazione della risorsa suolo…per il benessere della popolazione, la sicurezza del cibo e le funzioni ecosistemiche”.
Sottolinea ancora la ricerca dell’ISPRA: “L’impermeabilizzazione rappresenta la principale causa di degrado del suolo in Europa, in quanto comporta un rischio accresciuto di inondazioni, contribuisce al riscaldamento globale, minaccia la biodiversità, suscita particolare preoccupazione allorché vengono ad essere ricoperti terreni agricoli fertili e aree naturali e seminaturali, contribuisce insieme alla diffusione urbana alla progressiva e sistematica distruzione del paesaggio, soprattutto rurale (Antrop, 2004; Pileri e Granata, 2012). È probabilmente l’uso più impattante che si può fare della risorsa suolo poiché ne determina la perdita totale o una compromissione della sua funzionalità tale da limitare/inibire anche il suo insostituibile ruolo nel ciclo degli elementi nutritivi (APAT, 2008; Gardi et al., 2013)”.
“Il suolo è una risorsa di fatto non rinnovabile, visti i tempi estremamente lunghi necessari per la formazione di nuovo suolo…Il deterioramento del suolo ha ripercussioni dirette sulla qualità delle acque e dell’aria, sulla biodiversità e sui cambiamenti climatici, ma può anche incidere sulla salute dei cittadini e mettere in pericolo la sicurezza dei prodotti destinati all’alimentazione umana e animale (Commissione Europea, 2006)”.