SeaTouring, bagno di folla a Cannitello per l’ultima serata
Bagno di folla a Cannitello per la settima e ultima serata della fortunata rassegna socioculturale ideata e condotta da Paola Bottero e Alessandro Russo. Un abbraccio lungo più di due ore al protagonista, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, “oltre l’oro bianco”
Mentre scorrono i filmati effettuati in Amazzonia, la vasta folla di piazza Chiesa a Cannitello di Villa San Giovanni si immerge in quella che è la realtà del narcotraffico internazionale che dalla Colombia e dal Perù porta all’Europa. Vedere la preparazione della cocaina dalle foglie al prodotto finale è stato uno dei momenti più intensi del finale straordinario della fortunata rassegna SeaTouring.
Nicola Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria, conversando con Paola Bottero si è prima raccontato come uomo e come magistrato, poi ha raccontato alle tantissime persone presenti quello che accade sulle rotte mondiali della cocaina e degli stupefacenti di ultima generazione, in un sistema grondante di sangue e di denaro dominato dalla ‘ndrangheta e dai cartelli del crimine internazionale. Oltre l’Oro bianco, il tema della serata: partendo dall’ultimo libro di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso oltre due ore di analisi che ha catalizzato l’attenzione degli spettatori.
Ma alla piazza strapiena il magistrato antimafia ha voluto lanciare innanzitutto un messaggio che gli sta molto a cuore. «Ai ragazzi nelle scuole faccio esempi, parlo della non convenienza a delinquere. Spiego cosa rischia un corriere della droga, cosa accade in carcere o cosa accade ai familiari. Ho scelto da tempo di andare negli istituti di pomeriggio e non di mattina perché le ore di lezione sono diminuite a causa dei progetti, in particolare quelli sulla legalità. Spesso si fa entrare nelle scuole gente improbabile, che nasce dal nulla inventandosi un profilo da persona che combatte la mafia, magari dopo aver fatto da maggiordomo a qualche magistrato, facendosi vedere con lui per un paio di mesi.
Iniziando a girare per le scuole si intrufola, si inventa un mestiere e comincia a chiedere dei soldi. Da un po’ di anni dico: nelle scuole andiamo di pomeriggio. E ai politici, regionali, provinciali e comunali dico di non dare soldi alle associazioni antimafia: mettetevi in rete, create un fondo comune, fate dei protocolli con i provveditori agli studi e predisponete delle graduatorie degli insegnanti precari. Durante le ore pomeridiane fate in modo che si ricominci a parlare con i ragazzi, riaccompagnandoli nel mondo reale.
Mi si dice che per far questo c’è bisogno di soldi. Ma i soldi ci sono, so di progetti costati 250.000 euro. Non è etico, non è morale, non è giusto. In nome di gente che è morta, che è stata uccisa, non è giusto che si spendano 250.000 euro per una manifestazione antimafia. Ogni cosa deve avere una proporzione, un limite, un senso. Immaginate con tali cifre quanti insegnanti precari avremmo potuto assumere. Dobbiamo cercare di essere più seri e più presenti e contestare queste cose. Personalmente mi sono rifiutato di partecipare a certi convegni e a certe manifestazioni antimafia perché avevo capito anni prima che c’era qualcosa che non andava. Mi piacerebbe che la gente interagisse di più con il potere politico. La vera lotta alla mafia passa dalla formazione dei ragazzini delle elementari e delle medie. La manifestazione antimafia va fatta, certo, ma deve essere spontanea e a costo zero: per camminare con una candela non mi servono 50.000 euro».
Paola Bottero ha spiegato che «SeaTouring è un percorso di sette sere di una Calabria che vuole andare oltre: e anche in questa serata, come nelle altre, andremo oltre i personaggi e i ruoli per cercare le persone». Gratteri non ha avuto difficoltà a raccontarsi: «Quando andavo a scuola in autostop da Gerace a Locri più volte ho visto dei morti a terra. Arrivato a scuola vedevo i figli degli ‘ndranghetisti comportarsi da piccoli ‘ndranghetisti. Questo per me era inaccettabile, non faceva parte della mia cultura. Ogni giorno mia madre mi ricordava quanto fosse importante essere corretti e leali. Quella cultura dell’onestà contrastava fortemente con la cultura della violenza.
Pensavo che da grande avrei dovuto fare qualcosa per cambiare questo stato di cose. Durante il liceo fui affascinato dall’idea di intraprendere gli studi giuridici, anche perché mi piaceva molto parlare con un mio zio avvocato, e infatti decisi di iscrivermi in Giurisprudenza a Catania. Catania, non Messina, che in quell’epoca era una città in cui i figli degli ‘ndranghetisti di Siderno, Locri, Gioiosa, Seminara, andavano all’università con la pistola alla cintola per minacciare i professori».
Una vicenda personale ha segnato l’assegnazione della scorta nei suoi primi anni di magistrato. Da un lato le inchieste importanti, dall’altro il tentare di colpirlo nei suoi affetti personali: «Un giorno sparano a casa della mia fidanzata, poi chiamano e dicono: non sposarlo perché sposi un uomo morto».
Gratteri non si è fermato, costruendo importanti capitoli dello lotta dello Stato contro la ‘ndrangheta, che oggi è tante cose, ma soprattutto narcotraffico, con i fiumi di denaro, il sangue, il risvolto terribile di tanti ragazzi che diventano prede. Paola Bottero ha ricordato la cronaca di questa estate: troppi sedicenni morti dopo aver ingerito ecstasy. Ilaria Boemi trovata riversa in una spiaggia della dirimpettaia Messina, o poco prima Lamberto Lucaccioni, morto dopo una serata al Cocoricò, sono nomi che restano scolpiti nella coscienza di tutti. Gratteri tira fuori il suo lato umano: «Per me è un pensiero continuo. La droga sintetica costa meno della cocaina e per questo si sta diffondendo. Si sperimentano sempre nuove miscele di farmaci che bruciano il cervello o provocano arresto cardiocircolatorio. Penso continuamente a quei ragazzi, e quando riusciamo a sequestrare 1000 o 2000 chili di cocaina o ad arrestare 40 o 50 narcotrafficanti mi dico che in questo modo siamo riusciti a salvare tante persone».
La giornalista ha poi ricordato che la strage di Duisburg, se da un lato ha “ammazzato” anche la Calabria dal punto di vista mediatico, dall’altro ha rafforzato in modo incredibile il brand della mafia calabrese tra le organizzazioni del crimine mondiale. Il magistrato ha spiegato: «La ‘ndrangheta è credibile nel panorama internazionale, anche a differenza di Cosa nostra e Camorra, perché ha due caratteristiche che la contraddistinguono: il vincolo di sangue e la selezione molto accurata dei soggetti che ne fanno parte. Se un contrasto onorato diventa pisciotto liscio, perché portato al cospetto del capo locale da un altro ‘ndranghetista, poi si dimostra mollaccione o poco affidabile, a pagare, anche con la vita, sarà chi lo ha proposto».
Da Gratteri un no secco alla legalizzazione delle droghe leggere: «La distinzione tra droga leggera e droga pesante non esiste, è un’invenzione giornalistica e una comodità per gli spinellari che si trovano dappertutto, anche nelle istituzioni. Solo il 5 per cento dei tossicodipendenti usa marijuana o hascish. Nel caso in cui si decidesse di vendere la marijuana legalmente, lo Stato dovrebbe mettere in piedi delle serre con dei costi di produzione che si aggirerebbero attorno ai 12 euro per un grammo, mentre al mercato nero costerebbe 4 euro.
Di quel 5 per cento di tossicodipendenti che usa marijuana, il 75 per cento è composto da minorenni, che non potrebbero andare in farmacia ad acquistarla. Mi si spieghi allora questa fretta sulla liberalizzazione con l’obiettivo di stroncare il business delle mafie, visto che nella migliore delle ipotesi solo il 25 per cento di quel 5 per cento acquisterebbe marijuana in farmacia. Lo so che lo avete letto in relazioni importanti, con gente che viene pagata per scrivere queste sciocchezze, ma non è assolutamente vero che in questo modo si impoverirebbero le mafie».
Il viaggio di dieci giorni tra la selva colombiana e la foresta amazzonica è stato illustrato con video che hanno catalizzato l’attenzione del pubblico: dal centro di addestramento della polizia federale colombiana all’unico campo al mondo in cui si coltivano le piante di coca per fare le sperimentazioni, dalla torre che simula un elicottero per i blitz nella foresta contro le sanguinarie Farc – circa 40.000 unità in affari con la ‘ndrangheta – alla visione delle piante di coca di cui esistono in natura dieci tipi e ai metodi per la lavorazione e la raffinazione.
«La ‘ndrangheta non investe in Calabria per due motivi» ha continuato Gratteri. «Primo, perché mettersi ad investire in una zona povera significa attirare le forze dell’ordine, mentre da Roma in su è più facile mimetizzarsi. Secondo, perché bisogna tenere il popolo con il cappello in mano, in uno stato di bisogno. Questo a differenza di quanto accade in Messico, dove i terroristi delle sanguinarie Zetas, che vivono con il traffico di cocaina e uccidono le persone impiccandole e lasciandole appese sui ponti, costruiscono ospedali, strade e scuole per conquistare il consenso di alcune frange della popolazione».
Il consenso sul territorio calabrese la ‘ndrangheta lo conquista, invece, «controllando il mondo degli appalti e facendo lavorare per venti giorni dei padri di famiglia disoccupati: e quando sarà il momento delle elezioni questi voteranno il candidato prescelto dal capomafia».
Paola Bottero ha citato la conversazione di due capibastone: “Se la gente si ribella siamo fottuti”. Perché, allora, se lo sanno loro la gente pare non saperlo? «La gente sa perfettamente – ha spiegato Gratteri – chi sono gli ‘ndranghetisti. Ma a noi non basta sapere che uno è mafioso, bisogna provarlo. Il punto vero è che una volta dimostrato, quello deve stare in carcere almeno vent’anni».
Gran finale con i saluti dello staff di SeaTouring, oltre a Paola Bottero e Alessandro Russo, Elena Pietropaolo e Sara Di Stefano, e con i ringraziamenti ai compagni di percorso, tra i quali l’Associazione Luce sullo Stretto e gli enti che hanno patrocinato l’evento: la Provincia di Reggio Calabria e le amministrazioni comunali di Scilla e Villa San Giovanni. La rassegna promossa dall’associazione Farcose e organizzata da Sabbiarossa Edizioni in collaborazione con Progetto 5 e il Network Touring, continuerà anche nei prossimi anni, come ha spiegato il sindaco Antonio Messina salito sul palco di Cannitello per un breve ringraziamento.
La settima e ultima serata di SeaTouring, come tutte le altre serate della fortunata rassegna, è stata ripresa integralmente da videoTouring655 per essere rigustata a settembre con la programmazione di seaTOURING sul digitale terrestre.