Chiusura laboratorio analisi Amantea: Giacco (Pd) scrive a Scura
Riceviamo e pubblichiamo lettera del Segretario PD Amantea, Enzo Giacco, indirizzata al Commissario ad Acta della sanità, Massimo Scura.
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"Egregio Commissario ad Acta,
torno a scriverLe in relazione al DCA n. 84 del 21 luglio 2015 con cui ha deliberato la chiusura del Laboratorio di analisi dell’Asp di Amantea.
Già in data 30 luglio mi permisi di parteciparLe le mie riserve su questa decisione chiedendoLe di revocare il provvedimento e motivando tale richiesta facendo riferimento alle specifiche criticità ed ai gravi disagi che la nuova situazione dal Lei decretata avrebbe finito per alimentare (lettera che ad ogni buon fine allego alla presente).
Non Le nascondo l’amarezza e lo stupore per la mancata comunicazione della Sua visita – avvenuta nei primi giorni dello scorso agosto - al Poliambulatorio della città. Sarebbe stata un’opportunità utile per aprire un confronto con tutte le forze politiche, sociali e sindacali presenti sul territorio, non solo per darci la possibilità di presentarLe le nostre ragioni, ma anche per portare a Sua conoscenza le ansie e le insicurezze provocate ai nostri concittadini.
Pur non comprendendo Le motivazioni del Suo comportamento, senza voler scadere in inutili polemiche, mi permetto di insistere su un concetto: non è accettabile che l’esercizio di razionalizzazione delle risorse possa tradursi in sperequazioni tra gli utenti. Perché nessun Piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario può essere realizzato sulla pelle cittadini.
Io ritengo che sia compito di tutti coloro che si occupano degli interessi della collettività, e la Sua funzione commissariale non è immune da tale nobile fine, avvicinare e non allontanare i cittadini dalla società. La mia impressione, invece, è che la strada da Lei intrapresa, se porterà ad una riduzione del disavanzo sanitario, lo farà non tagliando sprechi ma servizi alla popolazione del nostro comprensorio, rendendola più fragile e vulnerabile in una Regione che per ragioni storiche presenta dei divari nel godimento dei diritti civili e dei beni di cittadinanza superiori rispetto al resto del Paese.
Ne approfitto – senza voler ovviamente fare un processo alle intenzioni – per condividere con Lei una mia preoccupazione. Quali altri sacrifici saranno imposti dalla logica del rientro del disavanzo? Il timore è che iniziare a depauperare un territorio dai servizi essenziali di base – magari anche a causa di una debolezza di chi dovrebbe difenderne gli interessi – possa rappresentare un punto di non ritorno, che troncando e recidendo ad un certo punto non resti più nulla da tagliare.
E se questa dovesse essere la strada e se ciò dovesse tradursi in un depotenziamento dei servizi socio-sanitari e socio-assistenziali per la popolazione che vive nel nostro comprensorio, noi questo non lo possiamo accettare. Non voglio neppure immaginare, ad esempio, cosa significherebbe svegliarsi la mattina e scoprire che le due eccellenze rappresentate da radiologia e fisioterapia sono state in qualche modo ridimensionate (o peggio azzerate). Vorrei che Lei tranquillizzasse i cittadini di questo comprensorio.
Per tali ragioni torno a chiederLe la revoca del decreto e la tutela, nello svolgimento del Suo mandato, del diritto alle cure di chi vive nel nostro territorio e – se può essere utile a farLe comprendere le ragioni degli interessi che noi oggi difendiamo – di incontrarci per parlarci, confrontarci, giungere ad una soluzione che vada nella direzione della felicità e del diritto ad una vita serena dei nostri concittadini.
Per noi diventa un fatto determinante, infatti, garantire e potenziare i servizi che riguardano la cura del cittadino, perché la vastità geografica e la popolosità di questo territorio meritano un piano di riprogrammazione e di consolidamento dei servizi. Perché stiamo parlando di diritti garantiti dalla nostra Carta Costituzionale. Di questo terremmo a parlare con Lei.
Noi stiamo dalla parte dei cittadini."
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