Presunto narcotrafficante arrestato a Roma, era collegato alle cosche di San Luca
Nelle scorse ore, i finanzieri di Roma hanno catturato nella Capitale, e dopo circa 8 mesi di latitanza, quello che è considerato un pericoloso narcotrafficante: il 33enne Andrea Rollero, ritenuto dagli inquirenti uno dei principali membri di un sodalizio criminale collegato alle temutissime cosche calabresi dei “Pelle-Nirta-Giorgi Alias Cicero” di San Luca, nel reggino.
Rollero era scampato alla cattura, nel gennaio scorso, nel corso delle Operazioni “Buena Hora 2” e “Codice San Luca”, con cui le Fiamme Gialle e la Mobile romana smantellarono una presunta cellula ‘ndranghetista operante nella Capitale.
Le indagini hanno portato, lo scorso 20 gennaio, all’esecuzione di un provvedimento di cattura nei confronti di 35 soggetti, accusati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, ed a vario titolo, di plurime fattispecie penalmente rilevanti, aggravate dall’aver favorito la ‘ndrangheta. In quell’occasione si sottrassero all’arresto sia Andrea Rollero che lo zio Marco Torello, che da tempo dimora in Marocco.
Le attività investigative avrebbero accertato numerose condotte di narcotraffico poste in essere dai Rollero, in grado di inviare settimanalmente, dal Marocco all’Italia, circa mille kg. di stupefacente. La droga, cocaina dal Sudamerica e hashish dall’Africa, sarebbe stata importata anche per conto di soggetti contigui alle cosche reggine.
Andrea, inizialmente noto agli inquirente per essere il nipote del più famoso Marco Torello Rollero (60 anni), anche lui arrestato lo scorso aprile 2015, proprio in Marocco dopo numerosi anni di latitanza; nonostante la sua giovane età, secondo gli inquirenti sarebbe un “affidabile fornitore/intermediario per l’acquisto di ingenti partite di droga”, “attivo sull’intero territorio nazionale” ed in grado di accreditarsi con esponenti di spicco della malavita romana, “grazie alle ottime credenziali fornitegli dallo zio”.
Muovendosi sulle orme di quest’ultimo, quindi, il 33enne sarebbe diventato il principale referente in Italia dell’organizzazione indagata, rendendosi protagonista, nel periodo in cui sono durate le indagini, dell’introduzione sul territorio nazionale di oltre 600 kg di stupefacente.
Fin dall’inizio della sua latitanza, le Fiamme Gialle del Gico (il Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, avevano avviato una costante attività info-investigativa finalizzata alla cattura del giovane narcotrafficante, che si sapeva aveva trovato rifugio nel quartiere di Primavalle. Un’incessante monitoraggio è culminato con l’individuazione del latitante presso la stazione “Battistini” della metropolitana, mentre era intento a colloquiare con un altro pluripregiudicato romano (M.M. di 50 anni) e così è scattato il blitz con la cattura.
All’atto del fermo, il Andrea Rollero avrebbe esibito dei documenti di identità falsi, rilasciati a nome di un ignaro e stimato impiegato di banca romano, del tutto estraneo alla vicenda, e che gli hanno consentito di vivere in totale clandestinità durante tutti i mesi della latitanza.
Al momento, sono in corso altri approfondimenti investigativi per ricostruire la rete di connivenze e protezione di cui Rollero abbia potuto godere durante i mesi passati in clandestinità, altre a specifici accertamenti sui documenti falsi esibiti dal latitante.