Lettera aperta all’assessora Roccisano dai lavoratori in mobilità
"Con la presente lettera aperta tutti i lavoratori in mobilità in deroga della Calabria, che si stimano in circa 27.000 unità (calcolando in media 4 componenti per famiglia si arriva alla cifra di 108.000 persone), desiderano avere delle risposte e rassicurazioni concrete in merito alla loro situazione". E' quanto scrivono i lavoratori in mobilità in deroga della Calabria in una lettera aperta all'assessore regonale Roccisano.
"Si premette - continua la nota - che nessuno di noi vuole vivere di assistenzialismo, né tantomeno di elemosine, ma vorrebbe solo vivere dignitosamente di lavoro, come ha sempre fatto.
Nel frattempo speriamo ogni giorno di ricevere i sussidi (che dovrebbero avere una cadenza mensile!), fermi addirittura al 2013 per alcuni, a marzo 2014 per altri, e forse è inutile dire che per l’anno 2015 non sussiste alcun decreto e nessuna certezza.
La classe politica che ci governa ci ha lasciato allo sbando più totale, senza alcuna risposta per il nostro futuro e quello delle nostre famiglie.
E' chiaro che nessuno di noi finora ha vissuto solo grazie ai sussidi, e quindi si è stati costretti, per poter sopravvivere e per poter dare da mangiare quel tanto che basta alle nostre famiglie, a lavorare in nero, con la complicità di chi ci governa e amministra, che piuttosto che contrastare tale piaga sociale (che spesso sfocia nelle morti bianche), se ne è resa responsabile.
Sono molte le voci che, spesso inutilmente, si alzano in merito alla nostra problematica, e quasi quotidianamente assistiamo a passerelle politiche, rafforzate da vari incontri (ad oggi inconcludenti, visto che nulla di concreto c’è!) tra la politica e le parti sociali. Ma sono quasi sempre spot politico- pubblicitari, perché poi i reali risultati ottenuti contrastano sempre con le garanzie verbali, date negli incontri, anche informali, seguiti a manifestazioni dovute proprio al disagio in cui viviamo quotidianamente.
Facendo, per esempio, riferimento all’ultima manifestazione del 31 agosto 2015 presso il palazzo del Consiglio Regionale, la delegazione dei lavoratori ha ricevuto come risposta verbale la risoluzione della problematica sia per le mensilità residue del 2013, sia per il pagamento di almeno tre mensilità per il 2014.
Ancora oggi, 1° ottobre 2015, le mensilità sono ferme a 3, nonostante ci sia un decreto legge nazionale (decreto n. 83473 del 01/08/2014), che stabilisce, per le cosiddette “Regioni svantaggiate”, le linee guida per la concessione di tale ammortizzatore sociale per un totale di 10 mesi.
Facciamo inoltre presente che nelle altre Regioni le mensilità riferite al 2014 sono già state saldate da tempo, e che i lavoratori in deroga stanno già percependo le mensilità inerenti il 2015.
A questo punto ci chiediamo il motivo per il quale la Calabria debba essere sempre il fanalino di coda d’Italia e perché avvengono tutti questi ritardi ingiustificati, dato che è incomprensibile a noi comuni mortali il divario tra italiani di serie A ed italiani di serie B.
Le domande, che a noi sorgono spontanee, sono le seguenti: nei vari incontri che si tengono a Roma, la Calabria viene tenuta in considerazione dal Governo centrale? Se la risposta è positiva, a questo punto ci chiediamo se questi sono i risultati!
Inoltre ci chiediamo se alla classe politica regionale che ci amministra, le laute e corpose retribuzioni arrivano con gli stessi nostri ritardi?
Ricordiamo qui solo che le ultime mensilità percepite, riferite ai mesi di febbraio-marzo 2014, che si aggirano per la maggior parte intorno ai 300 € mensili, sono state percepite ad aprile 2015! Sfidiamo chiunque a poter sopravvivere con tali cifre!
Sollecitiamo le 4 sigle sindacali , CGIL, CISL, UIL e USB, a dichiarare immediatamente lo stato di agitazione regionale-nazionale, e nell’attesa dichiariamo noi stessi agitazioni autonome unitarie e provinciali, con invasione ed occupazione di sedi sindacali, ed a seguire le sedi di tutti i consiglieri regionali.
Non esiste Governo amico se non si accoglie e risolve la vertenza drammatica che coinvolge padri, madri, che, quando non si suicidano, sono costretti ad andare alla Caritas!
E' una vergogna parlare di gruppo di lavoro per il 20 ottobre prossimo, con tecnici che vengono dal Nord, quando in Calabria abbiamo politici e tecnici già pagati profumatamente per fare questo lavoro, per riuscire a sciogliere i nodi dei lavoratori precari calabresi.
Ma quali nodi si devono sciogliere? Quelli dei cappi al collo!? La soluzione è molto più semplice: noi chiediamo solo la risoluzione immediata di questa “problematica” e la vera soluzione è molto semplice ed è scritta nella nostra Costituzione: lavoro (e dignità) per tutte le famiglie calabresi".