Villirillo (Marco Polo): Italia pronta a introdurre lo ius soli in versione soft
“L’Italia è pronta a introdurre lo ius soli in versione soft, ossia il diritto di cittadinanza sulla base del luogo di nascita e non sulla discendenza (ius sanguinis, nda) come avvenuto finora. - Lo scrive in una nota stampa Rosario Villirillo, presidente dell’associazione Marco Polo di Crotone - Dopo l’approvazione alla Camera, il testo, che unisce i principi dello ius soli temperato e dello ius culturale, ora passa al Senato e solo se lì verrà approvato senza modifiche potrà diventare finalmente legge.
Una giornata storica - continua Villirillo - per i figli degli immigrati in Italia, quelle "seconde generazioni" considerate, dopo molti anni di residenza in Italia, “ingiustamente straniere”.Ma cosa cambia questa legge rispetto al passato? Eccone le novità principali, anche rispetto a ciò che accade negli altri Paesi d’Europa e del mondo.I bambini e bambine nati in Italia saranno italiani per nascita solo se almeno uno dei genitori ha il permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo (cittadini extraue) o il “diritto di soggiorno permanente” (cittadini Ue).
Altrimenti, come gli altri bambini non nati in Italia, ma arrivati qui entro i dodici anni, dovranno prima frequentare uno o più cicli scolastici per almeno 5 anni e, se si tratta delle elementari, concluderle positivamente.Per l’acquisto della cittadinanza servirà una dichiarazione di volontà presentata in Comune da un genitore entro il compimento della maggiore età del figlio, altrimenti questo potrà presentarla tra i 18 e i 20 anni. Sempre tra i 18 e i 20 anni il diretto l'interessato potrà anche rinunciare alla cittadinanza italiana, purché sia possesso di altra cittadinanza.Diverse le regole per i ragazzi arrivati in Italia entro i 18 anni di età.
Potranno diventare italiani dopo sei anni di residenza regolare e dopo aver frequentato e concluso un ciclo scolastico o un percorso di istruzione e formazione professionale. In questo caso, però, non si tratterà di un diritto acquisito, ma di una “concessione”, soggetta quindi a una certa discrezionalità da parte dello Stato.C’è anche una norma transitoria per chi ha superato i 20 anni, ma intanto ha maturato i requisiti previsti dalla nuova legge. Potranno infatti diventare italiani i nati in Italia o arrivati qui quando avevano meno di dodici anni, se hanno frequentato in Italia per almeno cinque anni uno o più cicli scolastici e hanno risieduto "legalmente e ininterrottamente negli ultimi cinque anni nel territorio nazionale".
Chi rientra nella norma transitoria - si legge ancora nella nota - avrà solo un anno di tempo dall' entrata in vigore della riforma per presentare in Comune la dichiarazione di volontà e diventare italiano. Dovrà poi però aspettare che entro sei mesi il ministero dell’Interno dia il via libera, dopo aver verificato che a suo carico in passato non ci siano stati dinieghi di cittadinanza, espulsioni o allontanamenti per motivi di sicurezza della Repubblica.
Quello del diritto di cittadinanza è da sempre un tema molto dibattuto.In Italia la questione fu sollevata due anni fa dall’ex ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge, suscitando una valanga di polemiche ancora in corso da parte di alcuni partiti di centro destra. Fino a oggi, tra l’altro, l’Italia è stata uno dei Paesi con regole più severe, insieme alla Svizzera, dove la “naturalizzazione” è possibile solo dopo 12 anni di residenza.Solo in Francia vige un “doppio ius soli”: la cittadinanza viene facilmente riconosciuta agli stranieri nati nel Paese se anche i genitori vi sono nati (ius soli sancito per la prima volta nel 1515), oppure può essere acquisita solo dai 18 anni in poi se si hanno genitori stranieri che però risiedono in Francia da almeno cinque anni.
In Germania la regola è lo “ius sanguinis” ma possono diventare cittadini tedeschi tutti i bambini nati da genitori extracomunitari, purché almeno uno dei due abbia un permesso di soggiorno permanente da tre anni e viva nel Paese da almeno otto.Usa, Canada e Brasile più severi. Più morbida la Gran Bretagna: chi nasce su territorio britannico anche da un solo genitore in possesso della cittadinanza è automaticamente cittadino del Regno Unito.La cittadinanza si acquisisce anche dopo tre anni di matrimonio con un cittadino britannico.
La tendenza europea - conclude Villirillo - è ben diversa da quella di altri Paesi, dove l’immigrazione è un fenomeno di portata molto superiore, come gli Stati Uniti, il Canada, ma anche il Brasile. Negli Stati Uniti, ad esempio, esiste lo “ius soli puro”: è cittadino americano chi nasce negli Usa (eccezione fatta per i figli di diplomatici stranieri) e anche chi non nasce in territorio nazionale, ma da genitori americani o di cui almeno uno è stato residente negli Stati Uniti.“La Marco Polo”, pertanto, si auspica, che, in seconda lettura al senato, la legge venga migliorata superando almeno quelle criticità più macroscopiche, dando grande prova di autonomia e senso di responsabilità nel varare una legge che riguarda il futuro del Paese».”