Inaugurata al Marca la mostra “Alberto Biasi. Start up & environment”
Aperto e disponibile come un artista dovrebbe essere, dicono in molti affascinati dalle figure cangianti che si stagliano sulle pareti candide del Museo delle Arti di Catanzaro. “Le mie opere sono degli oggetti che danno delle sensazioni, siete voi gli artisti, voi creare il movimento, perché la mia opera in realtà è statica”, parola di Alberto Biasi pittore italiano, considerato uno dei maestri dell'arte cinetica in Italia: da questo pomeriggio sessanta delle sue opere sono esposte al Marca, fino al 15 novembre prossimo.
Padovano, classe 1937, è fondatore nel 1959 con altri artisti, del Gruppo “Enne”, con cui lavora fino al 1967, per poi continuare la sua attività da solista. Negli anni ha partecipato a numerose iniziative di sperimentazione artistica, soprattutto negli anni 60, con particolare attenzione all'arte ottico-cinetica, grazie alle sue creazioni costruite sulla base di precise illusioni ottiche. I suoi quadri infatti, presentano in genere superfici che cambiano aspetto a seconda dell'angolo di osservazione, dando quindi la sensazione illusoria del movimento.
La mostra “Alberto Biasi. Start up & Environment”, inaugurata alla presenza, oltre che dell’artista, del presidente della Provincia di Catanzaro Enzo Bruno, del direttore artistico del Marca Rocco Guglielmo, di Domenico Piraina direttore del Palazzo Reale di Milano, del curatore della mostra Marco Meneguzzo e di Teodolinda Coltellaro che l’ha intervistato, presenta l’opera dell’artista padovano da un punto di vista leggermente diverso rispetto alle opere che lo hanno reso famoso, come le “torsioni”, in lamelle di PVC o gli “ottico-dinamici” a sovrapposizione di pattern. Naturalmente non manca un nucleo importante di opere di questo tipo – circa una quarantina -, datate dal 1961 ad oggi, ma l’accento critico ed espositivo è posto su tutta quella serie di opere iniziali e germinali che ben pochi conoscono, e sugli ambienti realizzati tra gli anni Sessanta e Settanta. L’interesse storico di una mostra si misura infatti anche dalla capacità di rivelare processi di pensiero diversi da quelli consueti e riconosciuti, soprattutto se – come nel nostro caso – l’artista è molto noto per alcune tipologie di opere. Così, lo spettatore si troverà di fronte opere di Alberto Biasi che non sempre “assomigliano” all’Alberto Biasi che si conosce, così come si troverà proiettato nei suoi ambienti, riproposti per l’occasione e difficilmente visibili tutti assieme. Dunque, in un totale di circa sessanta opere, quasi una ventina costituiscono una sorta di “Biasi segreto” o comunque poco conosciuto, dove ad esempio una certa vena dadaista e ludica – esemplificata da opere/azioni come la ricostruzione della “Mostra chiusa. Nessuno è invitato a intervenire” del 1961 o della “Mostra del pane” dello stesso anno -prende il sopravvento sulle ricerche più propriamente ottico-dinamiche, mentre la riproposizione di tre ambienti - Light Prisms del 1962-67, Orizzontale ellebi del 1967 ed Eco del 1974 – contribuisce grandemente alla conoscenza dell’arte ambientale italiana, oltre che alla spettacolarità della mostra. Un catalogo bilingue – italiano e inglese – di oltre duecento pagine, verrà pubblicato da Silvana Editoriale: all’interno numerose immagini inedite dell’artista e delle sue installazioni, un saggio critico sugli argomenti appena descritti di Marco Meneguzzo, che è anche il curatore della mostra, e un’intervista all’artista di Teodolinda Coltellaro, nonché apparati scientifici completi e aggiornati completano la rassegna, facendo il punto su questi specifici aspetti della multiforme attività di Alberto Biasi. Le sue opere si trovano al Modern Art Museum di New York, alla Galleria Nazionale di Roma, ai Musei di Belgrado, Bolzano, Bratislava, Buenos Aires, Ciudad Bolivar, Epinal, Gallarate, Guayaquil, Lodz, Ljubljana, Livorno, Middletown, Praga, Padova, Saint Louis, San Francisco, Tokyo, Torino, Ulm, Venezia, Wroclaw, Zagabria ed in numerose collezioni straniere ed Italiane.
“La rassegna su Alberto Biasi è frutto di una partecipazione ad un bando europeo, che ha consentito alla fondazione di ricevere un finanziamento, permettendo così, la realizzazione di questa mostra”, ha spiegato Rocco Guglielmo, presidente del Marca, della Fondazione Rotella e della fondazione che porta i suo nome. La nuova missione del museo. Come ha avuto più occasioni di ribadire il notaio Guglielmo “è devota anche ad un 'localismo' che non deve essere inteso come chiusura verso eventi nazionali, ci piace chiamarlo ‘global’ o meglio ancora ‘glocal’, perché avrà un'impronta nazionale ed internazionale, ma con un occhio attento al territorio”.
“La mostra del maestro Alberto Biasi è un’altra importante sfida per l’amministrazione provinciale di Catanzaro e per la direzione artistica del notaio Rocco Guglielmo, al quale dobbiamo l’entusiasmo e la passione del nuovo corso di un Museo che vuole aprirsi a traguardi ambiziosi, imboccando nuove strade e parlando nuovi linguaggi per ampliare lo spettro dei fruitori di questa struttura d’avanguardia nel panorama artistico nazionale e internazionale – ha aggiunto il presidente della Provincia, Enzo Bruno -. Dopo Andrea Amendola, ospitiamo un altra grande personalità dell’arte del nostro Paese, uno dei più noti e quotati artisti ottico cinetici italiani. I suoi quadri presentano in genere superfici che cambiano aspetto a seconda dell’angolo di osservazione, dando quindi la sensazione illusoria del movimento. Il nostro Museo, quindi, si mette ancora alla prova tra arte e innovazione”.
Ci sono delle mostre che si possono fare solo se gli artisti sono d’accordo e collaborano, dice il curatore Meneguzzo parlando del filo rosso che unisce tutte le opere di Biasi che diventano anche una spettacolare ricerca tra passato e presente, proprio perché c’è la necessità di ricostruire degli ambienti che sono appartenuti ad altri momenti della vita artistica di cui si ricerca l’anima. “E con noi – dice Meneguzzo – Biasi è stato molto generoso”.