Intercettazioni. Alle procure calabresi il primato italiano della spending review
Gli uffici giudiziari regionali hanno ridotto i costi delle intercettazioni telefoniche, ambientali, informatiche e telematiche di ben 19 milioni di euro, pari alla metà dell’intera contrazione della spesa italiana.
In contro tendenza l’andamento dei bersagli rispetto al resto del Paese: 11.492 casi autorizzati dalle procure in calo del 5,1% a fronte di una crescita nazionale del 7,3%. Ben 7 intercettazioni su 10 autorizzate dalle direzioni distrettuali antimafia per contrastare la criminalità organizzata. Il presidente dell’Istituto Demoskopika, Raffaele Rio: "Le procure calabresi virtuose nell’anticipare in concreto la riforma Madia sulla razionalizzazione delle spese per intercettazioni".
Negli ultimi cinque anni, dal 2009 al 2013, il numero dei bersagli, come vengono chiamate in gergo le utenze controllate, ha toccato la soglia dei 63 mila casi con una flessione, nel periodo considerato, pari al 5,1 per cento a fronte di un incremento italiano del 7,3 per cento. La stima media annuale delle persone “spiate” in Calabria sarebbe di almeno di 43 mila individui. Una cifra ottenuta calcolando che per ciascuna persona che si vuole intercettare necessita mettere sotto controllo un numero di 5 telefoni/bersaglio e ipotizzando che ogni persona intercettata parli con almeno altre 20 persone nell’arco del periodo nel quale le conversazioni sono “ascoltate”.
Poco meno di 208 milioni di euro, inoltre, i costi realizzati per effettuare le intercettazioni, con una drastica riduzione di 19 milioni rispetto al 2009, pari al 35 per cento, messi in campo dallo Stato per contrastare crimine organizzato e malcostume. Una perfomance virtuosa per le procure calabresi ancora più evidente se messa a confronto con l’andamento italiano: la riduzione dei costi delle intercettazioni telefoniche, ambientali, informatiche e telematiche operata dagli uffici giudiziari operanti in Calabria rappresenta la metà dell’intera contrazione della spesa italiana, pari a poco meno di 40 milioni di euro.
Ben il 70 per cento del dato complessivo delle intercettazioni calabresi è stato autorizzato dalle Direzioni distrettuali antimafia di Reggio Calabria e Catanzaro per contrastare l’operato della ‘ndrangheta. Le procure della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, inoltre, hanno all’attivo anche 33 intercettazioni. È quanto emerge dalla Nota scientifica “L’orecchio teso della giustizia. Intercettazioni e costi in Calabria” realizzata dall’istituto Demoskopika che ha analizzato i dati del Ministero della Giustizia nel quinquennio 2009-2013.
"Le procure calabresi – dichiara il presidente dell’Istituto Demoskopika, Raffaele Rio – hanno anticipato con i numeri gli obiettivi performanti della riforma del ministro Madia mirati a risparmiare almeno il 50 per cento di quanto speso fino ad oggi attraverso la ristrutturazione e la razionalizzazione delle spese per le intercettazioni. Risultati da raggiungere, in una fase transitoria, attraverso la revisione dei prezzi e l’adozione di un tariffario per prestazioni in base al costo medio per poi, successivamente, approdare alla realizzazione di un sistema unico nazionale delle intercettazioni che nella sostanza - continua Raffaele Rio - riguarderebbe la messa in campo di una stazione unica appaltante con un prezzo uguale per tutte le procure. Le intercettazioni – conclude il presidente dell’Istituto Demoskopika, Raffaele Rio - rappresentano uno strumento insostituibile di indagine, fondamentale per contrastare la criminalità organizzata in un territorio che ha dato i natali ad un sodalizio criminale, quale la ‘ndrangheta, il cui giro d’affari criminale rappresenta circa il 3 per cento del Pil italiano".
Intercettazioni: quasi 63 mila bersagli dal 2009 al 2013. Il numero dei bersagli, relativo alle procure calabresi, ha registrato un decremento del 5,1 per cento passando dalle 12.109 intercettazioni del 2009 alle 11.492 del 2013. Come era prevedibile per permeabilità al crimine organizzato, ben 7 bersagli su 10 sono state autorizzate dalle direzioni distrettuali antimafia: su un totale di 62.573 intercettazioni, ben 43.956 pari al 70,2% “provengono” dalle direzioni distrettuali antimafia di Reggio Calabria e Catanzaro mentre i rimanenti 18.617 bersagli, pari al 29,8%, dalle procure ordinarie. Nel quinquennio osservato non si registrano intercettazioni per terrorismo. Per quanto riguarda la tipologia dei bersagli, ben 53.410, pari all’85,3%, riguardano intercettazioni telefoniche, poco meno di 8 mila casi (12,7%) sono intercettazioni ambientali, 1.237 (2,1%) sono utenze informatiche e telematiche.
Gli uffici giudiziari del distretto di Reggio Calabria (Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario, Procura della Repubblica presso il Tribunale per minorenni e Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello) hanno autorizzato, dal 2009 al 2013, complessivamente 43.508 intercettazioni di cui 37.550 telefoniche (86,3%), 5.001 ambientali (11,5%) e 957 di altri tipo (2,2%). Ben 33.259 i bersagli a carico della Direzione distrettuale antimafia pari al 76,5% sul totale, mentre 10.241(23,5%) quelli autorizzati dalle procure ordinarie.
Per il distretto di Catanzaro, le intercettazioni effettuate sono state 19.124 di cui 15.860 telefoniche (82,9%), 2.984 ambientali (15,6%) e 280 di altri tipo (1,5%). Ben 10.697, infine, i bersagli a carico della Direzione distrettuale antimafia pari al 56% sul totale, mentre 8.403(44%) quelli autorizzati dalle procure ordinarie.
Nel mirino del Grande Orecchio anche 33 casi under 18. L’Istituto Demoskopika ha rilevato che dal 2009 al 2013, le procure della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni hanno all’attivo anche 33 intercettazioni. Il dato evidenzia, comunque, che in Calabria si “ascolta” il 2 per cento dell’ammontare complessivo delle conversazioni telefoniche under 18 a livello nazionale pari a 1.681 bersagli.
Costi: 207 milioni di euro per intercettazioni. Contrazione record in Calabria. Per ascoltare le conversazioni telefoniche e non solo, in Calabria sono stati impiegati mediamente circa 41,5 milioni di euro all’anno. Analizzando l’andamento dei costi delle intercettazioni, si è verificata, nell’arco temporale osservato, una rilevante contrazione per un totale di 18,7 milioni di euro pari al 47,1% dell’intera contrazione dei costi negli uffici giudiziari italiani: si va dai 54,3 milioni di euro del 2009 ai 35,5 milioni di euro del 2013. Tirando le somme delle procure generali presso le Corti di appello e le procure presso i tribunali operanti in Italia, nel quinquennio 2009 – 2013, lo Stato in Calabria ha impiegato risorse economiche in fatture emesse per le intercettazioni, acquisizione dei tabulati e noleggio di apparati per poco più di 207 milioni di euro con una contrazione delle spese pari al 34,6 per cento.
A livello distrettuale, Reggio Calabria, nel quinquennio analizzato, ha generato una spesa di 155,4 milioni di euro per l’attività di intercettazione telefonica, ambientale, informatica e telematica generando una riduzione di 16,7 milioni di euro pari al 39,1%: si va dai 42,6 milioni di euro del 2009 ai 25,9 milioni di euro del 2013.
Per gli uffici giudiziari operanti nel distretto di Catanzaro, infine, le risorse totali impiegate ammontano a 52,1 milioni di euro. In questo caso la contrazione dei costi è stata di 2,1 milioni di euro pari al 18,2% rispetto all’anno iniziale di riferimento: si passa dagli 11,7 milioni di euro del 2009 ai 9,6 milioni di euro del 2013.