Bambini e adolescenti: sempre meno usano la bicicletta
"Un tempo, la bicicletta è stata il modo di spostamento per eccellenza in gran parte di tutti i nostri paesi. Dove c'erano una strada o un sentiero, la bicicletta era regina, dal nord al sud dell'Italia e i bambini erano felici di stare in sella anche ore al giorno. Da qualche anno, però, l'uso della bicicletta tra i bambini e gli adolescenti, sempre più sedentari, è in calo. Ragazzi italiani, dunque, sempre più pigri. Tra le cause dell’inattività dei ragazzi è dovuta in particolare all'abitudine dei genitori di accompagnare i propri figli a destinazione mentre sono sempre più numerosi coloro che danno scarsa rilevanza all’attività fisica.
A incentivare la sedentarietà dei bambini e adolescenti italiani ci sono poi i media, i videogames ed internet che li catturano mediamente per un tempo compreso fra 1 e le 3 ore. In generale i minori italiani stanno moltissimo a casa. E quando vanno a scuola gli adolescenti, più autonomi nello spostamento e non ancora "motorizzati", impiegano i mezzi pubblici in misura superiore agli studenti degli altri gradi di scuola ma anche presso questo gruppo di età l'uso della bicicletta è limitato, come del resto presso i pre-adolescenti (11-13 anni) che tuttavia si muovono a piedi in un terzo delle occasioni.
Rilevante si conferma, il ruolo della scuola nella promozione delle attività sportive. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione da sempre impegnata sul fronte della salute e della prevenzione, sostiene che l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano è importante per lo sviluppo fisico e mentale dei ragazzi. Gran parte del successo e dell'accettabilità di una politica innovatrice degli spostamenti dipende dalla strategia di comunicazione.
Per tale ragione facciamo richiesta al governo italiano di destinare una quota almeno pari al 10% del budget dedicato alla promozione dei trasporti ad apposite campagne per stimolare la mobilità ciclistica. Questo anche alla luce del drammatico incremento del tasso di obesità, che già a quel tempo interessava un bambino su cinque. Rischiamo di preparare generazioni di obesi con ossa fragili non instaurando nei giovani l'abitudine all'esercizio fisico.2