Card sharing, maxi blitz in tutt’Italia: perquisizioni e sequestri in Calabria
Nelle ultime 24 ore, gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Trento, in collaborazione con diversi Reparti del Corpo, hanno dato corso a 92 provvedimenti di perquisizione e sequestro in Trentino Alto Adige, Lazio, Abruzzo, Veneto e anche in Calabria.
Con il supporto, in particolare, del Comando di Roma ed il contributo specialistico del Nucleo Frodi Tecnologiche della capitale, nonché di tecnici della Digital Content Protection, il Gico ha eseguito una vasta attività di polizia giudiziaria a carico dei membri di una presunta associazione a delinquere radicata su più ambiti regionali e dedita al fenomeno illegale del cosiddetto “card sharing”, ossia della condivisione illecita, attraverso la rete, dei servizi di alcune tra le maggiori piattaforme televisive a pagamento, nonché dei loro numerosissimi clienti.
L’indagine, durata circa un anno, è scaturita da un’attività di monitoraggio del web condotta dall’unità di ricerca informativa dei finanzieri trentini ed è stata coordinata dalla Procura distrettuale della Repubblica (in particolare dal Procuratore Capo Giuseppe Amato e dal Pubblico Ministero Davide Ognibene).
LA BASE OPERATIVA CHE DECODIFICAVA LE TRASMISSIONI
La vasta attività di perquisizione, i cui sviluppi potrebbero portare all’individuazione di ulteriori elementi di interesse, ha consentito il sequestro di numerosi decoder ed apparati informatici nonché decine di hard disk, utilizzati sia dagli associati che dai clienti.
Ad Avezzano (l’Aquila), le Fiamme Gialle hanno individuato e sequestrato quella che hanno definito “un’evoluta postazione informatica connessa alla rete che costituiva la base operativa da dove venivano decodificati i segnali audiovisivi protetti e trasmessi in tempo reale via web ai clienti, attraverso alcuni server di ‘appoggio’ altamente performanti situati all’estero”.
UN CANONE MENSILE PERVEDERE I PROGRAMMI
A fronte di un canone mensile, l’organizzazione forniva ai clienti delle keys digitali di accesso ai server esteri, necessarie per leggere in chiaro tutti programmi televisivi a pacchetto e pay per view di alcune tra le maggiori società di settore, attraverso apparati in gran parte forniti dalla stessa organizzazione (decoder client) già modificati per la ricezione delle trasmissioni cosiddette O.I.P. (over internet protocol).
Il servizio offerto dall’organizzazione, in piena distorsione del mercato di settore, comprendeva la totalità dei pacchetti e programmi televisivi forniti a pagamento dall’emittente televisiva, con un risparmio che arrivava anche all’80% del listino ufficiale, a cui si affiancava un’assistenza h24, 7 giorni su 7, sia on-line (telefonica ed in remoto via internet), sia a domicilio, nei casi in cui risultava necessario intervenire di persona sull’apparecchio di ricezione modificato.
Le indagini di polizia giudiziaria, che hanno permesso di individuare e smantellare l’associazione, radicata su più regioni e dedita alla vendita, installazione e modifica di apparati perla decodifica di trasmissioni ad accesso condizionato ed alla frode informatica a livello nazionale, sono risultate particolarmente articolate e sono state supportate da attività sia tecniche che di carattere economico-finanziario.
CENTINAIA DI CLIENTI DA TUTT’ITALIA
In particolare, dall’attività tecnica svolta è emerso che la stessa organizzazione rivendicava, nel tempo, alcune centinaia di clienti in tutta Italia, tra cui gli attuali destinatari dei provvedimenti di perquisizione emessi dall’Autorità Giudiziaria di Trento, individuati anche attraverso diversi accertamenti finanziari su carte prepagate e conti correnti.
Il danno al mercato di settore può essere stimato in circa un milione di euro, con un conseguente danno per l’Erario derivante dal mancato introito della relativa tassazione fiscale.
Le investigazioni eseguite finora, poi, hanno permesso di denunciare tutti e nove i componenti dell’associazione per delinquere (2 residenti in provincia di Trento, 5 a Roma, 1 a Viterbo ed 1 a L’Aquila) nonché di identificare e segnalare 83 clienti (28 residenti in Trentino, 50 a Roma, 2 a L’Aquila, 1 a Rieti, 1 a Verona ed 1 a Cosenza), anch’essi destinatari delle perquisizioni e, in quanto utilizzatori dei decoder modificati e dell’illecito servizio, passibili anch’essi di sanzioni penali.