Confconsumatori: mancanza ricettari medici a Reggio
“Denunciamo la carenza dei ricettari medici, quelli rossi per essere precisi, in buona parte della Provincia. – Lo rende noto Antonio Iemma, Presidente provinciale di Confconsumatori Reggio Calabria - Come già accaduto circa un anno fa, ribadiamo che questa assurda e intollerabile situazione sta violando gravemente la Costituzione della Repubblica che “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”.
I medici di base stanno limitando le prescrizioni farmacologiche e diagnostiche, riservandole, per quanto possibile, ai casi di particolare gravità e urgenza. Un numero notevolissimo di ammalati si sta quindi trovando nell'impossibilità di ricevere adeguatamente le cure e gli accertamenti diagnostici a cui ha diritto e le farmacie sono subissate dalle richieste di fornire i farmaci in cambio della futura consegna delle “ricette”. Le richieste sono ovviamente avanzate da tutti coloro (e sono moltissimi) che non sono in grado di acquistare le medicine a pagamento.
Alcuni medici hanno addirittura terminato i ricettari e non sono più in grado di effettuare prescrizioni.
Portiamo avanti questa sacrosanta battaglia nell’interesse della comunità e crediamo sia finito il tempo delle richieste: I CITTADINI PRETENDONO che la Regione Calabria intervenga IMMEDIATAMENTE e disponga l'uso dei "ricettari bianchi" in sostituzione di quelli prestampati.
Auspichiamo che le Procure della Repubblica della provincia intervengano in modo che siano accertate le cause di questa "penuria", perché se una incapacità organizzativa può essere solamente inaccettabile, la volontà recondita di contenere le spese sanitarie violando il diritto alla salute dei cittadini, potrebbe avere rilievi penali.
La Regione Calabria dovrà precisare inoltre i modi e i tempi per il rimborso delle somme a tutti coloro che sono stati costretti a pagare direttamente farmaci e prestazioni. Se non dovessero essere previsti rimborsi, tutta la vicenda si risolverebbe in un grosso risparmio per il bilancio sanitario regionale. La spesa sarebbe così posta illegittimamente a carico delle famiglie, già stremate dal terribile periodo di prostrazione economica.”