‘Locale’ di ‘ndrangheta a Desio, in manette anche un chirurgo plastico

Calabria Cronaca

Un chirurgo plastico e il titolare di una ditta di autodemolizioni, l’uno del milanese e l’altro nella provincia di Monza Brianza, sono i destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale del capoluogo Lombardo, ed eseguito all’alba di oggi dalla polizia.

I due, rispettivamente di 42 e 40 anni, sono accusati di associazione mafiosa: gli inquirenti li ritengono come appartenenti alla cosiddetta “locale” di ‘ndrangheta di Desio.

L’indagine che li riguarda è iniziata tra il 2013 ed il 2014; condotta dalla squadra mobile di Milano, sotto il coordinamento della Dda (la Direzione distrettuale antimafia), avrebbe accertato tra l'altro che il medico e l’autodemolitore avrebbero riscosso crediti per conto di alcuni sodali detenuti e provveduto al loro sostentamento.

Gli inquirenti sostengono inoltre che il chirurgo plastico, grazie alla sua professione, avrebbe svolto attività di informazione ed assistenza a favore di esponenti della ‘ndrangheta.

A carico del titolare della ditta di autodemolizioni viene inoltre contestata la ricettazione, la detenzione illegale di armi comuni da sparo e da guerra e relativo munizionamento, reati aggravati dalla “finalità di agevolare l'associazione mafiosa”.

13:12 | L’accusa di associazione mafiosa è ricaduta sul chirurgo plastico dell'ospedale Niguarda di Milano, Arturo Sgro, di 42 anni, e sul titolare della ditta di autodemolizioni a Desio, Ignazio Marrone, di 40 anni. I due, secondo gli inquirenti, sarebbero "membri a pieno titolo della consorteria mafiosa" e utilizzerebbero un linguaggio tipico mafioso.

Il chirurgo è incensurato ma al suo nucleo famigliare apparterrebbero numerosi personaggi ritenuti legati alla 'ndrangheta. Sempre secondo gli investigatori, il nosocomio di Niguarda non avrebbe nulla a che fare con l’operato di Sgro. L'assistenza che il dottore portava a "carcerati o criminali 'ndranghetisti se non letta nell'ottica delle indagini, poteva rappresentare un normale interessamento di un medico per un paziente".

Il titolare dell'azienda di autodemolizioni risulta invece pregiudicato. La ditta, fanno sapere gli investigatori, sarebbe stata messa a disposizione per riunioni 'ndranghetiste e proprio per questo, sia all’interno che all’esterno, sarebbero state installate diverse telecamere. All’interno di questo “fortino” si sarebbero dunque portate le persone da cui riscuotere crediti vantati da detenuti e appartenenti alla consorteria mafiosa, e per custodire le armi.