Da Amantea a Reggio Calabria, le nuove repliche dello spettacolo “jennu brigannu”
Zahir associazione culturale presenta le nuove repliche dello spettacolo teatrale “Jennu brigannu. Storie di briganti calabresi”. Il testo di Vincenza Costantino, interpretato da Manolo Muoio ed Ernesto Orrico e con la regia di Ernesto Orrico, andrà in scena giovedì 4 febbraio presso il Teatrocastro di Amantea (CS), venerdì 5 febbraio presso il Teatro della Maruca di Crotone e
sabato 6 e domenica 7 febbraio presso SpazioTeatro di Reggio Calabria.
Due uomini, due sedie. Sullo sfondo potrebbe esserci una porta, la porta di una bottega in cui si vende vino (in una qualsiasi strada di paese).
I due stanno davanti a questa porta immaginaria, e parlano di un tema a caduta libera: il brigantaggio. Ne parlano dispiegando le loro conoscenze e con i modi di cui sono capaci, ne parlano mischiando la Grande Storia dell’Unità d’Italia con le storie riportate da testimonianze inedite o inventate, intrecciando cronache agiografiche, calunnie, leggende, materiali fotografici e documentari e un po’ di spensierato “sentito dire”.
Il testo è una polifonia che tiene in conto sia le voci contro e sia quelle a favore del brigantaggio, con l’obiettivo di svelare i limiti presenti in una lettura manichea del fenomeno. I briganti non erano solo farabutti ma neanche solo eroi da leggenda, erano innanzitutto uomini che avevano scelto, o erano stati costretti a scegliere, di stare fuori della legge e dalla cosiddetta comunità civile, pagandone poi il prezzo più alto. Accanto a storie note e divenute parte della cultura popolare, ci sono storie di tanti senza nome, che si sono fatti briganti per seguire un sogno, un’ideale, per una vendetta, un motivo d’onore, o solo per sfuggire la fame.
Il racconto dispiega così una storia frammentata e contraddittoria, che si sviluppa parallelamente a quella ufficiale e alle vicende della Calabria contemporanea. Il dialogo fra passato e presente è continuo, la cronologia netta degli eventi cede il passo alla poesia, i documenti storici sconfinano nei deliri e nei sogni di chi il brigantaggio l’ha vissuto per interposta persona, senza agire, senza scegliere, ma continuando a raccontarlo, in qualche maniera, a cantarlo.
Lo stile della recitazione è semplice, privo di artifici, tutto si basa sulla parola, sulla capacità degli attori di dare corpo e voce a piccoli frammenti narrativi, in un continuo affastellarsi di stili, forme e dialetti, con una voglia di raccontarsi addosso e di togliersi il fiato a ricordare nomi, personaggi, luoghi, storie