Spaccio di droga in centro a Soveria. Quattro persone ai domiciliari

Catanzaro Cronaca

I Carabinieri di Soveria Mannelli hanno dato esecuzione a quattro misure cautelari degli arresti domiciliari a carico di altrettante persone accusate di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Si tratta di M.C., 26enne di Pedivigliano; P.G.C., 32enne di Soveria Mannelli e N.R., 20enne di Scigliano; F.C., 23enne di Marano Marchesato.

L’operazione è scaturita a seguito della denuncia sporta da una coppia di coniugi residenti in un comune limitrofo a quello di Soveria Mannelli, su un presunto traffico di sostanze stupefacenti nel quale, in qualità di acquirente-tossicodipendente, sarebbe risultata coinvolta anche la figlia.

In particolare, la coppia ha riferito agli investigatori che la figlia, ormai da diverso tempo, aveva problemi di dipendenza da stupefacenti e per questo era stata anche in cura presso il SERT di Cosenza ed in una comunità di recupero dalla quale, tuttavia, era scappata.

I genitori hanno sostenuto che negli ultimi tempi la ragazza avrebbe avuto diversi contatti, anche telefonici, con un giovane di Soveria Mannelli il quale l’avrebbe rifornita di sostanze stupefacenti, anche di “psicofarmaci”. In un’occasione, la madre avrebbe anche assistito personalmente ad un incontro tra la giovane e il suo “pusher”, avvenuto a Soveria poco tempo prima e in cui questi, a bordo di una vecchia Fiat Panda, le avrebbe dato “qualcosa” in cambio della somma di 20 euro.

La donna ha poi riferito che la figlia, tornata a casa dopo essere uscita con il presunto pusher, sarebbe stata in catatonia, in pratica degli sbalzi di umore che vanno dall’entusiasmo ed euforia alla tristezza assoluta; la mamma dunque, ha dichiarato ai carabinieri che la figlia si sarebbe rifornita da un giovane, identificato nel 26enne M.C., il quale si sarebbe servito di una terza persona che, a sua volta, avrebbe avuto l’incarico di cedere alla ragazza lo stupefacente.

Sulla scorta di queste dichiarazioni, che gli inquirenti hanno ritenuto attendibili e verosimili anche alla luce dei diversi precedenti di polizia per reati legati al traffico di stupefacenti in capo ai soggetti indicati dai due coniugi, i quali in più occasioni sono stati controllati insieme, il Comando di Soveria Mannelli ha proceduto ad avviare una capillare attività tecnica sulle utenze in uso ai due giovani.

Grazie alle intercettazioni telefoniche ed ambientali ed alle attività di riscontro effettuate, sarebbe stato possibile non solo accertare quanto dichiarato dai genitori della ragazza, ma estendere anche l’indagine ad altri e diversi episodi di cessione di stupefacente che avrebbero visto coinvolti altri soggetti, poi individuati negli indagati di oggi.

In particolare, sarebbe stato possibile ricostruire una vera e propria “rete di spaccio” che avrebbe visto come protagonista M.C. che, rifornendosi presso diversi soggetti tra cui N.R., che a sua volta si sarebbe rifornito da F.C., avrebbe proceduto, con il fratello P.G.C., a distribuire e rivendere al dettaglio lo stupefacente nelle zone di Soveria Mannelli e Borboruso.

Il modus operandi sarebbe risultato semplice e lineare: secondo la tesi dei militari, il 26enne avrebbe acquistato lo stupefacente, per lo più a credito, da diversi spacciatori, tra cui il 20enne, su diverse zone: una volta rifornitosi avrebbe proceduto a contattare per telefono i suoi “clienti”, tra cui la ragazza, invitandoli ad incontrarsi in “luoghi neutri” per consegnargli lo stupefacente.

La circostanza sarebbe stata dimostrata dai numerosissimi contatti telefonici captati nel periodo di interesse tra Cil 26enne ed il suo fornitore, ai quali sarebbe seguito puntualmente un incontro per l’acquisto della sostanza e talvolta, nel giro di pochi minuti, nuovi ed ulteriori contatti telefonici tra M.C. ed i successivi clienti-assuntori. Nel corso delle telefonate sarebbe stato utilizzato sempre un linguaggio criptico (ad esempio: “mi servono due cd”) mentre, in alcune occasioni, si sarebbe fatto riferimento a termini ben più diretti ed espliciti (“erba”, “calabrese”).

Grazie, in sostanza, all’attività tecnica, suffragata dalle dichiarazioni rese da alcuni presunti assuntori e dai sequestri operati nei confronti degli indagati a seguito di una perquisizione locale e personale, è stato dunque possibile ricostruire la dinamica degli episodi di spaccio.

Nel corso dell’indagine, infatti, sarebbero stati ritrovati e sequestrati diversi quantitativi di hashish, alcuni semi di cannabis indica, diversi vasi contenenti complessivamente trentadue piccole piantine di cannabis indica in fase di germogliazione, un bilancino di precisione elettronico con residui di hashish sul piattino di pesa ed un grinder. Altro riscontro è stato effettuato, tra i tanti altri, nei confronti di uno degli indagati il quale, durante un posto di controllo sarebbe stato trovato in possesso di un involucro in cellophane trasparente contenente “marijuana” e nascosta all’interno di una custodia per CD.

I quattro giovani sono stati così arrestati con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti continuata ed in concorso del tipo “marijuana” ed “hashish” sottoposti ai domiciliari a disposizione della competente autorità giudiziaria.