Coca e marijuana tra cipolle e pomodori. In sette in manette per spaccio di droga
La droga veniva nascosta tra pomodorini e cipolle; il suo smercio, per lo più a tossicodipendenti, avveniva in tre diverse piazze di spaccio.
A questa conclusione sono arrivati i baschi verdi della Guardi di Finanza di Lamezia Terme che stamani all’alba hanno eseguito un blitz facendo scattare le manette ai polsi di sette persone residenti tra la città della Piana, Martirano Lombardo e Curinga.
In due sono finiti in carcere (V.A. di 39 anni e M.D. di 25), altri quattro ai domiciliari (F.A., 34; H.H.G., 24; M.A., 22; e S.V., 43) mente un altro è stato sottoposto all’obbligo di dimora (G.G., 29anni). L’accusa per tutti è di spaccio e traffico di stupefacenti, in particolare cocaina, eroina, hashish, marijuana e metadone.
L’INDAGINE delle fiamme gialle è iniziata nel settembre dell’anno scorso dopo il sequestro di un ingente quantitativo di droga eseguito nei confronti del principale indagato, V.A. (noto come “Angeluzzu”) beccato con 160 dosi di cocaina e alcune altre di marijuana.
Proseguendo nelle investigazioni sono stati così individuati altri soggetti che avrebbero collaborato col 39enne sia per quanto riguarda l’approvvigionamento delle sostanze che per la consegna delle stesse ai tossicodipendenti della zona.
Tenendo sotto controllo uno dei principali collaboratori dell’uomo, poi, si è arrivati ad un altro gruppo di pregiudicati che smerciava droga nel comprensorio di Curinga, servendosi di un negozio di frutta, dove l’eroina veniva spesso nascosta tra i pomodorini datterini o tra le cipolle rosse.
I risultati ottenuti con i servizi di osservazione e di pedinamento messi in atto dagli investigatori, oltre che con i numerosi riscontri dell’attività di spaccio, ma anche i sequestri di stupefacenti effettuati, hanno portato oggi all’emissione delle misure cautelari nei confronti degli indagati, alcuni dei quali “in maniera continuativa e per un lungo periodo di tempo” e nonostante i sequestri eseguito a carico dei tossicodipendenti che rifornivano, avrebbero continuato imperterriti a spacciare la droga.
I militari ritengono così di aver identificavano chiaramente sia i ruoli dei vari soggetti, che hanno movimentato i quantitativi di stupefacente, che i relativi corrispettivi in denaro.