Fini, legge uguale per tutti
“Il massimo dell'impegno di chi sta da questa parte – avverte Fini – deve essere quello di dimostrare con i fatti che la legge è uguale per tutti e dimostrare con i fatti che chi sbaglia paga». Sono chiarissime le affermazioni del presidente della Camera Gianfranco Fini, a migliaia di giovani intervenuti a Locri, in Calabria nel ricordo di Francesco Fortugno, il vicepresidente del consiglio regionale ucciso cinque anni fa dalla 'ndrangheta calabrese. Fini ricorda ancora una volta alla politica di non tralasciare «il grido di dolore delle procure e delle forze di polizia che chiedono più mezzi o uomini». Non prima di aver ammonito la giovane platea a non accettare i compromessi offerti dalla malavita locale. «La politica non deve considerarvi come potenziali clienti ma come elettori – continua la terza carica dello stato –. E se qualcuno vi chiede il voto con la promessa "dopo ci penso io", allora voi non datelo». Nel messaggio rivolto alla famiglia Fortugno dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, serve «riaffermare l'impegno di tutti i soggetti istituzionali, di tutte le forze politiche e sociali contro la pervasiva presenza di sodalizi criminali». Nel «commosso omaggio» a Fortugno, il capo dello stato richiama l'importanza di «una cultura della legalità» che può favorire «quella vasta mobilitazione civile di cui il paese ha bisogno per vincere la lotta contro tutte le mafie». Sulla stele che ricorda Fortugno, Gianfranco Fini e Angelino Alfano depongono due corone di fiori. Quindi il ministro sottolinea i risultati raggiunti sul fronte del contrasto alla mafia. «La giustizia ha saputo individuare anche se non a titolo definitivo i responsabili di questo omicidio - spiega il ministro –. Alcuni si trovano al regime del 41 bis. È un messaggio importante per tutta la Calabria». Proprio all'inasprimento del 41 bis, il regime del carcere duro, fanno riferimento le due lettere con minacce di morte recapitate nei giorni scorsi ad Alfano. Il cui invio è stato confermato da fonti di via Arenula. La prima lettera è breve e conterrebbe minacce generiche, mentre la seconda missiva, più lunga e articolata, rinvierebbe al discorso pronunciato dallo stesso guardasigilli a settembre. Quando, in occasione del convegno organizzato dal Pdl a Cortina, parlò del carcere duro per i boss e disse che il regime non sarebbe mai stato alleggerito. Al ministro è giunto il sostegno di tutte le forze politiche. A cominciare dai presidenti delle due Camere e dai colleghi del Pdl e del governo, con in testa il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. «Non solo non ci lasceremo intimidire, ma saremo più determinati di prima nella lotta contro tutte le mafie». Anche il Pd ha espresso «la più netta condanna per l'atto intimidatorio». E ad Alfano è arrivata infine la solidarietà di Maria Grazia Laganà, la vedova di Fortugno. «Tali azioni di stampo terroristico, attuate dai mafiosi, devono indurre lo gli organi dello Stato ad agire ora, ad agire in fretta, ad agire con sempre più forza per dare il colpo finale alla criminalità organizzata».