Carceri, la Penitenziaria protesta a Crotone: “sotto organico, istituti di pena a rischio”
Il personale della polizia penitenziaria in servizio a Crotone, il 2 febbraio, ha protestato rifiutando il pasto servito nella mensa di servizio, a causa delle gravi difficoltà operative causate dalla carenza di organico. Alla protesta ha aderito tutto il personale, compreso - per solidarietà - quello non appartenente alla penitenziaria.
È quanto fa sapere Donato Capece, segretario generale del Sappe, il Sindacato autonomo della polizia penitenziaria esprimendo la massima solidarietà e condivisione verso l’iniziativa di Crotone, iniziativa che, dice la Sigla “giunge dopo tante segnalazioni fatte all’amministrazione centrale e soprattutto regionale, il cui immobilismo ci preoccupa per il futuro del buon andamento della struttura di Crotone e di tutti gli istituti calabresi”.
“Infatti - sostiene ancora Capece - negli ultimi anni, a fronte di una continua riduzione del personale sono state attivate nuove sezioni detentive e nuovi istituti penitenziari, senza procedere all’adeguamento dell’organico”. Con le 1478 unità previste dal decreto ministeriale del 2013 si è proceduto all’attivazione in regione di nuove strutture, come Laureana di Borrello, Arghillà a Reggio Calabria, il nuovo padiglione detentivo di Catanzaro, oltre alle nuove sezioni detentive di Vibo Valentia, di Paola e Rossano Calabro (quest’ultima ospita anche i detenuti accusati di terrorismo internazionale) e di Reggio Calabria.
“Tutto questo – spiega il segretario del Sappe - ha determinato la riduzione del personale in quasi tutti gli istituti della regione, dai quali si è attinto per attivare le suddette strutture. Infatti, oltre a Crotone che, come detto, ha subito una riduzione del 51% rispetto all’organico determinato nel 2001, anche altri reparti hanno subito una consistente riduzione di organico: Vibo Valentia 30%, Cosenza 16%, Catanzaro, nonostante l’apertura del nuovo padiglione, ha subito una riduzione del 10% e la stessa sorte è toccata al Reparto di Locri per una percentuale del 10%”.
Per il sindacato delle penitenziaria non sarebbero messi meglio gli altri Istituti della provincia di Reggio Calabria, dove si è reso necessario il continuo invio di personale distaccato, “con tutte le conseguenze che ne sono derivate”, in particolare per la nuova struttura di Arghillà, “dove - prosegue la sigla - a distanza di anni dall’attivazione non si riesce a stabilizzare il personale. A seguito di ciò si è determinato un notevole accumulo di congedo nei vari istituti. A Palmi, per esempio, il personale di polizia penitenziaria deve fruire di 10 mila giornate di congedo”.
Le carenze di personale creerebbero, poi, anche un n notevole accumulo di lavoro straordinario, tant’è che negli anni passati è stato necessario stanziare circa 380 mila ore. Il Sappe fa infine rilevare che la carenza di uomini e donne della polizia penitenziaria “causa un notevole abbassamento dei livelli di sicurezza, in una regione dove sono presenti molti detenuti appartenenti al circuito alta sicurezza. Per queste ragioni risulta necessario e indispensabile un consistente aumento del personale di polizia penitenziaria nella regione Calabria che non dovrà essere inferiore alle 300 unità”.