Declassamento Microcitemia, i Thalassemici: “Daremo battaglia”
Ha deciso di dare battaglia l’associazione Thalassemici di Crotone. In merito al declassamento del reparto di microcitemia-Ematologia del Presidio Ospedaliero di Crotone che da oltre 30 anni cura i pazienti affetti da malattie del sangue. È quanto ha detto Massimo Caruso, vice presidente dell’associazione che ha inoltre affermato che il gruppo si batterà, “con ogni mezzo, perché tale piano venga bloccato e rivisto; invitiamo tutti i cittadini del crotonese – prosegue la nota di Caruso - a non lasciarsi fuorviare da concessioni fatte a strutture sanitarie private: è un bene che ciò avvenga ma non a discapito della sanità pubblica, che è un diritto di tutti e per la quale noi paghiamo le nostre tasse!
“Dopo oltre 30 anni di onorata attività - continua la nota - il Servizio di Microcitemia-Ematologia del Presidio Ospedaliero di Crotone non esiste più. E’ spirato di morte istantanea causata da un reciso tratto della penna decisionista del Commissario ad Acta per la sanità calabrese, ingegnere Scura, crediamo con l’approvazione di tutto il suo team.
Quale enorme risparmio economico questa decisione possa portare alla causa della sanità calabrese non è dato sapere; in compenso, possiamo sicuramente affermare che la chiusura di un Servizio di eccellenza (perché tale era riconosciuto da tutti i servizi omologhi d’Italia), che forniva prestazioni di alta qualità ai pazienti thalassemici e microdrepanocitici (malattie rare genetiche), che negli ultimi anni stava fornendo servizi di eguale livello a tutti i pazienti ematologici del nostro comprensorio, impoverisce ulteriormente i livelli di assistenza sanitaria.
Vogliamo rammentare, ove ve ne fosse bisogno, che la cura della thalassemia e della microdrepanocitosi richiede personale altamente specializzato e dedicato, che conosca tutta l’enorme gamma di complicanze che tali patologia comportano e che possa agire per garantire l’applicazione delle linee guida sul trattamento delle stesse; è facile comprendere che tutto questo diventa impossibile in un ambito puramente ambulatoriale. D’altronde, nei centri che si occupano, a livello nazionale, di questi pazienti vi è l’uso di un approccio multidisciplinare al problema, in strutture adeguate. La presenza di circa 140 pazienti fissi (il numero più alto di questa tipologia di pazienti in Calabria), di cui circa il 10% composto da minori, la necessità di supportare le coppie a rischio (i portatori sani –microcitemici- sono moltissimi), l’urgenza di spazi adeguati, hanno portato alla creazione, molti anni fa, di questa struttura. Adesso pare che la sanità calabrese debba operare in controtendenza rispetto al resto d’Italia e procede con lo smantellare il tutto.
Naturalmente, avremmo dovuto aspettarci che l’Ingegnere Scura non sapesse o non comprendesse cosa comporti la cura delle thalassemie; egli è un ingegnere e, appunto, il suo approccio, come si può capire dal suo fantastico piano di riorganizzazione della rete ospedaliera regionale, è quello puramente matematico, esattamente come se si trattasse di calcolare la staticità di un palazzo. O forse l’ingegnere Scura è stato semplicemente indotto a credere che le thalassemie si trattano con lo stesso metodo che si usa quando si deve rifornire di benzina una macchina: un controllo all’emoglobina, una trasfusione e via, l’auto… pardon… il paziente riparte che è una bellezza. Se questo è quello che è successo, siamo spiacenti, ma è stato informato male.
Siamo stanchi di dover riaffermare, dopo tanti anni e sacrifici, il nostro diritto alla salute ogni volta che qualcuno si alza e decide che noi siamo superflui. Se l’ingegnere Scura ritiene di aver assolto al meglio il suo compitino di ripianare la sanità calabrese con questo suo piano di riordino, sappia che, per come esso è concepito, per le criticità che presenta, è destinato al fallimento nel suo scopo di garantire servizi sanitari di qualità con risparmio di mezzi, personale e strutture; con buona pace di quella emigrazione sanitaria che, lungi dall’essere ridotta, aumenterà perché se un cittadino deve scegliere fra il morire nelle cosmiche liste di attesa della sanità calabrese o salvarsi la vita rivolgendosi ad una struttura sanitaria extraregionale, crediamo che la scelta sia obbligata. Questo fin quando la Costituzione garantirà a tutti noi cittadini il diritto alla salute”.