‘Ndrangheta in Svizzera, 15 arresti

Reggio Calabria Cronaca

Quindici persone, tutte italiane, sono state arrestate all’alba di questa mattina in Svizzera con l’accusa di essere affiliate alla 'Ndrangheta. L’operazione è stata disposta dal ministero della Giustizia elvetico. Gli arrestati sono ritenuti componenti di un gruppo di 'ndranghetisti che aveva base a Frauenfeld, città a nord della Svizzera.

Nello specifico, dodici arresti sono stati effettuati nel cantone settentrionale di Thurgau, uno nel confinante cantone di Zurigo e due in quello meridionale di Valais.

L’arresto era già stato chiesto dalla magistratura italiana. I quindici presunti ‘ndranghetisti sono attualmente posti in detenzione preventiva in attesa di estradizione. Due di loro sono già stati condannati dal Tribunale di Reggio Calabria a pene detentive di rispettivamente nove e sei anni.

I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE

Sono esattamente 12 gli arresti eseguiti dalla polizia Cantonale Svizzera nel su ordine del locale Ufficio Federale di Giustizia, e accusati di associazione di tipo mafioso. Si tratta, in particolare, di soggetti già destinatari di un decreto di fermo di indiziato emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nei confronti di 18 presunti affiliati alla ‘ndrangheta nell’ambito dell’operazione “Helvetia” condotta Carabinieri reggini, di cui già due catturati il 22 agosto del 2014.

Tutti gli indagati sono tutti ritenuti componenti della cosiddetta Società di Frauenfeld (Svizzera) - dipendente dal Crimine di Polsi” con collegamenti alla Società di Rosarno ed alla Locale di Fabrizia, nel vibonese – ritenuti responsabili di associazione mafiosa aggravata dalla trans nazionalità, in quanto il reato è commesso in Italia e Svizzera.

GLI ARRESTATI sono: Rocco Antonio Cirillo, nato a Fabrizia il 09.01.1955; Giovanni Demasi, nato a Fabrizia (VV) il 7.04.1977; Nazareno Salvatore Demasi, nato a Fabrizia (VV) il 19.09.1963; Antonio Salvatore Greco, nato a Fabrizia (VV) il 21.11.1942; Sandro Iacopetta, nato a Frauenfeld il 25.05.1978; Cosimo Laporta, nato a San Marzano il 25.04.1959: Francesco Lombardo, nato a Frauenfeld il 27.09.1972; Cosimo Montagnese, nato a Fabrizia (VV) il 22.05.1955; Raffaele Monteleone, nato a Fabrizia (VV) il 10.07.1962; Brunello Nesci, nato a Fabrizia (VV) il 29.04.1966; Giulio Nesci, nato a Fabrizia (VV) il 9.12.1967; Angelo Rullo, nato a Fabrizia (VV) il 6.01.1959;

LA CONFERMA DELLA "LOCALE" DI FRAUENFELD

Le indagini avviate dai militari dello Stretto nel gennaio del 2012 avrebbero confermato l’esistenza e l’operatività, già dagli anni 70, della “Locale” di Frauenfeld, alla cui testa vi sarebbe Antonio Nesci, e di individuarne i presunti associati, i ruoli e le cariche e soprattutto di verificarne la dipendenza al “Crimine” calabrese, per il tramite di Giuseppe Antonio Primerano, la cui figura sarebbe stata riconosciuta sia in Calabria, dove sarebbe “accreditato” presso il “Crimine”, sia all’estero, in Germania e in Svizzera.

Significativa della funzione baricentrica di Primerano, sostengono gli inquirenti, sarebbero i contatti, già registrati durante l’attività d’indagine cosiddetta “Il Crimine”, e dai quali emergerebbe il suo ruolo apicale e la sua influenza nella risoluzione delle controversie criminali, anche internazionali. Primerano, sempre in base alla tesi investigativa, sarebbe il personaggio a cui Nesci “doveva far riferimento per ottenere l’autorizzazione ad estendere il dominio territoriale oltre che in Svizzera anche in altre località tra cui Singen, comune tedesco del Baden-Wuttemberg”.

Sempre Primerano, nel luglio 2013 è stato condannato a 13 anni di reclusione poiché ritenuto colpevole di associazione di tipo mafioso proprio a seguito dell’operazione “Il Crimine”, venendo valutate a suo carico innanzitutto la posizione direttiva rivestita in seno all’organizzazione, la sua frequentazione con Domenico Oppedisano (85 anni) con il quale si sarebbe intrattenuto durante il summit di Polsi; nonché il ruolo ricoperto in seno alla compagine di appartenenza che lo avrebbe reso, come dicevamo, diretto referente anche delle locali radicate in Germania.

Antonio Nesci, il 23 ottobre 2015 è stato invece condannato in primo grado dal Tribunale di Reggio Calabria a 14 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso, mentre la pena comminata a Raffaele Albanese è di 12 anni.

COME FUNZIONAVA LA ‘NDRANGHETA ELVETICA

L’analisi complessiva delle risultanze investigative avrebbe consentito, per la prima volta in assoluto, di apprendere dettagli e caratteristiche del contesto criminale elvetico con riguardo alla struttura di ‘ndrangheta in quel territorio. “Il dato essenziale appurato, sino ad ora inedito, - spiegano dall’Arma - riguarda la piena operatività da circa 40 anni dell’articolazione di ‘ndrangheta insediata in territorio elvetico ed in particolare nella città svizzera di Frauenfeld (“… la nostra società è formata da 40 anni …” era stato intercettato, ndr.) con la piena e diretta rispondenza alla terra d’origine degli affiliati (“… Gli ho detto…gli ho detto che il “locale” è da 40 anni che “risponde” a Fabrizia …”)”.

Le investigazioni dei Carabinieri reggini si sono avvalse del contributo dell’Ufficio Federale di Polizia della Confederazione Svizzera, in relazione alle attività svolte in territorio elvetico, per l’utilizzo delle quali, il 17 aprile del 2013, veniva siglato a Milano, presso gli uffici del Comando Provinciale dell’Arma, un “accordo su indagini collegate tra il Ministero Pubblico della Confederazione Svizzera - Divisione Protezione dello Stato - Reati Speciali e Criminalità Organizzata e la Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria”.

In ordine ai provvedimenti restrittivi di oggi, eseguiti in Svizzera, L’UFG ha ordinato gli arresti sulla base delle richieste d’estradizione presentate dalle autorità italiane, da cui risulterebbe che gli indagati, domiciliati in maggioranza nel Canton Turgovia, siano indiziati di appartenere alla “locale” di Frauenfeld. Sulla scorta dei risultati investigativi l’UFG è giunto alla conclusione che i fatti esposti nelle richieste siano punibili a priori anche in Svizzera (il reaato di organizzazione criminale) e che quindi “è adempiuta la condizione d’estradizione della doppia punibilità”.

Per quanto riguarda la procedura di estradizione, in linea di massima, il procedimento del Ministero pubblico della Confederazione (MPC) per lo stesso reato avrebbe la precedenza rispetto ad un’estradizione. Tuttavia la legge sull’assistenza internazionale in materia penale consente – tra l’altro per motivi di economia processuale – di derogare a tale regola e di autorizzare l’estradizione in determinati casi. I reati perseguiti in Svizzera si sono rivelati rientrare nel quadro di indagini più ampie condotte dalle autorità italiane. Anche in ragione delle due condanne comminate a carico di Nesci ed Albanese, il MPC ha pertanto invitato l’UFG a privilegiare l’estradizione.

Oggi stesso, le autorità svizzere sentiranno le persone arrestate per conoscerne il parere in merito alle richieste d’estradizione il cui consenso comporterà la procedura semplificata: l’UFG potrà cioè autorizzare senza indugio l’estradizione all’Italia e disporne l’esecuzione. Se invece l’interessato si dovesse opporre, l’UFG deciderà in merito, fondandosi sulla richiesta italiana e il parere dell’interessato.

Contro la decisione di estradizione dell’UFG è possibile ricorrere al Tribunale penale federale, la cui decisione è impugnabile soltanto in casi particolari, cioè se sussistono indizi di gravi vizi procedurali all’estero.

Oltre agli arrestati sono stati convocati per un interrogatorio altri due indagati. Essendo questi ultimi naturalizzati, non è stato possibile arrestarli in attesa di estradizione. In quanto cittadini svizzeri non possono infatti essere estradati in Italia senza il loro consenso.

L’ARRESTO DEI LATITANTI ANTONIO E FRANCESCO NUCERA

Sempre questa mattina, investigatori del Servizio Centrale Operativo e delle Squadre Mobili di Torino e Verbania, insieme al Servizio per la Cooperazione Internazionale, hanno poi localizzato e catturato Antonio Nucera, detto Ntonaci, di 60 anni, e Francesco Nucera, di 34, ritenuti esponenti di vertice della omonima cosca di Condofuri (nel reggino).

I due erano latitanti dal 2013 ed indagati dalla Direzione Distrettuale Antimafia per associazione mafiosa, riciclaggio e reimpiego di beni di provenienza illecita e condannati in primo grado al termine del rito abbreviato per il reato di associazione per delinquere (il 416bis).

Nel corso dell’operazione, condotta insieme agli organismi della Polizia Federale svizzera e a quella cantonale dell’Oberwallis (Canton Vallese), sono state effettuate anche diverse perquisizioni nelle località di Visp, Stalden e Saas-Grund, in immobili riferibili al sodalizio indagato e a presunti favoreggiatori dei latitanti.

L’inchiesta - coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria - è stata condotta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta reggina nell’Alto Piemonte, con ramificazioni in territorio svizzero. In questo contesto, è stata accertata la presenza dei due latitanti, che apparterrebbero alla criminalità organizzata calabrese operante nel Canton Vallese. La presenza dei Nucera in Svizzera è stata riscontrata grazie ad attività investigative congiunte, sviluppate nell’ambito di attività rogatoriali promosse dall’autorità giudiziaria reggina, d’intesa con la Procura Federale e il Ministero della Giustizia elvetico.

(Aggiornata alle 14:00)