Bova Superiore, arrestato il ricercato Giovanni Zema
I Carabinieri della Stazione di Bova Superiore, hanno tratto in arresto nel caratteristico borgo pre - aspromontano Giovanni Zema, 62enne del posto, già conosciuto alle forze dell’ordine per le numerose vicende penali che costellano la storia di questa persona, dando esecuzione ad una richiesta di arresto ai fini estradizionali presentata dall’autorità giudiziaria Svizzera ai paesi che aderiscono alla cc.dd. “area Shengen” (spazio di libera circolazione di persone e mezzi) ai sensi dell’art. 95 dell’accordo di Shengen del 1985, accordo cui aderisce anche l’Italia che con la legge nr. 388 del 30.09.1993 ne ha recepito gli effetti giuridici anche nell’ordinamento nazionale.
I FATTI
I militari di Bova, ieri, durante un servizio di controllo del territorio, nel corso di un posto di blocco, hanno controllato una Suzuki M80 alla cui guida c’era lo Zema, che al momento del controllo non nasconde, però, qualche segno di nervosismo ingiustificato. L’insolito comportamento del soggetto fermato per un normale controllo, ha indotto i Carabinieri ad approfondire i controlli presso la sede del loro comando dove, consultando l’archivio nazionale della banca dati Schengen (che riunisce, appunto, tutte le informazioni che le FF.PP. dei paesi aderenti si scambiano per fini di polizia) è emerso a carico dello Zema una segnalazione per la ricerca ed arresto per l’estradizione. L’approfondimento doveroso del caso, ha confermato la validità della segnalazione consentendo agli operanti di procedere con l’arresto “provvisorio” del soggetto e la sua messa a disposizione della Corte d’Appello di Reggio Calabria, in attesa che la Svizzera formalizzi apposita richiesta di estradizione nei termini e secondo le modalità previste dal diritto nazionale e dagli accordi tra i due paesi.
Le accuse mosse dalle Autorità Elvetiche a carico dello Zema sono gravissime: è sospettato dei seguenti efferati delitti tutti commessi in territorio svizzero negli anni 80:
- una rapina a mano armata consumata il 05.12.1988 a Chippis (piccola comune del cantone “Valais” di poco più di 1500 abitanti) all’interno di una privata abitazione, fruttata un bottino di ben 70.000 CHF (settantamila), il corrispettivo di circa € 47.000 (quarantasettemila) di allora;
- un assalto in perfetto stile far-west tentato contro la stazione ferroviaria di Susten (località alpina del cantone “Valais” meta di turismo invernale ed estivo) consumato il 21.04.1991, finito con una sparatoria nel corso della quale un addetto allo scalo ferroviario fu ferito ad una coscia da un colpo partito da un revolver cal. 38 impugnata verosimilmente dallo ZEMA;
- un efferato omicidio di un 27enne italiano trovato cadavere dalla polizia cantonale svizzera il 31.05.1991 a St. Niklaus (altro paesino a 1.200 m.s.l.m. immerso nelle alpi Svizzere del cantone “Valais”) con due pallottole nel cranio. Stando a quanto specificato dalle autorità Svizzere, l’omicidio di questo italiano sarebbe avvenuto mediante l’esplosione di due colpi di pistola esplosi dalla stessa arma utilizzata nell’assalto alla stazione dei treni di Susten di cui al punto precedente.
In capo alla persona arrestata ieri, in virtù delle accuse sinteticamente riportate qui sopra, pende, dal 24.01.2001, con segnalazione diramata a livello Schengen il 10.02.2011, un mandato di arresto del Tribunale d’Istruzione Penale Cantonale del “Valais Central” per i reati di omicidio e rapina (articoli 111, 112 e 139 del codice penale svizzero), responsabilità che, se accertate definitivamente, potrebbero comportare, stando a quanto specificato dalla citata autorità giudiziaria, la reclusione a vita, l’ergastolo per l’ordinamento Italiano.
Lo Zema, per la Svizzera, potrebbe essere considerato una primula rossa del crimine violento, persona sanguinaria capace di condurre azioni anche eclatanti, come il caso della tentata rapina alla stazione ferroviaria, soggetto in grado di sottrarsi per oltre 10 anni alla cattura. L’arresto di ieri, reso possibile grazie alla capillare ed attenta presenza sul territorio dei Carabinieri, rappresenta certamente un punto di partenza nel dispiegamento del diritto che ha quel paese di fare giustizia per i crimini commessi nei suoi confini nazionali.