Commissariamento Pd: Muzzì attacca nomine, discriminano componente moderata

Calabria Attualità

"La questione della nomina dei diversi commissari provinciali del Pd, viene vista da più parti come discriminatoria, quasi punitiva, nei confronti della componente moderata, rappresentata dagli ex Margherita e PDM, che pure non aveva dimostrato particolari demeriti rispetto alla componente degli ex DS. Senza nulla togliere alle capacità dei singoli". Lo afferma Mario Muzzì, del Pd Calabria criticando le scelte fatte dal commissario del Pd calabrese Adriano Musi. "Quest’ultima vicenda, - aggiunge Muzzì - per quel che mi riguarda, va subito chiarita poiché la ritengo dirimente rispetto a tutto il resto, anche perché occorre da subito avviarsi lungo un percorso lineare che non consenta a nessuno di sospettare che quanto sta accadendo sia frutto di una strategia dettata non dalla volontà di puntare al rilancio del partito ma da interessi di posizionamento rispetto alle scadenze elettoralistiche!". "In tempi non sospetti - argomenta il dirigente politico - avevo ravvisato molti tratti di oscurità nella vicenda del commissariamento del Pd calabrese che, beninteso, non riguardavano la persona indicata a gestirne le fasi, ma l’istituto in sé che, di fatto, sanciva il fallimento di un’intera classe dirigente e non rappresentava affatto il rimedio ad una situazione di carenza complessiva dovuta alla mancanza di partecipazione e di quasi rifiuto nella ricerca di contributi per una nuova idea di partito, intesa sotto l’aspetto della sua identitarietà e del modello organizzativo da ricostruire ex novo". Quelle nubi che riguardavano in primis la tempistica della decisione dell’on. Bersani assunta alla vigilia di un’Assemblea, già deliberata dalla Direzione Regionale al termine di un dibattito intenso e appassionato e convocata per discutere tre mozioni, ma con prospettive serie di addivenire ad una loro concertata unitarietà per consentire al partito di uscire dalle secche in cui si era cacciato dopo la cocente sconfitta delle Regionali, non si sono diradate, anzi si sono ulteriormente addensate facendo presagire rovesci temporaleschi". "Non vi è stato il necessario chiarimento in ordine alle responsabilità degli organi commissariati, peraltro mai specificati, e non si è attivato il procedimento statutario per consentire ad ognuno dei componenti degli stessi di adoperarsi per la difesa della propria dignità e del proprio operato. Nonostante queste preoccupazioni ci siamo posti nella condizione forzata di superare la fase di rigetto nei confronti di una situazione che paventavamo inutile, se non deleteria, per tentare di colmare il deficit più volte denunciato di un PD calabrese privo di una sua specifica identità, carente sotto l’aspetto organizzativo ed in fase confusionale per l’assenza di regole!". "Sfido chiunque, -conclude Muzzì - libero da pregiudizi e da preconcetti, a dimostrare che a quasi quattro mesi dal commissariamento la situazione sia migliorata: non si è sciolto un solo nodo – alcuni sono stati tagliati incautamente – tra quelli di maggiore consistenza che condizionavano e appesantivano l’agibilità democratica del PD, rendendo problematica la convivenza delle diverse anime che avevano contribuito alla nascita del nuovo soggetto politico! Senza tralasciare, appunto, l’ultima questione della nomina commissari provinciali".