LETTERE | Sanità. I quartieri scrivono a Scura: si ricordi degli “invisibili”

Catanzaro Salute

Riceviamo e pubblichiamo.

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Tutti sapevamo che mettere mano al pianeta sanità calabrese era ed è un lavoro difficile, soprattutto quando si deve incidere su incrostazioni ormai decennali e, soprattutto quando, si deve scardinare un sistema sul quale in molti hanno costruito negli anni le loro fortune politiche.

Questo lo sanno i cittadini calabresi, da sempre vittime inconsapevoli, di una politica che ha fallito il suo mandato e che, peraltro, ha segnato il passo alzando steccati, già dal primo momento del Suo insediamento a commissario sulla sanità calabrese.

Questo lo sappiamo tutti, lo sa certamente anche Lei in qualità di commissario e, lo sappiamo bene anche noi, che ci vuole coraggio per attuare determinate scelte, lo stesso coraggio che personalmente ci accompagna nel sollecitarLa pubblicamente a riflettere su determinati aspetti che investono la sanità regionale, non fosse altro perché toccano da vicino una molteplicità di soggetti, che loro malgrado vengono definiti invisibili!

Invisibili oggi in Calabria sono i tanti utenti che, per la mancanza di una rete di sostegno di prossimità, vivono la loro esperienza terrena all’interno delle RSA, Case Protette, Centri di Riabilitazione, ecc.

Invisibili sono i nuclei familiari che gravitano intorno alle malattie neurodegenerative, atteso che la maggior parte degli utenti delle predette strutture sono affetti da queste patologie, famiglie che, forse per un timbro di meridionalità, seguono e sostengono quotidianamente la malattia, continuando ad esplodere in un dignitoso silenzio.

Non sfugge ormai a nessuno, preso atto delle statistiche del Ministero della Salute, che le malattie neurodegenerative, Alzheimer in testa, sono una realtà clinica e sociale di cui bisogna prendere atto, nonostante le miopie politiche e gestionali degli anni passati, che ogni tanto anche nella cronaca della città di Catanzaro e regionale, fanno bella mostra della loro grande intuizione (?)

Se partiamo da questo assunto, che certamente anche Lei condivide, allora a margine del decreto che vuole e, deve, riorganizzare il pianeta sanità calabrese, noi crediamo che bisogna instaurare un confronto ed un dialogo, questa volta con la società civile, prendendo atto che la politica, volutamente o strategicamente è andata in corto circuito.

D’altronde non riteniamo corretto, quantomeno sul piano etico e morale, che certa politica o dirigenza regionale, che peraltro dovrebbe conoscere lo stato e le necessità del territorio e dei cittadini nel comparto sanità, continui a ricercare minuti di celebrità in un atteggiamento gattopardesco, tentando di lasciare “solo” al comando il commissario, magari con il cerino in mano!

Questa stagione è ormai finita, per come è finito il tempo del silenzio dignitoso e, la società civile, ha la capacità di organizzarsi e di rappresentare pubblicamente quanto, chi deputato, non ha amore di fare.

E’ per questo che Le chiediamo un attimo di attenzione nella revisione del piano sanitario regionale rispetto a quella che noi, amiamo definire, sanità sociale, che passa attraverso le strutture RSA, Case Protette, ecc.

Chiediamo la Sua attenzione su una revisione al ribasso della quota sociale a carico degli utenti che sta diventando ormai proibitiva, per una regione dove il reddito medio di certo non è in linea a standard europei, ma soprattutto dove la sanità regionale può e deve fare altre cure dimagranti, senza andare a toccare un settore, dove chi ne usufruisce, purtroppo, non ha voce perché invisibile.

Le chiediamo inoltre di voler ripensare ai tagli strutturali dei posti letto nelle RSA, che oggi sono diventanti quasi indispensabili e che hanno un enorme valore sociale, nella considerazione di un grave deficit di preparazione e di strutturazione degli enti locali, cosa per la quale diventa impossibile gestire a domicilio una forma di malattia, che ha un brutto nome….Alzheimer.

Le chiediamo contestualmente una verifica che sia strutturale di tutti gli accreditamenti RSA, dove siano garantiti standard univoci a tutela dei pazienti.

Le chiediamo di voler valutare sul piano economico una discriminante per le patologie acclarate di Alzheimer, in linea con le sentenze a valenza giurisprudenziale ormai acquisite e, in particolare, per attuare un uniformità costituzionale in linea con le altre regioni italiane, atteso che in Calabria si vive e si opera in modo extra-costituzionale.

Le chiediamo di sollecitare la politica ed in mancanza, motu proprio, di attuare finalmente anche in Calabria un piano regionale sull’Alzheimer, considerato che i tempi sono ampiamente maturi e che la società civile ne sente il bisogno.

Le chiediamo un confronto ad ampio spettro, un dialogo fra galantuomini, capace di superare le capriole al buio della politica calabrese, che ci spinge, per quel concetto di coraggio che è caratteristica degli audaci, a chiamare intorno a noi la molteplicità – e sono tanti – dei soggetti che assistono e vogliono ancora assistere dignitosamente i cittadini calabresi, che nella sfortuna, sono e restano un patrimonio umano.

Quel patrimonio umano che come parenti – incluso chi scrive – vivono il dramma della malattia ed hanno ben presente, come segni indelebili sulla pelle, il dolore che accompagna la malattia stessa, tanto che siamo pronti a mobilitarci in ambito anche regionale, per difendere, quanti nessuno vuole difendere e, per confrontarci direttamente con Lei, in mancanza di un interlocutore affidabile, la politica regionale, ormai arenata sul terreno del pregiudizio a prescindere.

Le chiediamo Dott. Scura di lasciarci ancora la possibilità di vivere, insieme ai nostri cari, di poter continuare a parlare con loro almeno con il linguaggio degli occhi, nella serenità e nella tranquillità di strutture che garantiscano una dignità, che non può essere un mero atto burocratico.

Le chiediamo questa serenità, giusto per non dover domani, nell’impossibilità oggettiva di garantire loro una adeguata assistenza, di dovere ripiegare sulle tante strutture private, senza controllo, senza qualifiche, dove un camice bianco – bianco poi perché? – possa permettersi di dire: ….adesso mangiate e state zitti!

Questa sarebbe la fine non tanto ingloriosa di cittadini ugualmente rispettabili e sfortunati, ma sarebbe in concreto la fine di un concetto di sanità democraticamente uguale per tutti.

Alfredo Serrao, Presidente del movimento politico “I Quartieri”


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