I Quartieri: "Rsa, minacce di licenziamenti e senza stipendi. Anziani allo sbando”
“Ma ce l’avete, anzi ce l’abbiamo il coraggio di dire la verità? Se questa non è una regola generalmente condivisa nel quotidiano, immaginiamo quanto lo diventa se incrocia la politica e l’arcobaleno di interessi privati e di gruppi, che vivono e mutano dietro ogni variazione di colore politico o di schieramento. Immaginiamo ancora se questo ragionamento incrostato ha come oggetto la sanità!".
Esordisce così Alfredo Serrao, presidente dell'associazione I Quartieri di Catanzaro in una nota in cui sostiene che non sarebbe il deficit del Pronto soccorso del Pugliese-Ciaccio il solo “problema” dalla sanità cittadina e che “l’azione di Sergio Abramo l’ha ulteriormente messo in evidenza. Il problema semmai – ribadisce - è il coraggio – che manca – di mettere a nudo gli intrecci che agitano, sospendono e imbrigliano la sanità in Calabria. In questo quadro ogni azione tampone, giusto per non scomporre interessi politici consolidati, ha il valore del pannicello caldo”.
Secondo Serrao una verità “significativa” l’avrebbe detta il dg del Policlinico Mater Domini, Antonio Belcastro secondo cui “l’urgenza e l’indifferibilità della realizzazione dell’azienda unica Dulbecco e il rilancio e l’integrazione funzionale nella cura delle cronicità delle Strutture di cure intermedie (Rsa, Case Protette, ecc.)”.
“Catanzaro – rincara il presidente de I Quartieri - è come la Calabria tutta e il ragionamento sulla sanità non ha campanili e se conosce isole di eccellenza, queste si perdono nell’oceano di intrichi, dove è utile continuare a remare contro, accontentandosi di una mediocrità ed un approssimazione elevata a sistema, privilegiando soltanto il concetto del business”.
Poi ricorda come l’Italia “e quindi anche la Calabria – dice - negli ultimi anni ha ridotto drasticamente il numero dei posti letto negli ospedali per acuti ed è oggi una delle nazioni europee con meno posti letto per abitante, molti meno della Germania e della Francia, giusto per citare sistemi simili”.
“Questa politica però non si è accompagnata a un parallelo sviluppo di una rete di strutture di cure intermedie a minore intensità assistenziale, a un potenziamento dell’assistenza sanitaria nelle residenze per anziani, a una forte e radicata crescita della medicina e di presidi territoriali” ribadisce Serrao per cui creare una governance territoriale “diversa capace di ridurre le diseguaglianze in materia sanitaria tra le regioni, è la linea emanata dal documento licenziato lo scorso 11 gennaio dalla Commissione igiene e sanità del Senato”.
“I parlamentari di Palazzo Madama – continua il presidente dell’associazione - ritengono che la sanità pubblica non sia più capace di sopportare restrizioni finanziari oltre i piani di rientro di alcune regioni. Ritengono che sia opportuno fare un’attenta selezione degli interventi di riqualificazione dell’assistenza soprattutto in materia di appropriatezza clinica e organizzativa e di sviluppo dell’azione territoriale in particolare riferimento all’aumento delle patologie cronico-degenerative”.
“Se è così, se queste sono le indicazioni future” per Serrao “appare necessario discutere il contenuto dell’ultimo decreto Scura che tocca la rete delle Strutture extra-ospedaliere in Calabria (Rsa), dove i tagli lineari mettono in serio predicato gli standard e la sicurezza dei pazienti stessi. Occorre garantire dignità a tutti gli operatori socio sanitari che vi operano che hanno il diritto alla certezza del salario e del posto di lavoro – stante la minaccia di licenziamenti – un diritto che è connesso strettamente alla sicurezza dei pazienti”.
“Occorre capire – aggiunge - se la Calabria è terra di nessuno e si svincola da ogni target nazionale o europeo in termini di risposta strutturale ed organica, oppure appropriatezza alle cure ed in particolare occorre capire se e come si rischia il tilt dell’intero sistema sanitario regionale”.
“Di certo – continua Serrao - occorre capire cosa chiedere in cambio, che sia efficienza, trasparenza, professionalità, partecipazione, coinvolgimento delle famiglie in un percorso di cura ed assistenza, atteso che il valore di accreditamento al SSN o regionale, trasforma il tutto in un obbligo per quanti sono erogatori di servizi sanitari, quindi percettori di soldi pubblici. Questo - conclude - chiediamo a chi ha coraggio e lo chiediamo anche al commissario Scura”.