Marito e moglie ritenuti “vicini” al clan Labate, sequestrata concessionaria d’auto
Una concessionaria di auto, formalmente amministrata dalla moglie ma, di fatto, gestita dal marito che era già destinatario di una misura di prevenzione per essere stato riconosciuto “organico” alla cosca reggina dei Labate.
Con questi presupposti i Finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria, sotto il coordinamento del Procuratore della Repubblica Federico Cafiero de Raho e dell’Aggiunto Gerardo Dominijanni, hanno eseguito delle indagini economico-patrimoniali nei confronti di due coniugi e di una società, che avrebbero consentito di dimostrare, secondo gli inquirenti, come l'azienda, costituita nel 2013, altro non sarebbe stata che la naturale continuazione di una precedente attività, già gestita dal marito. Quest’ultimo, sostengono i militari, avrebbe indicato fittiziamente la consorte come amministratrice per aggirare i vincoli della legge antimafia a cui è sottoposto.
Contestata dai finanzieri, dunque, “l’amministrazione esclusivamente cartolare” della moglie, per via dei limiti imposti al proprio coniuge dalla normativa antimafia. È scattato inoltre il sequestro per la società ed il relativo compendio sociale stimato in circa 300 mila euro, composto da un nutrito parco auto, tra cui vetture di lusso come una Jaguar e una Mercedes. Sigilli anche alle disponibilità finanziarie dei due coniugi.
DIRITTO DI REPLICA | LE PRECISAZIONI DEL LEGALE DEI CONIUGI
23/03/2016 | 16:20 | L’avvocato Giacomo Iaria in qualità di legale dei coniugi di cui all’articolo sopra riportato, ha voluto specificare quando pubblichiamo a seguire.
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In merito alla vicenda pubblicata sulle varie testate giornalistiche locali che riguarda il sequestro dell’auto concessionaria di proprietà dei miei assistiti in quanto ritenuti “vicini alla cosca Labate” sono state riportate delle notizie non corrispondenti a verità. Più specificamente la circostanza secondo la quale i beni sequestrati ai coniugi il cui valore viene valutato sui 300.000 euro non è veritiera poiché il valore dell’intera auto concessionaria e dei beni al suo interno è quantificabile in 27.500 euro.
Ciò considerando che il “lussuoso” e “nutrito” parco auto per come è riportato dagli articoli era costituito da poche vetture di modico valore immatricolate tutte tra il 2000 e il 2008 quindi già ampiamente svalutate sul mercato. L’unica Mercedes che si trovava all’interno era un’auto in conto vendita concessa dalla Casa Produttrice esclusivamente per l’esposizione e già restituita alla stessa. A riprova di quanto detto vi è che la detta vettura non è rientrata nemmeno nel provvedimento di sequestro.
Per ciò che concerne la Jaguar, trattasi di un’auto di seconda mano acquistata dagli stessi per la cifra di 2.700 euro dal valore commerciale attuale di 1.000 euro ed utilizzata dalla moglie poiché invendibile. Inoltre vi è che i locali che ospitavano l’auto concessionaria erano in affitto e non di proprietà dei coniugi e che al proprio interno vi erano esclusivamente due scrivanie “usate” e ricevute in regalo due computer e una stampante. Nulla quindi che risulta minimamente paragonabile alla cifra riportata in articolo.
Infine si ritiene di assoluta importanza porre in rilievo che la contiguità alla cosca Labate per la quale il mio assistito ha subito una ingiusta misura di prevenzione è stata smentita dai provvedimenti giudiziari così come si evince dalla sentenza di ampia assoluzione dal reato associativo ex 530 co. 1 c.p.p. emessa dalla Corte di Appello di Reggio Calabria e già definitiva.
Avv. Giacomo Iaria