Operazione Las Vegas, sigilli per i presunti eredi del “re dei videopoker”
Scatta il sequestro per i beni dei coniugi Sapone, che gli inquirenti definiscono gli eredi del business criminale di Giacchino Campolo (QUI).
Stamani i finanzieri di Reggio Calabria, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, e nell’ambito dell’operazione chiamata in codice “Las Vegas”, hanno eseguito il provvedimento che è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale locale, su richiesta del Sostituto Stefano Musolino.
I sigilli sono così scattati su terreni e fabbricati, società (sia quote che complessi aziendali) e rapporti finanziari. Gli investigatori avrebbero difatti accertato una sproporzione di circa 9 milioni di euro nei confronti dei coniugi Antonio Sapone (52 anni) e Maria Ripepi (50), imprenditori nel settore del noleggio di apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro a Gebbione e Sbarre - e considerati contigui al gruppo mafioso dei Labate (QUI) - oltre che nei confronti di uno dei loro figli, Vincenzo Sapone (28).
Dalle investigazioni eseguite dalla Compagnia territoriale di Reggio Calabria, sarebbero emerse svariate condotte criminali da parte del cosiddetto “Gruppo Sapone”, subentrato nella gestione del business a Gioacchino Campolo, “forti del suo consenso” secondo gli inquirenti.
L’ipotesi è che il “Gruppo”, dunque, abbia beneficiato dell’eredità del “re dei videogiochi”, riuscendo così a fare un salto imprenditoriale che gli avrebbe consentito di conoscere una vertiginosa crescita economica, soprattutto grazie alle “sponsorizzazioni” che si ritiene siano state assicurate dalla cosca Labate.
La loro presunta vicinanza ad ambienti criminali di questo calibro sarebbe confermata, oltre che dalle attività investigative, anche dalle dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia di spessore rilevante, ritenuti di solida affidabilità nelle sedi giudiziarie competenti.
UN PATRIMONIO “SPROPORZIONATO”
Tra le condotte che configurerebbero una asserita “pericolosità sociale qualificata” dei tre familiari le fiamme gialle segnalano, oltre al concorso esterno in associazione mafiosa (ovvero ai Labate), diverse condotte che integrano delitti contro la pubblica amministrazione, grazie al concorso di pubblici ufficiali infedeli che avrebbero agevolato la crescita imprenditoriale del gruppo, garantendo il conseguimento illecito di licenze ed autorizzazioni, e altre diverse plurime considerate “estrinsecazione minacciosa e violenta dell’intimidazione di matrice mafiosa”.
Gli accertamenti eseguiti a loro carico, dunque, evidenzierebbero una significativa e ingiustificata differenza tra il reddito dichiarato e il patrimonio posseduto (anche indirettamente, ovvero tramite i figli), e la presunta illiceità dell’enorme patrimonio accumulato nell’arco temporale che è stato investigato, ben 15 anni: si sarebbe così constatata la sussistenza di una sperequazione di oltre 8,8 milioni di euro.
LE SOCIETÀ IN TUTTA ITALIA
Secondo gli inquirenti, poi, l’ingente disponibilità di denaro contante da parte dei componenti del “Gruppo Sapone” sarebbe comprovata anche dalle modalità di effettuazione, da parte degli stessi, di acquisti immobiliari di entità rilevante.
Pertanto e quest’oggi, le fiamme gialle hanno individuato e sottoposto a sequestro otto beni immobili (di cui 6 fabbricati e 2 terreni) a Reggio Calabria e a Milano e quattro società (con i relativi patrimoni), insieme al complesso delle disponibilità finanziarie riconducibili ai tre familiari.
Contestualmente l’Autorità Giudiziaria ha emesso un decreto di perquisizione ricomprendente tutti i luoghi rientranti nella disponibilità dei componenti del “Gruppo” e delle quattro aziende a loro, al termine della quale i militari hanno ritrovato e sequestrato della documentazione e dell’altro materiale probatorio considerato “di rilevante interesse investigativo” e che sarà oggetto di ulteriori approfondimenti.
La presenza delle sedi delle società del “Gruppo Sapone” e dei beni immobili riconducibili ai componenti dello stesso sull’intero territorio nazionale ha implicato, durante l’esecuzione dei provvedimenti, il coinvolgimento di numerosi Reparti del Corpo competenti territorialmente, essendo numerose delle stesse sedi