Calabrese a Livorno ritenuto un usuraio, sequestrati e confiscati beni per 4mln

Calabria Cronaca

Eseguita una misura di prevenzione antimafia, personale e patrimoniale, nei confronti di un calabrese pluripregiudicato anche per ricettazione, estorsione e usura. Applicata la sorveglianza speciale per tre anni e il divieto di soggiorno nelle province di Livorno e Pisa. Confiscati 29 immobili per un valore di 4milioni di euro


I Carabinieri e i Finanzieri di Livorno hanno eseguito un provvedimento - emesso dal Tribunale labronico - con il quale è stata disposta nei confronti di un soggetto di origine calabrese, F.M., da lungo tempo residente insieme alla famiglia, a Castagneto Carducci, l’applicazione della misura di prevenzione personale e il sequestro e confisca di beni immobili.

Le attività investigative della Procura di Livorno (Procuratore Capo, Ettore Squillace Greco e Pm Massimo Mannucci) rappresentano lo sviluppo dell’ultima fase d’indagine svolta nei confronti dell’uomo che era già destinatario, dai primi mesi del 2015, degli arresti domiciliari e, successivamente, di custodia in carcere, per la contestazione di più fatti di usura.

In particolare, i militari della Tributaria della Guardia di Finanza, Nucleo Investigativo e dalla Compagnia dei Carabinieri di Cecina hanno analizzato la posizione del calabrese (in base alle disposizioni previste dal Codice Antimafia) sia sotto il profilo della pericolosità sociale che in relazione alle modalità di acquisizione dell’enorme patrimonio immobiliare posseduto sul territorio provinciale.

Le indagini hanno ricostruito la presunta storia criminale di F.M., che ha riportato condanne definitive, a partire dagli anni sessanta, tra l’altro, per porto abusivo e detenzione illegale di armi, sequestro di persona, estorsione, ricettazione e lesioni personali. È stato inoltre più volte arrestato e indagato in numerosi procedimenti penali, sia in Italia che nella Repubblica di San Marino (anche per associazione a delinquere, usura, ricettazione, riciclaggio, violazione di domicilio, minaccia, lesioni personali, molestia e disturbo alle persone). L’uomo è stato condannato di recente dal Tribunale di

Livorno (il 10 luglio del 2015) a 4 anni per un’ipotesi di usura. Rispetto, invece, ad un altro procedimento penale, avviato nel 2013 per altre fattispecie di usura, l’Autorità Giudiziaria ha emesso di recente l’avviso di conclusioni delle indagini.

Sulla base delle risultanze emerse dalle indagini penali - unite all’ampia disponibilità finanziaria e patrimoniale appurata dalla Guardia di Finanza e a una serie di frequentazioni sospette con soggetti gravati da diversi precedenti penali - il Tribunale ha definito l’uomo come soggetto “socialmente pericoloso” per la sicurezza pubblica, in quanto ritenuto dedito, abitualmente, ai traffici delittuosi, tanto da far credere agli inquirenti che, almeno in larga parte, viva proprio grazie ai proventi delle attività illecite.

Il provvedimento che ha stabilito l’applicazione della misura di prevenzione ha spesso richiamato le indagini svolte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Livorno e della Compagnia di Cecina, condotte con intercettazioni telefoniche ambientali e pedinamenti; fatti per i quali il soggetto è tutt’ora imputato. Un’attività investigativa e di riscontro che avrebbe accertato una continuità tra queste ultime imputazioni e tutti gli elementi raccolti in precedenza, tra i quali spicca la sentenza di condanna per usura emessa nel 2015 per fatti che risalgono al 2005.

Secondo la tesi degli inquirenti, le attività investigative e le sentenze testimonierebbero il fatto che F.M. sarebbe da molti anni attivo sul territorio livornese nelle veste di usuraio, accumulando così un ingente patrimonio, soprattutto immobiliare.

Parallelamente, e dal punti vista patrimoniale, i militari credono vi sia una sproporzione (in particolare tra il 2005ed il 2009) tra i redditi che l'uomo ed il coniuge hanno dichiarato rispetto alle proprietà acquisite ed in parte intestate a uno o più figli. Queste “incongruenze” - supportate anche da numerose segnalazioni di operazioni sospette generate dal sistema finanziario e non giustificate dall’uomo durante un lungo contraddittorio avvenuto presso il Tribunale labronico, i più udienze - fa presumere ai militari che gli investimenti effettuati dallo stesso siano avvenuti attraverso i proventi derivanti proprio dalle attività criminose. Il soggetto, sostengono gli investigatori, pur gestendo ufficialmente, dal 2000, un’attività agricola (tramite una ditta individuale) con redditi irrisori, avrebbe percepito, per lo più, entrate da affitti immobiliari. In pratica, sostengono ancora gli inquirenti, avrebbe avuto una “facilità” di reperire risorse finanziarie, che lo avrebbe portato ad acquistare unità immobiliari senza mai ricorrere a mutui ipotecari o a finanziamenti di qualsiasi genere.

In otto anni, tra il 2005 e il 2013, sono stati così ricostruiti sui suoi conti correnti bancari, prelevamenti e versamenti di contante per circa 1,6 milioni di euro, mentre presso un istituto di credito di San Marino l’Autorità giudiziaria locale avrebbe appurato, nel tempo, versamenti per oltre 1,5 milioni.

Il Tribunale, pertanto, ha disposto nei confronti di F.M. la “sorveglianza speciale” per tre anni, oltre al divieto di soggiorno nelle province di Livorno e Pisa, fatta eccezione per il comune di residenza, Castagneto Carducci; e il sequestro e la confisca di 27 unità immobiliari.

In aggiunta, su richiesta sempre della Procura, è stato disposto il sequestro e confisca di altri due immobili, perché ritenuti beni direttamente frutto dell’attività illecita di usura. Le unità, il cui valore complessivo si aggira sui 4 milioni di euro, sono costituite da 13 appartamenti, 6 terreni, 5 autorimesse, un fabbricato ad uso industriale, un magazzino, un locale stalla, due unità adibite a corte comune a Castagneto Carducci, San Vincenzo, Cecina e Campiglia Marittima.

Tra gli immobili sequestrati i finanzieri ne segnalano uno con annesso terreno dalla superficie di 16 mila mq a Cecina, acquisito all’asta, e il cui valore venale medio si attesta intorno ai 500 mila euro; un capannone industriale a Castagneto Carducci, sempre acquisito all’asta, del valore di mercato che può sfiorare i 400 mila euro; un terreno (adibito a Stazione di servizio per carburanti) di 1.300 mq; un appartamento, con annesso terreno di 1.800 mq, nelle campagne di Castagneto Carducci e dal di circa 700mila e acquistato dall’uomo, nel 2009, per 180 mila euro.

Si tratta, peraltro, di beni che sono attualmente vincolati anche come sequestro di natura penale, eseguito dalla Guardia di Finanza alla fine del 2014 nel corso della prima tranche dell’operazione dai carabinieri di Livorno, a seguito di un provvedimento emesso, a suo tempo, dal GIP del Tribunale del capoluogo toscano e attualmente coperto dal giudicato cautelare in ragione della pronuncia della Corte di Cassazione intervenuta nel mese di giugno del 2015 e che ha riconosciuto la piena legittimità del provvedimento ablativo.

Intanto è stata informata anche l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, che ha affidato l’incarico ad un amministratore giudiziario per la gestione degli stessi beni.

Nella stessa operazione le fiamme gialle hanno anche contestato ad un notaio e a quattro responsabili di istituti di credito e uffici postali delle omesse segnalazioni di operazioni sospette per circa 340 mila euro. Quest’ultimi, sottoposti per legge agli obblighi antiriciclaggio, avrebbero dovuto segnalare all’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, le operazioni “sospette”, anche per consentire agli investigatori di avviare celermente le attività d’indagine.