Omicidio dopo lite al bar, tradito dal casco: arrestato a Cirò Marina
I Carabinieri di Crotone hanno arrestato un 32enne pregiudicato di Cirò Marina, Cataldo De Luca, accusato dell’omicidio di Nicodemo Aloe, delitto avvenuto il 24 maggio dell'anno scorso.
Dopo un anno di indagine, il presunto assassino sarebbe stato tradito da una traccia di polvere da sparo ritrovata sul casco che avrebbe indossato al momento dell’omicidio.
Aloe fu freddato poco prima della mezzanotte del 25 maggio del 2015 davanti la sua casa di via Pacinotti a Cirò Marina. Il killer gli esplose contro 8 colpi di arma da fuoco, cinque dei quali lo attinsero, per poi fuggire a bordo di uno scooter. L'allarme fu lanciato dal fratello che gestiva un bar nelle vicinanze del luogo dell'omicidio. Il corpo della vittima fu ritrovato, in una pozza di sangue, davanti al garage dell'abitazione.
IL PRESUNTO ASSASSINO PRESO A BASTONATE DALLA VITTIMA
A carico di De Luca, i militari di Cirò Marina hanno raccolto diversi elementi, che riconducono il movente a delle liti tra i due, scaturite da motivi futili che però, con l’andare del tempo, avrebbero condotto ad un’escalation di violenza. In particolare, l’episodio che avrebbe portato all’omicidio è risalente al 2014 quando De Luca sarebbe stato aggredito a bastonate da Aloe, a sua volta per vendicare l’aggressione subita dal figlio il giorno prima.
Secondo la ricostruzione degli investigatori il presunto assassino, poche ore prima del delitto, avrebbe effettuato una serie di sopralluoghi a bordo di uno scooter rubato, per poi immettersi sulla via che conduce al garage dove viveva la vittima dopo essersi separata dalla moglie. Giunto sul posto avrebbe attirato l’attenzione di Aloe, e una volta uscito dal garage, gli avrebbe sparato 8 colpi di pistola cal. 45 (si presume l’intero caricatore), colpendolo mortalmente e poi fuggendo.
LO SCOOTER DALLE LUCI BLU
Nell’immediatezza dei fatti gli inquirenti avevano individuato il ciclomotore che aveva una caratteristica particolare, delle luci di colore blu e alle immagini di impianti privati di videosorveglianza, avevano indirizzato le indagini nei confronti di una serie di persone che, per conformazione fisica e spessore criminale, potevano aver commesso il delitto. In particolare, da subito i sospetti si era caduti anche su De Luca che subì la perquisizione della sua abitazione.
L’assenza del sospettato da casa, ed il fatto che i familiari non sapessero dove si trovasse, insospettirono i militari tant’è che nel corso della perquisizione, rivelatasi poi di fondamentale importanza per le indagini, venne trovato e sequestrato un casco da motociclista identico a quello ripreso dalla videosorveglianza; venne poi eseguita la prova dello stub (per accertare la presenza di residue di polvere da sparo) sul motociclo parcheggiato nel garage.
SULLA MOTO RESIDUI DI POLVERE DA SPARO
Tutto il materiale venne inviato ai RIS di Messina che lo ricondussero alla scena del crimine. Così infatti si esprimono i tecnici della scientifica nella loro relazione tecnica: “dall’esame dei campioni prelevati, superficie del motociclo (…) e sul casco, sui appurava la presenza di particelle che per composizione atomica, morfologia e disposizione spaziale degli elementi, possono essere classificate come caratteristiche di esplosioni di colpi di arma da fuoco, accompagnate da numerose particelle indicative. Le particelle caratteristiche rinvenute, derivano da tipologie d’innesco a base di piombo, bario, antimonio e sono compatibili con le particelle riscontrate sui bossoli sequestrati sulla scena del crimine”.
Ed ancora, la presenza sul luogo del delitto da parte di De Luca, sarebbe confermata anche dall’analisi dei tabulati del suo cellulare, incrociati con i video acquisiti al momento del fatto. La ricostruzione dei Carabinieri si conclude con l’ipotesi che De Luca abbia abbandonato la moto utilizzata per l’omicidio in aperta campagna, luogo in cui successivamente è stata data alle fiamme, per poi rendersi irreperibile partendo per Bologna.
I REATI CONTESTATI AL PRESUNTO ASSASSINO
La bontà delle indagini svolte dall’Arma viene evidenziata nella misura cautelare emessa dal Gip di Crotone, il quale, nel contestare i reati di omicidio aggravato dalla premeditazione, porto abusivo di arma da fuoco e ricettazione dello scooter utilizzato per commettere il delitto, si esprime affermando che gli elementi raccolti a carico del De Luca sarebbero tali da sembrare difficilmente superabili nel prosieguo del procedimento.
L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal Gip di Crotone Michele Ciociola, su richiesta del Procuratore Giuseppe Capoccia e del Pubblico Ministero che ha diretto le indagini, Alessandro Riello.
(Aggiornata alle 12:00)