Spezzano, mostra delle incisioni su San Francesco da Paola
Martedì 13 settembre, a Spezzano della Sila, alle 19,15, nell’ambito dei festeggiamenti di San Francesco di Paola, nel convento da poco restaurato, verrà inaugurata la mostra iconografica “La vita e i miracoli di San Francesco di Paola nelle illustrazioni seicentesche di Alessandro Baratta”, curata da Ercole Pasqua e Demetrio Guzzardi.
L’iconografia di San Francesco ha origine dalla sua vera effige eseguita da Jean Bourdichon, pittore della corte di Luigi XI, amico personale del Santo. Egli fece il calco direttamente dal suo viso subito dopo la morte e venne poi utilizzato per i vari ritratti in epoca successiva. La tradizione vuole, però, che il primo ritratto fu fatto eseguire dal re Ferrante d’Aragona nel 1483, quando San Francesco fu suo ospite a Napoli, attualmente conservato nella chiesa di San Francesco di Paola a Montalto Uffugo (Cs). Tra i libri che presentano immagini su San Francesco ebbe molto successo La vita e i miracoli del gloriosissimo Padre San Francesco di Paola fondatore dell’Ordine dei Minimi, con 64 incisioni di Alessandro Baratta, e le Rime di don Orazio Nardino cosentino, edito a Napoli nel 1622. Gli esemplari della prima edizione sono conservati presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, la Civica di Cosenza e la Biblioteca della Casa Generalizia dell’Ordine dei Minimi a Roma.
Dell’incisore Alessandro Baratta si hanno poche notizie, nato a Scigliano, è documentato a Napoli negli anni 1613-1630, dove ha realizzato numerose stampe topografiche e vedute a volo d’uccello della città partenopea. Il suo stile risulta legato ad un’impronta manierista, ma si mostra aperto a recepire le novità luministiche della pittura seicentesca. Gli studi di Pietro Amato sulle incisioni hanno individuato una correlazione con gli affreschi del chiostro del convento di Paterno Calabro, di cui si conservano ancora alcuni brani, ma non è ben chiaro se siano le stampe a dipendere da questi ultimi o viceversa.
Le tavole illustrano episodi della vita di San Francesco di Paola, dalla nascita alla morte, con l’aggiunta di miracoli operati post mortem, fino alla canonizzazione celebrata da Leone X il 1° maggio 1519. Ciascuna incisione è corredata da una didascalia scritta a lettere capitali, in cui l’autore descrive brevemente l’episodio raffigurato, e un sonetto in due quartine di don Orazio Nardino in corsivo. Spesso due o tre episodi sono rappresentati nella medesima tavola attraverso diverse soluzioni; in alcuni casi l’avvenimento secondario, legato a quello principale raffigurato in primo piano, viene rappresentato in un riquadro inserito in elementi architettonici sullo sfondo; in altri casi i due episodi si svolgono nello stesso ambiente senza alcun artificio architettonico.
Nell’intero ciclo Alessandro Baratta si mostra sensibile nella raffigurazione del Santo, il cui aspetto cambia in base ai diversi periodi della sua vita: nelle prime tavole viene raffigurato come un giovane imberbe mentre in quelle successive sarà caratterizzato dalla barba lunga e dal cappuccio che gli ricopre il capo. L’opera del Baratta s’inserisce a pieno titolo nel filone dei grandi cicli iconografici sulla vita del Santo che furono realizzati, a partire dalla seconda metà del XVI secolo, in numerosi conventi italiani e d’oltralpe. Le sue incisioni a bulino esercitarono un notevole impulso divulgativo e furono un importante mezzo di diffusione della biografia e del messaggio di San Francesco che, attraverso le immagini, potè giungere fino agli strati più umili della popolazione.