Al Tropea Festival, Fausto Bertinotti: “Oggi la politica è competizione per il potere”

Vibo Valentia Attualità
Bertinotti

C’è una parola da recuperare, da ricostruire. Al di là della natura delle fedi, “c’è il bisogno di rincontrarsi nel dialogo perché a rischio c’è l’umanità”. È un Fausto Bertinotti riflessivo quello ospite della terza giornata del Tf Leggere&Scrivere. Un personaggio che ha solcato la storia politica italiana, lasciato tracce importanti. Eppure, con i libro “Sempre daccapo. Conversazione con Roberto Donadoni”, lo storico leader del Prc sceglie di parlare di sconfitte, “perché fanno parte della vita”. Ci sono cadute che segnano la storia: “La rivoluzione del Novecento ha messo nella politica l’idea che si potesse conquistare il mondo dell’uguaglianza”.


Dopo l’orrore della Seconda Guerra Mondiale, l’Europa si risollevò. Si uscì dalla povertà, la ricchezza – in linea generale – venne ridistribuita: “Dagli anni '80 – ha aggiunto nell'incontro coordinato da Nuccio Iovine - questa rivoluzione fallisce. C’è una disuguaglianza che viene considerata parte del panorama”.“La politica, ad oggi, è irriformabile” dall’interno: “Tu puoi cambiare governo – ha rimarcato Bertinotti - ma non le politiche del Governo, perché sono decise da un’oligarchia che ha preso il potere dell’Europa (Banche, Bce, Multinazionali). Quando nell’antica Roma si andava verso la crisi, veniva in soccorso la rivolta. La plebe si mobilitava, destabilizzava il sistema che a sua volta si rigenerava”.


Il quadro moderno è molto diverso: “La politica non ha più i semi. Dovrebbe farsi conca non piramide, nel senso di accogliere esperienze della società. C’era più rispetto quando si confrontavano le idee. Oggi la rissa è alimentata da mancanza di identità, appartenenza: in assenza di ideali, valori, progetti, la politica si riduce a competizione per il potere”. Su quale sia la strada da intraprendere non ci sono dubbi: “La sfida è quella di denunciare il presente e costruire il futuro. O ricostruiamo la politica con le nostre mani o se pensiamo di bussare a qualche porta, questa potrà anche aprirsi, ma chiudersi dopo poco”. La politica o è un'idea di liberazione o è miseria: “Per poter pensare in grande – conclude il già presidente alla Camera dei deputati - devi stare fuori dal recinto”.