Sbarchi clandestini, Pacenza scrive al Sottosegretario all’Interno
Egregio Sottosegretario all’Interno, a distanza di un anno, mi rivolgo ancora una volta alla sua sensibilità umana e alla sua autorità istituzionale per fare appello ai numerosi problemi legati all’immigrazione clandestina. Un fenomeno che, come avrà avuto modo di apprendere dal suo apparato governativo, continua a ripetersi, con sempre più sistematica puntualità, nel territorio che mi onoro di rappresentare tra gli scranni del Consiglio regionale della Calabria. Le anticipo fin da subito che, in appena sette giorni, sono stati 3 gli sbarchi di immigrati clandestini segnalati dalla Forze dell’ordine sulle coste del Crotonese. Con quello avvenuto nella prima serata di domenica scorsa (7 novembre), alle ore 19, sulle spiagge di una nota località balneare di Capo Rizzuto; salgono a quota dieci gli sbarchi irregolari registrati, nel giro di due mesi, sulle coste di questo pezzo di litorale ionico. Per completare questo allarmante quadro sui flussi migratori delle genti che provengono dai paesi più svantaggiati del Medio Oriente verso l’Italia; vorrei solo sottolinearle che, dall’inizio di quest’anno, sono stati in tutto 18 gli approdi clandestini segnalati in località tutte ricadenti nella provincia di Crotone. Alcuni sbarchi sono stati effettuati, per giunta, a pochi chilometri dal centro abitato del capoluogo ionico calabrese. I migranti giungono a bordo di yacht e imbarcazioni da diporto (niente più carrette del mare, per intenderci). La nuova rotta per la tratta degli esseri umani sembrerebbe ora passare dalle acque dello Ionio. Secondo quanto trapelato, infatti, dai racconti dei migranti intercettati dalle Autorità italiane; queste genti partirebbero a bordo di gommoni e di scafi sulle spiagge situate tra la Grecia e l’Albania. Dopo numerose peripezie in mare, i migranti, giungerebbero quindi in Calabria, spesso nelle vicinanze di Crotone, dopo aver effettuato vari cambi d’equipaggio e a bordo di imbarcazioni che, se non è possibile definire di lusso, poco ci manca. La nazionalità di questa nuova ondata di migranti è afghana, irakena, curda, pakistana, turca o di altre nazionalità mediorientali. I clandestini, una volta sbarcati sulle coste crotonesi senza essere visti dalla Autorità locali, vagano per ore, percorrendo la limitrofa statale 106, oppure insinuandosi nelle adiacenti vie di campagna su di essa presenti. Le Forze dell’ordine, accertato lo sbarco, riescono nell’immediato ad agguantare i profughi per le operazioni di rito. Essi vengono intercettati mentre sono intenti nel loro peregrinare disperato e senza meta, ma pur sempre compiuto su quel suolo occidentale che hanno desiderato sin dalla loro incerta partenza. I migranti, una volta rintracciati, vengono allora identificati. Il più delle volte, le Forze dell’ordine, con una straordinaria tempestività investigativa, riescono anche a individuare i cosiddetti scafisti. I clandestini, concluse le operazioni di identificazione, vengono intanto trasferiti presso il centro profughi di Sant’Anna per ricevere i primi interventi umanitari. Vorrei anche qui sottolinearle che il Centro profughi di Isola Capo Rizzuto è al limite della sua capienza, accogliendo, allo stato attuale, oltre 900 ospiti. Ricevuti gli interventi umanitari, i migranti, quando i trattati internazionali e gli accordi bilaterali lo consentono, vengono così rispediti verso i Paesi da cui sono partiti. Il loro trasferimento avviene a bordo di grossi aerei ed è reso possibile grazie alla normativa italiana vigente in materia di contrasto del fenomeno illegale dell’immigrazione clandestina. Nella scorsa settimana, questa è stata anche la sorte toccata ad una settantina di migranti ospitati nel centro di Sant’Anna, rimpatriati a qualche giorno di distanza dal loro sbarco. Salendo un po’ a monte del problema, vorrei solo sottolinearle, ulteriormente, che non è certo facile individuare in mare queste imbarcazioni clandestine. Questo perché, oltre all’intenso traffico marittimo di pescherecci, navi e natanti di diverso tipo in transito nello Ionio, adesso, le organizzazioni internazionali del traffico di essere umani mimetizzano i loro “carichi” su insospettabili yacht per l’appunto. Il punto, egregio Ministro, è questo. Se è vero che l’accordo Roma-Tripoli, è riuscito a mettere una sorta di tappo ai flussi migratori provenienti dall’Africa equatoriale; adesso serve una soluzione per la rotta tracciata dai criminali internazionali per il traffico degli esseri umani dalla Grecia. Ma la lotta al fenomeno va intesa proprio in questo senso: come contrasto ai trafficanti, assetati di denaro e senza scrupoli, che organizzano questi insidiosissimi viaggi della disperazione. Le indagini, in questo senso, pare siano già in essere da parte delle Autorità italiane. Secondo il contenuto di un lancio d’agenzia Ansa diramato in questi giorni, infatti, pare che l’organizzazione a capo dei recenti sbarchi in Calabria sarebbe composta da criminali ucraini. Un particolare, questo, che rappresenta una novità assoluta per quanto riguarda gli arrivi in Calabria. Ecco perché, proprio in virtù di questi intrecci criminali, credo che occorra al più presto mettere in piedi una grande attività di mediazione internazionale con le Autorità elleniche e albanesi; mettendo a segno, nel contempo, efficaci operazioni d’intelligence congiunta tra le Forze di polizia degli Stati coinvolti nei traffici. Le azioni di repressione del fenomeno, se mi permette caro Ministro, non devono però, in alcun modo, essere esercitate nei confronti dei migranti (come è invece successo nel caso dell’accordo bilaterale con la Libia). Queste persone, infatti, sono spinte a lasciare le loro nazionalità per la fame e la disperazione, causate da guerre e regimi integralisti islamici. Il contrasto al fenomeno illegale va per tanto indirizzato nei confronti della cosiddetta “staffetta” di organizzazioni criminali che, ad ogni nuovo viaggio, mettono a rischio l’incolumità di centinaia di persone, fra cui donne e bambini. Un altro nodo da sciogliere con celerità è quello proposto da un autorevole quotidiano del Sud che, riguardo questa nuova ondata migratoria, scriveva: “E se assieme ai profughi, arrivasse anche dell’altro?”. Già, se fra i clandestini vi fossero mimetizzati criminali e terroristi internazionali? Se qui in Calabria arrivassero pezzetti di quelle cellule integraliste islamiche che stanno terrorizzando il mondo occidentalizzato? Credo che il governo italiano, alla luce di quanto sopra descritto, non dovrebbe per niente sottovalutare, o ulteriormente evadere di attenzionare la cadenza con cui questi sbarchi clandestini si registrano in provincia di Crotone. Rinnovandole la mia stima, certo della sua preziosa attenzione, aspetto un suo cordiale e tempestivo riscontro alla mia missiva.