Incendio asilo, la condanna di Avviso pubblico
“Giovedì 3 novembre, ignoti hanno incendiato l’asilo comunale di Santa Venere, frazione di Reggio Calabria, che doveva essere inaugurato nei prossimi giorni, dopo i lavori di restauro. L’incendio dell’asilo pubblico nella frazione Santa Venere del comune di Reggio Calabria è il terzo episodio del genere perpetrato ai danni dei cittadini di quella comunità, dopo la distruzione delle strutture educative di Gebbione ed Archi”. È quanto scrive Avviso pubblico.
Nel suo ultimo rapporto “Amministratori sotto tiro”, Avviso Pubblico ha evidenziato numerose intimidazioni di questo tipo, volte a colpire non solo l’amministrazione ma anche il benessere dell’intera comunità. L’Associazione, nell’esprimere solidarietà e vicinanza al Sindaco della città, Giuseppe Falcomatà, chiede pertanto alle autorità competenti di adoperarsi per individuare in tempi rapidi i responsabili di queste vili e criminali intimidazioni.
“Colpire un asilo, luogo di crescita umana e culturale per i più giovani e spazio dove vengono formate le nuove generazioni, è un gesto vile e ignobile”, ha dichiarato il Vicepresidente Salvatore Mafrici, Sindaco di Condofuri. “I calabresi onesti hanno sempre alzato la testa davanti alle ingiustizie sociali, e tutti insieme, a prescindere dai nostri ruoli, lo faremo anche oggi per rivendicare il diritto allo studio ed al gioco di quei bambini, i nostri bambini, che avrebbero dovuto "abitare" quell'asilo”.
“Esprimiamo piena solidarietà e vicinanza al sindaco della Città di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, per il grave atto incendiario che ha visto coinvolto l'asilo, appena ristrutturato, di Santa Venere”, aggiunge la Coordinatrice regionale per la Calabria di Avviso Pubblico e assessore del Comune di Carlopoli, Maria Antonietta Sacco. “Questa vile azione colpisce nel profondo non solo la comunità reggina, ma anche quella calabrese, che identifica nella crescita culturale ed educativa delle nuove generazioni l'unica vera speranza di cambiamento per la Calabria. Una terra difficile, dove tanti uomini e tante donne continuano a lavorare e continueranno a lavorare finché non ci saranno mai più queste tristi notizie”.