No all’Airgun, una petizione promossa da Mediterraneo Possibile
Una Petizione pubblica in difesa del mare. E’ questa la nuova iniziativa ideata e promossa dal Comitato Mediterraneo Possibile, in stretta collaborazione con i comitati presenti nel Golfo di Taranto e il gruppo parlamentare del Partito. In particolare, l’iniziativa è indirizzata al ritiro delle autorizzazione rilasciata dal Ministero dell’Ambiente all’uso della tecnica “Airgun” e vietarne l’uso nelle prospezioni marittime. Le ragioni di questa nuova mobilitazione, sono state presentate dal Comitato crotonese di Possibile durante una conferenza tenutasi presso i locali del Museo d’arte contemporanea.
“Abbiamo deciso di lanciare questa petizione – ha esordito il portavoce del Comitato Davide Dionesalvi – per porre l’accento su un’azione politica del Governo che purtroppo ancora una volta tradisce le nuove direttive comunitarie di tutela ambientale, riconversione energetica, eco sostenibilità e salute pubblica. Dunque non vogliamo solo informare sul pericolo che queste nuove prospezioni comporterebbero, ma dare l’opportunità alla popolazione di fare sentire la propria voce con un’azione che forse non ha potere legislativo, ma di opinione e presa di posizione nei riguardi del Ministero e del Governo tutto”.
Come spiegato in una breve ma dettagliata documentazione fornita durante l’incontro, sono già ampiamente noti, e da diverso tempo, i danni provocati dalla tecnica “Air Gun” all’intero ecosistema e all’ambiente marino. La stessa società beneficiaria dell’autorizzazione del Ministero dell’ambiente, la “Sclumberger Italia” (ma esiste anche la “Global Med LCC”) ha depositato infatti uno studio confermando che i principali impatti ambientali di questa pratica potrebbero riguardare la fauna marina. A ciò si aggiungono poi numerosi studi di GreenItalia e Legambiente che contestano l’utilizzo di questa tecnica per il forte rumore, che può provocare danni e alterazioni comportamentali, anche letali in molte specie marine, in particolare per i cetacei. A ciò si aggiunge anche lo studio Ispra del 2012, che definisce tale tecnica di prospezione come “dinamite del nuovo millennio”.
“La cosa singolare, ma che non ci stupisce – ha aggiunto Filly Pollinzi – è che proprio il Parlamento italiano lo scorso anno aveva ritenuto pericolosa la tecnica “airgun”, al punto da inserirla tra i reati ambientali perseguibili penalmente, salvo poi fare marcia indietro. Ad allarmare – ha aggiunto Pollinzi – sono inoltre le notizie circa il vaglio, da parte del Ministero, del rilascio di nuove autorizzazioni anche per l’area di Capo colonna, area già compromessa ma che ancora conserva un patrimonio marino, territoriale e archeologico da tutelare assolutamente”. Insomma, la prospettiva è quella di un nuovo, ennesimo, errore politico italiano di gestione delle risorse ambientali, proprio mentre gli Stati Uniti bandiscono la tecnica “Air Gun” dai loro oceani e la Conferenza internazionale sul clima di Parigi, la Cop21, annuncia una nuova accelerazione nel processo di decarbonizzazione, nell’ottica di un approvvigionamento completamente rinnovabile entro il 2050.
Possibile ha già attivato le azioni necessarie per accendere i riflettori su una questione che per adesso coinvolge il mare Adriatico e lo Ionio, ma che potrebbe allargarsi ad altre zone. L’ha fatto dapprima con la presentazione di un’interrogazione parlamentare che ha come primo firmatario il Segretario di Partito Pippo Civati e a seguire il Comitato Mediterraneo Possibile di Crotone, attraverso la raccolta firma che prenderà il via la mattina di domenica 13 novembre presso piazzale Marinai d’Italia, a margine di un’altra manifestazione, organizzata dal locale Movimento “Amici di Beppe Grillo”, proprio contro le autorizzazioni di prospezioni rilasciate dal Ministero dell’Ambiente. Iniziativa che Mediterraneo Possibile ha sposato ed alla quale prenderà parte. “Finalmente – ha aggiunto Filly Pollinzi – su alcune tematiche così universali, si è giunti ad una forma di dialogo e collaborazioni che travalica l’appartenenza politica e si intreccia esclusivamente con gli interessi dei territori, già provati da mille e mille problematiche”.
“In definitiva – ha concluso aggiunto Dionesalavi - con questa raccolta firma e con l’interrogazione parlamentare promossa da Civati, chiediamo dunque al Governo di revocare tutte le autorizzazioni, in virtù del principio di precauzione promosso dall’Unione Europea, e ripristinare il Piano delle aree marine, che consentirebbe di rivedere e ridefinire autorizzazioni e fattibilità anche in ottica di una nuova strategia energetica nazionale”.