“Progetto Donna”, Anassilaos ripercorre la storia politica di Nilde Iotti

Reggio Calabria Attualità

Il “Progetto Donna” voluto dall’Associazione Anassilaos ha preso il suo avvio con una conversazione di Rosella Crinò, responsabile Donna del Sodalizio reggino, dedicata alla figura di Nilde Iotti, la prima donna italiana che ha raggiunto una delle più alte cariche dello Stato occupando lo scranno di Presidente della Camera dei Deputati per più legislature.

Nata a Reggio Emilia nel 1920, Nilde Iotti studiò presso le suore grazie ad una borsa di studio. Si iscrisse all’Università Cattolica di Milano, Facoltà di Lettere e filosofia, dove conseguì la laurea. Nel 1943 aderì al Partito Comunista Italiano seguendone le vicissitudini e le direttive sino alla conclusione della Guerra. Nel 1946 fu eletta all’Assemblea Costituente e fece parte delle 5 donne designate alla Commissione cosiddetta dei 75, che aveva il compito di redigere un progetto provvisorio di Costituzione.

Alla giovanissima deputata venne assegnato il settore relativo alla famiglia. Durante questo periodo ebbe modo di conoscere il segretario del PCI, Palmiro Togliatti e tra i due nacque un amore che durò per tutta la vita. Il Partito Comunista osteggiò fortemente questo rapporto, in quanto Togliatti era già sposato con l’onorevole Rita Montagnana.

“Erano – ha affermato la Crinò - tempi molto diversi dai nostri. Si annunciavano battaglie politiche dure – pensiamo alle elezioni del 1948 - e il partito mal sopportava l’idea che il proprio segretario, il Migliore, potesse essere in un certo qual modo, chiacchierato per un rapporto extraconiugale con una donna più giovane, per di più di estrazione cattolica ed esponente del suo stesso partito”. Nonostante tutto la Iotti e Togliatti andarono a vivere insieme, in un appartamento in via delle Botteghe Oscure e in seguito adottarono una figlia, orfana di un operaio.

Al di là di queste brevi annotazioni biografiche, ben conosciute ma necessarie a delinearne il carattere, la figura di Nilde Iotti è ormai nella storia delle donne di questo Paese quale Prima Donna eletta Presidente della Camera dei Deputati e come Presidente rimasto più a lungo alla guida dell’assemblea.

Le donne ottennero e poterono esercitare il voto, come sappiamo, per la prima volta il 2 giugno del 1946, in occasione del voto per l’elezione dell’Assemblea Costituente. Non c’è dunque da sorprendersi se occorsero oltre trenta anni affinché una di esse fosse chiamata a ricoprire una delle maggiori cariche dello Stato.

L’elezione di Nilde Iotti, il 20 giugno del 1979, fu dunque il segnale di un processo di rapido avanzamento delle donne nella vita sociale ed Istituzionale ed in questo senso rappresentò una tappa importante nella storia della democrazia italiana. Il fatto che venisse rieletta altre due volte, un record senza precedenti, fu dovuto non soltanto a volontà politica, quanto soprattutto al modo autorevole e corretto con cui Ella gestì la carica Istituzionale e diresse i lavori del Parlamento.

“Un segno importante del prestigio acquisito – rileva il Presidente di Anassilaos Donn - lo si deduce dalla decisione del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, di affidarle, in seguito alla crisi del governo Craxi, un mandato esplorativo per la formazione del nuovo governo. Ed anche in questo fu la prima donna a ricevere questo prestigioso mandato. Sarebbe però riduttivo limitare l’attenzione sull’operato della Nilde Iotti ai tredici anni di Presidenza”.

Nilde Iotti era all’Assemblea Costituente, nella commissione dei 75, con il compito di elaborare un progetto di Costituzione e nello specifico le fu assegnata la tematica della famiglia. La relazione che presentò esprime subito una visione che va oltre i problemi della famiglia in senso stretto ed abbraccia temi che saranno sviluppati negli anni avvenire.

Punto principale è il modello di famiglia sulla quale lo Stato e i cittadini possono e debbono poggiare per il rinnovamento materiale e morale della vita italiana. Da qui l’esigenza, dice la Jotti, di rafforzare la tutela della famiglia da parte dello Stato. Anche se oggi queste dichiarazioni possono sembrarci ovvie, bisogna ricordare che eravamo nel 1946 e che nello Statuto Albertino – fino alla approvazione della Carta Costituzionale nel 1947 – Carta dello Stato italiano la famiglia non era neppure citata.

In quella circostanza, la Iotti non mancò di denunciare la struttura antidemocratica della famiglia del tempo nonché di evidenziare le circostanze, di natura anche economica, che pongono la donna in stato d’inferiorità e fanno sì, almeno per i ceti meno abbienti, che per la donna la famiglia costituisca una forma di sistemazione per assicurarsi la sopravvivenza.

“Dal momento che alla donna – sostiene la Iotti - è stata riconosciuto in campo politico piena uguaglianza con il voto attivo e passivo, ella dovrà anche essere posta in condizioni di uguaglianza sostanziale”. Il tutto è legato poi al diritto dell’accesso al lavoro, senza distinzioni di sesso, che tolga soprattutto la donna dallo situazione di dover scegliere il matrimonio soltanto allo scopo di risolvere un problema di sopravvivenza. Altro intervento della Iotti è quello relativo all’indissolubilità del matrimonio.

“L’indissolubilità” – sostiene - è un principio acquisito, scontato, non si discute, e pertanto non è il caso di farlo entrare in Costituzione. Sarà’ poi esplicato dalle leggi successive, ma non è opportuno inserirlo nella Costituzione”. Non ebbe la meglio in questa sua idea. Nel progetto provvisorio passò il principio dell’indissolubilità che fu poi bocciato dal plenum dell’assemblea al momento del voto. Nel corso delle prime legislature ella fece degli interventi quale esponente del partito d’opposizione.

Particolarmente interessante il discorso sul Patto Atlantico. Sostenne che ogni patto di pace racchiude in se un patto di guerra e si rivolse alle donne cristiane, rammentando come già nel 1909 esse si stesero sui binari di Reggio Emilia per impedire che un convoglio di soldati andasse in guerra. E’ importante anche evidenziare l’attenzione delicata che sempre ebbe per il mondo cattolico.

Ma fu nella V e VI legislatura che la Iotti assunse un ruolo di punta nel dibattito parlamentare, innanzitutto in quello relativo alla legge sul divorzio. “Nel passato la famiglia – sostiene la Iotti - era concepita in funzione dell’accasamento delle donne, della procreazione dei figli, della trasmissione del patrimonio, e a tale visione ancora nel 1969 corrispondono le norme del diritto di famiglia ma si tratta di una visione ormai molto lontana nella coscienza dell’uomo moderno”. “Quando sono logorati i sentimenti che mantengono uniti marito e moglie si arriva al nodo del Divorzio”.

Nilde Iotti esplora in tutti i suoi dettagli il problema dei figli, gli interessi dei quali devono essere prevalenti su quelli dei genitori. Ella rammenta la sua precedente posizione in sede di Commissione Costituente sull’inopportunità di inserire il principio dell’indissolubilità in Costituzione ma sostiene con giuste ragioni che i tempi sono mutati. Rivolgendosi, in tale circostanza, al mondo della Democrazia Cristiana ella dice “Noi abbiamo rispetto di Voi non perché rappresentate la Chiesa…questo sarebbe volgare sostenerlo (la Chiesa non si fa rappresentare da un partito politico e viceversa)… ma perché rappresentate una dottrina di pensiero… ma se vi ostinate ad andare verso il passato questo vi si ritorcerà’ contro” . Come in molte altre circostanze sempre aveva visto lungo! La legge sul divorzio passò nel 1971 e superò il referendum abrogativo del 1974.

Negli anni successivi la Iotti è protagonista di una importante riforma sul diritto di Famiglia. È sempre il filo della Costituente e della Costituzione che si va via svolgendo. La riforma pone in luce i punti che sin dal 1946 erano stati evidenziati da Nilde Iotti che articola in termini nuovi il discorso della famiglia, che va fondata ormai, dice, non soltanto sui “sentimenti ma sul principio della solidarietà e di uguaglianza tra i membri della famiglia stessa”.

La riforma non era più rinviabile, tanto per la potestà genitoriale sino a quel momento affidata esclusivamente al padre, quanto per un certo regolamentazione del patrimonio ed una solidale tutela. Durante la VII Legislatura pregevole fu altresì l’intervento sul suffragio universale del Parlamento Europeo.

Iotti fu anche a Strasburgo, inizialmente con Amendola, e contribuì all’evoluzione in senso europeistico del PCI. Nel 1976 con l’affermazione del PCI alle elezioni si intese affidare la Presidenza di una delle Camere al partito d’opposizione e fu eletto Pietro Ingrao. Nel 1979 venne eletta da una grande maggioranza (433 su 615). Già nel discorso d’insediamento si ritrovano alcuni elementi caratterizzanti della Sua Presidenza.

Innanzitutto l’impegno a osservare la più assoluta imparzialità garantendo in primo luogo la tutela delle minoranze ad esprimersi ma anche il Diritto-Dovere della maggioranza a legiferare. Poi l’aggiornamento del regolamento Parlamentare per renderlo più adeguato alle nuove e mutate funzionalità del Parlamento.

Per rendere l’idea dell’importanza innovativa del Presidente Iotti, Crinò cita “il Lodo Iotti” del gennaio del 1980. In quel momento è in discussione il decreto Cossiga contenente urgenti provvedimenti sul terrorismo. I radicali presentano 7.500 emendamenti conducendo una campagna ostruzionistica.

Il Governo pose allora la fiducia in termini nuovi presentandola come “Fiducia tecnica” tesa ad ottenere il maggior consenso a prescindere dei partiti di governo e la pone alla fine della discussione della legge e prima della discussione degli emendamenti. La Presidente accetta e distingue con il Suo Lodo, teso a rendere possibile questo percorso, la fiducia delle normali funzioni legislative con quelle regolamentari e stabilisce che gli emendamenti possono essere enunciati ma non discussi e i proponenti legittimati ad intervenire una sola volta. Così porta a termine la riforma sul Regolamento Parlamentare, consentendo tempi più veloci e meno possibilità ostruzionistiche.

Il più grande problema “politico” della sua presidenza si presentò nel 1984 con il decreto Craxi sul costo del lavoro e sulla scala mobile, fortemente osteggiato dal partito Comunista e dalla CGIL. Il primo decreto decadde senza approvazione e venne reiterato. La Iotti arbitra allora difficili accordi tra i capigruppo mentre il PCI preme perché non sia contenuto il voto nei tempi e nei modi stabiliti dai capogruppo. La Iotti non cede e porta la Camera al voto.

La lezione è o dovrebbe essere chiara per tutti. L’opposizione può rappresentare le proprie ragioni, la propria protesta, per suscitare una riflessione, ma non può e non deve impedire ad un Parlamento di legiferare. In questo fu soprattutto donna delle istituzioni.

Nilde Iotti tornò semplice deputata nel 1992 ma ben presto viene chiamata a sostituire Ciriaco de Mita nella Commissione affari Istituzionali nella qualità di Presidente. I lavori iniziano nel 1993 e porta a compimento i lavori, ma il collasso dei partiti a seguito di “Mani Pulite”, condurranno allo scioglimento delle Camere.

Il 28 dicembre del 1995 fa una significativa dichiarazione di voto a favore della legge sulla violenza sessuale anche da parte del coniuge. La Sua parabola politica si conclude il 18 novembre 1999 quando si dimette dal Parlamento per motivi di salute. Richiesta accolta per alzata di mano e con un lungo applauso. Morì quindici giorni dopo, il 4 dicembre, dopo una vita dedicata alla politica. Aveva saputo affrancarsi dalle posizioni di partito e dai condizionamenti dello stesso schierandosi su posizioni riformiste aliene da ogni radicalismo. E aveva saputo diventare Donna delle Istituzioni incarnando il ruolo di garanzia e donando maggiore dignità all’ Istituzione che aveva presieduta. “Credo – ha concluso Crinò - che la generazione delle donne nate degli anni Cinquanta e forse anche le generazioni che verranno, molto Le debbano”.