Nuova riforma del Welfare in Calabria, presentata dall’assessore Roccisano
L'Assessore regionale al Lavoro e Politiche sociali Federica Roccisano ha presentato oggi pomeriggio, nella sede della Cittadella regionale, la nuova riforma del Welfare, durante un incontro molto partecipato – informa una nota dell'ufficio stampa della giunta regionale - a cui hanno preso parte i principali attori del Terzo settore, le parti sociali e diversi protagonisti delle istituzioni tra consiglieri regionali e sindaci.
“Non è semplicemente una riforma della Regione – ha spiegato l'Assessore Roccisano – ma la riforma di tutti gli operatori: organizzazioni sindacali, Anci, Federsanità e le varie componenti del volontariato calabrese. Con questa legge copriamo un gap lungo 16 anni perché troverà finalmente applicazione la Legge Nazionale 328/2000 sulla realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali. Si tratta di una svolta in cui si punta a rivoluzionare il settore delle politiche sociali per come è stato inteso finora. Non più mera erogazione di cassa ma un nuovo sistema il cui obiettivo va nella direzione del miglioramento della qualità della vita dei cittadini aventi diritto”.
Entrando più nello specifico, il dirigente generale al dipartimento Lavoro, FortunatoVarone, ha sottolineato “l'importanza di una concertazione cominciata nel 2015 e che culminerà con il passaggio di competenze ai Comuni e l'affermazione dunque del principio di sussidiarietà”. Il cuore della riforma, approvata pochi giorni fa dalla Giunta regionale e ora trasmessa all'esame del Consiglio, è senza dubbio rappresentato dal nuovo regolamento per l'autorizzazione, l'accreditamento e la vigilanza delle strutture socio assistenziali, i diversi allegati relativi ai requisiti generali, alla determinazione dei costi e le modalità di calcolo delle rette, nonché il funzionamento dell'ufficio di piano degli ambiti.
Ma soprattutto cambierà il ruolo del Terzo settore che avrà funzioni di partnership nella formulazione dei piani di intervento locale, i cosiddetti piani di zona, nella conoscenza del contesto, nella capacità di analisi dei fabbisogni dei territori, nella condivisione e contrattazione delle aree e degli interventi operativi, nell'individuazione delle linee di un sistema di monitoraggio e valutazione ex ante, in itinere ed ex post e infine nella capacità di mobilitazione dei territori.
Molto importante sarà anche il tema legato alle risorse. È previsto una sorta di interfondo in cui confluiranno il Fondo nazionale delle politiche sociali, il Fondo regionale delle politiche sociali e il Fondo sulle non autosufficienze. E si uscirà dalla logica dei compartimenti stagno per andare verso una programmazione condivisa attraverso una cabina di regia.
“La riforma – è stato chiarito inoltre – si basa sul superamento dei principali fattori di difficoltà: mancanza di programmazione, carenza di innovazione, inesistenza di integrazione socio-sanitaria e insufficienza di risorse a bilancio. Finalmente servizi e programmazione saranno integrati. Nel nuovo regolamento sono previsti i principi generali e il ruolo degli attori, i requisiti e le procedure sulle autorizzazione e gli accreditamenti, l'attività di vigilanza e controllo dei piani di zona e il regime transitorio, che sarà una fase di accompagnamento da parte della Regione della durata di 12 mesi.