Duplice omicidio Izzo e Molinaro: assassinati per vendetta, cinque arresti

Catanzaro Cronaca

Un omicidio che risale a ben 16 anni fa su cui, oggi, gli inquirenti ritengono di aver fatto luce: stamani, gli agenti della polizia di Catanzaro, dopo accurate indagini coordinate dalla Procura Distrettuale, hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettante persone ritenute esponenti delle cosche Giampà, Torcasio e Cerra.


Il fatto di sangue risale al dicembre del 2000 quando le vittime, Pasquale Izzo (allora 59enne) e Giovanni Molinaro (42), vennero raggiunte dal commando omicida e assassinate con numerosi colpi di revolver mentre si trovavano all’interno di un affollato bar di Lamezia Terme.

Secondo la tesi degli investigatori della Squadra Mobile del capoluogo e del Commissariato di Lamezia, diretti dalla Direzione Distrettuale Antimafia, il delitto è stato deciso e programmato dai vertici della ‘ndrangheta locale, all’epoca composta da una sola cosca che riuniva, appunto, le famiglie dei Giampà, Torcasio e Cerra.

Per gli inquirenti, dunque, i due sarebbero stati ammazzati per una vendetta: Izzo, appartenente alla famiglia contrapposta dei Cannizzaro di Sambiase, era ritenuto coinvolto in un precedente omicidio, quello di Giovanni Torcasio, già capo della omonimo clan.

I DESTINATARI DEL PROVVEDIMENTO

In carcere sono così finiti Aldo e Giovanni detto “Gianluca” Notarianni, rispettivamente di 51 e 45 anni; Antonio Villella, detto “Crozza”, 40 anni; Vincenzo Torcasio, 36 anni e Pasquale Gullo, 45 anni. Tutti di Lamezia Terme sono accusati, in concorso, di duplice omicidio aggravato dalle modalità e dalle finalità. Per gli investigatori sarebbero esponenti di spicco della cosca Torcasio-Cerra-Giampà.

La misura cautelare ha fatto proprie le istanze della Procura Distrettuale di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, e sollecitata dall’aggiunto Giovanni Bombardieri e dal Sostituto Elio Romano.

L’indagine, condotta dagli uomini della Questura di Catanzaro, si è sviluppata verificando le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Giuseppe Giampà, Angelo Torcasio, Pasquale Giampà, Pasquale Catroppa e Gioacchino Marco Macrina. Gli investigatori si dicono certi di aver raccolto diversi riscontri su quanto affermato dai collaboratori e di aver così delineato “un solido quadrodi prove a carico dei cinque indagati.

La tesi degli inquirenti è che Nino Torcasio e Pasquale Giampà (detto “Boccaccio”), presunti capi della cosca lametina - unitaria prima della scissione fra i Torcasio ed i Giampà - per vendicare l’assassinio di Giovanni Torcasio, ucciso nel cruento scontro che è passato alle cronache come la prima guerra di mafia di Lamezia Terme, si sarebbero incontrati con gli affiliati più rappresentativi del clan (tra i quali vi sarebbero Aldo Notarianni, Giuseppe Giampà, Giovanni Notarianni, Antonio, Pasquale Gullo e Vincenzo Torcasio) decidendo di uccidere Pasquale Izzo, ritenuto affiliato alla cosca avversa dei Iannazzo, dando mandato per l’esecuzione a Aldo Notarianni, Maurizio e Giuseppe Giampà, Antonio Villella e Giovanni Notarianni (detto “Gianluca”).

LA RICOSTRUZIONE DEL DUPLICE OMICIDIO

In particolare, Aldo Notarianni (che è ritenuto l’esecutore materiale) e il defunto Maurizio Giampà (che avrebbe guidato l’auto utilizzata dal commando) intorno alle otto di sera del 6 dicembre del 2000, dopo aver ricevuto l’arma da Giuseppe Giampà e la vettura da Antonio Villella, avrebbero raggiunto il bar in via del Progresso a Lamezia, tra l’altro piuttosto frequentato a quell’ora, dove si trovava Pasquale Izzo. Notarianni sarebbe poi entrato nel locale ed avrebbe esploso quattro colpi di revolver calibro 380 contro la vittima predestinata ed uno contro Giovanni Molinaro, che in quel momento si trovava in sua compagnia, uccidendoli entrambi.

Sempre in base alla ricostruzione degli investigatori, dopo il fatto di sangue, i due avrebbero raggiunto il luogo designato per lo “scambio di macchina” dove sarebbero stati prelevati da Giovanni (detto “Gianluca”) Notarianni dopo aver incendiato il veicolo utilizzato, e scortati lontano dal luogo del delitto.

Pasquale Gullo è stato rintracciato nella sua abitazione lametina mentre agli altri indagati il provvedimento è stato notificato nelle Case Circondariali dove sono già detenuti per associazione mafiosa e, per quanto riguarda Aldo Notarianni, anche per un altro omicidio.

(aggiornata alle 09:40)