Fondi “distratti” per sottarsi al pignoramento? Tegola per Scopelliti: la moglie accusata di riciclaggio
Un’altra tegola s’abbatte sull’ex presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti. Dopo la condanna a cinque anni inflittagli, nel dicembre scorso, dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria nell’ambito dell’ormai noto “caso Fallara”, nello stesso mese la Guardia di Finanza di Reggio Calabria - coordinata dalla Procura - ha eseguito un decreto di sequestro preventivo “per equivalente” (per circa 100 mila euro) a carico della moglie, Barbara Varchetta.
Nei confronti dell’ex governatore e della consorte gli inquirenti ipotizzano, per Scopelliti il reato di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice e per Varchetta quello di riciclaggio.
La vicenda nasce dalla sentenza emessa nel novembre 2013 dalla Sezione Giurisdizionale Centrale d’Appello della Corte dei Conti, che ha condannato Scopelliti a risarcire al Comune di Reggio Calabria, per danno erariale, la somma di 300 mila euro. In ragione della stessa sentenza, il 3 luglio del 2014 il Comune della città dello Stretto ha notificato un atto di precetto all’ex sindaco. Quest’ultimo, però, non avendo pagato, è stato raggiunto - il 6 ottobre dello stesso anno - da un atto di pignoramento presso terzi, con l’ingiunzione ad astenersi dal sottrarre le somme eventualmente depositate presso le banche.
Le indagini effettuate, supportate da riscontri analitici e da accertamenti bancari, avrebbero però accertato che l’ex governatore, il 23 settembre del 2014 e il 2 ottobre successivo, quindi in prossimità della notifica dell’atto di pignoramento, avrebbe richiesto e ottenuto il rimborso di una polizza vita, da oltre 15 mila euro, e di titoli del controvalore di 80 mila euro.
Sempre quel 2 di ottobre l’ex governatore avrebbe poi effettuato un bonifico da 100 mila euro in favore della moglie che, nella stessa data, ne avrebbe a sua volta investiti 80 mila in una nuova polizza assicurativa a proprio nome.