Repubblicani Reggio, celebrato il 168° della Repubblica Romana

Reggio Calabria Attualità
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Romeo (dal greco “Romano”) è il cognome della famiglia reggina rivoluzionaria per antonomasia. La Capitale è la città in cui, il 9 febbraio 1849, venne fondata la Repubblica Romana, anche a seguito dei moti risorgimentali iniziati due anni prima sullo Stretto, un libero Stato per il quale si batté l’esiliato Stefano Romeo, cugino di Domenico, patriota e martire reggino.

Il Partito Repubblicano Italiano di Reggio Calabria celebra così il 168° anniversario della Repubblica Romana, ricordando, attraverso questo filo conduttore, il legame storico che unisce, nei moti risorgimentali, la città dello stretto con la Capitale e la Repubblica.

Stefano Romeo fu uno di quei cinquecento patrioti che presero parte ai moti del settembre 1847 svoltisi a Reggio. Assieme ai cugini Domenico, Giannandrea e Pietro, partì da Santo Stefano d’Aspromonte e si batté per i principi ed i valori mazziniani risorgimentali, una battaglia per l’autodeterminazione del Popolo Italiano che, secondo i Romeo, doveva prendere il via da Reggio.

La sorte fu avversa e dopo appena due giorni dalla presa della città, i rivoluzionari si ritrovarono prima ricacciati sulla montagne e costretti alla latitanza, poi arrestati. Fu condannato alla pena di morte, poi commutata in ergastolo, salvo poi essere graziato per l’amnistia concessa ai prigionieri politici da re Ferdinando II, rilasciante la costituzione napoletana.

Nel 1849 andò in esilio a Roma, dove vide realizzarsi ciò che sino a quel momento poteva apparire solo come un’insperata utopia, la Repubblica Romana, che grazie al sacrificio di molti giovani accorsi da tutta Italia, e di generosi stranieri, offrì il tempo per approvare, prima della sua caduta, una lungimirante Costituzione. Ai princìpi in essa contenuti si ispirerà quasi cento anni dopo la Costituzione della Repubblica Italiana.

“Celebrare, ogni anno, la Repubblica Romana – spiegano dalla Federazione Metropolitana del PRI - significa ridare vita simbolicamente ad una primavera condivisa e solidale, oltre che ricordare un evento che innestò un processo rivoluzionario, lento ma inarrestabile, che produsse reazioni positive in tutta Europa, gettando le basi delle odierne Democrazie".