Ponte stretto: Camusso (cgil), una cattedrale nel deserto
Si' alla Tav e no al Ponte sullo stretto, una vera e propria "cattedrale nel deserto". Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, e' favorevole a infrastrutture che migliorino la mobilita' delle persone, a patto pero' che non siano isolate e dunque inutili. "Alla Tav - spiega - abbiamo detto di si'. C'e' una lunga lotta nei territori del Mezzogiorno perche' l'alta velocita' non si fermi a Napoli ma colleghi tutto il Sud. Abbiamo un'opinione positiva perche' bisogna favorire la mobilita' delle persone e delle merci. Bisogna evitare di dividere il paese tra un Nord collegato e un Sud che non ha piu' i collegamenti". Tuttavia, aggiunge, c'e' un tema delle modalita' di uso del territorio che "deve coinvolgere le popolazioni positivamente". Diversa l'opinione sul Ponte sullo stretto che la dirigente sindacale definisce "inutile, sbagliato e costoso". "Ha tutte le caratteristiche - prosegue - della cattedrale nel deserto, nel senso che si fa una mega infrastruttura senza aver risolto i problemi di mobilita' e viabilita' stradali e ferroviari in Calabria. Bisognerebbe capire quanto abbiamo gia' speso e quanto si rischia di dover spendere per una cosa che non e' utile mentre oggi ci sarebbe uno straordinario bisogno di fare tutte quelle piccole opere che permettono la prevenzione e il riassetto idrogeologico del territorio". Per la leader della Cgil avere un ponte e poi "avere la frana a Messina e' la dimostrazione della totale follia e discrepanza di una logica tutta di immagine e a protezione di qualche interesse". "Le infrastrutture - dice ancora - sono uno strumento perche il paese possa crescere, per produttivita' e lavoro. Ma meglio 3.000 asili nido nel Sud che il Ponte perche' i primi generano welfare e dunque crescita, il secondo e' la cattedrale nel deserto". Un netto 'no' anche al nucleare "cosi' come lo pensa il governo". Per Camusso non va bene per due ordini di ragioni: "La prima - spiega - e' che c'e' una sproporzione di costi e di investimenti e la seconda che si usano tecnologie arretrate e quindi non sicure. Non abbiamo mai pensato pero' che l'Italia debba rimanere fuori dalla ricerca e dalla tecnologia. E' un no al piano nucleare del governo". Diverso sarebbe, per la sindacalista, "essere soggetti di una grande qualita' della ricerca e dell'innovazione e pensare alle future generazioni di tipologia perche le attuali non vanno bene. Ci sono investimenti - conclude - in forme di energia alternativa che costano meno e sono piu' efficaci e darebbero risposte positive al controllo del territorio nel senso di sicurezza. Bisogna investire per energie rinnovabili e meno costose. C'e' un'altra via della dispersione di cosi' tante risorse".