Riunione in prefettura, istituzioni compatte per “nuova cittadinanza”
Si è tenuta questa mattina la riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica convocata dal Prefetto Michele di Bari per attivare un focus sul disagio sociale e psicologico dei giovani vicini a famiglie mafiose. L’incontro ha avuto lo scopo di promuovere un’azione sinergica delle Istituzioni interessate, ognuno per la propria specificità, orientata a quei giovani che, vivendo in un contesto sociale a rischio di devianza, hanno la voglia di riscattarsi da un modello di vita spesso segnato.
All’incontro hanno partecipato il Questore, il Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, il Presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria, il Procuratore Distrettuale Antimafia, il Presidente del Tribunale per i Minorenni e il Procuratore del Tribunale per i Minorenni, il Sindaco del Comune Capoluogo, il Garante Regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, il Rettore dell’Università Mediterranea, il Dirigente Scolastico Provinciale, rappresentanti dell’Università per gli Stranieri e dell’ASP.
Le Istituzioni si sono interrogate su come avviare percorsi di accompagnamento per quanti aspirano ad una “nuova cittadinanza”: un ulteriore tassello da aggiungere alla strategia complessiva di contrasto alla ‘ndrangheta, che grazie all’efficace azione di repressione da parte dell’Autorità Giudiziaria e delle Forze dell’Ordine sta subendo duri colpi. In quest’ottica, è stato richiamato il Protocollo d’Intesa sottoscritto in Prefettura lo scorso 8 febbraio per assicurare la piena attuazione delle funzioni di tutela dei minori destinatari di provvedimenti giudiziari civili e penali grazie al quale vengono messe in atto azioni sinergiche per favorire modalità operative integrate di assistenza e sostegno psicologico/neuropsichiatrico a minori e giovani adulti entrati nel circuito penale.
“Non si parte dall’anno “zero” – ha sottolineato il Prefetto Michele di Bari - perché bisogna dare atto alla società civile reggina che è diventata anch’essa protagonista attiva nella lotta alla ‘ndrangheta: il cambiamento culturale cui si auspica - evitare la doppia marginalizzazione di chi sceglie di cambiare strada - parte da una sensibilizzazione di cui le stesse Istituzioni stanno scegliendo oggi, responsabilmente, di farsi carico.
Nel corso del Comitato sono state tracciate le linee di “un’azione di sistema” che mira alla tutela e al sostegno di minori e giovani per un’effettiva integrazione nella società civile: le scuole di ogni ordine e grado e le Università reggine sono state sensibilizzate a formare il personale docente; l’ASP e gli Enti competenti ad assicurare figure professionali e servizi adeguati; sono stati individuati “filtri culturali” per promuovere e coinvolgere il cambiamento e riconquistare il territorio appartenente alla ‘ndrangheta e in quest’ottica è fondamentale il coinvolgimento della società civile attiva, delle Associazioni di volontariato e delle aggregazioni sociali.