Cartellone ricco per la Primavera dei teatri
La Primavera dei Teatri, festival sui nuovi linguaggi della scena contemporanea, quest’anno giunge alla diciottesima edizione. Dal 30 maggio al 4 giugno la città di Castrovillari, borgo ai piedi del Pollino, si trasformerà in città laboratorio, dal Protoconvento Francescano a Palazzo di Città, dal Castello Aragonese al Teatro Vittoria. Cantiere di incontri e confronti tra artisti italiani, che si è ritagliato una specificità culturale originale di grande interesse nel panorama nazionale, lo storico Festival organizzato da Scena Verticale, con la direzione artistica di Saverio La Ruina e Dario De Luca e quella organizzativa di Settimio Pisano, fa da vetrina ad artisti emergenti, rivolgendo il proprio sguardo alla nuova drammaturgia e alle compagnie di recentissima formazione, per intercettare i segnali più vitali sparsi nella penisola. Anche quest’anno, come di consueto, il cartellone è ricco di prime e anteprime nazionali.
Fortebraccio Teatro debutta in anteprima nazionale con Il Cantico dei Cantici. Roberto Latini mette in scena uno dei testi più antichi di tutte le letterature, senza riferimenti religiosi e interpretativi, smettendo possibili altre chiavi di lettura, rinunciando a parallelismi, quasi incoscientemente, senza pretesa di cercare altri significati. In anteprima nazionale anche Babilonia Teatri con Pedigree, la storia di un giovane uomo, della sua famiglia con due madri, del padre donatore e dei suoi cinque fratelli di sperma sparsi per il mondo. Pedigree racconta le difficoltà di una nuova generazione alle prese con genitori biologici e genitori di fatto, con nuove problematiche di identità e di coscienza.
I Sacchi di Sabbia presentano Franco Stone. Un racconto teatral-musicale, in bilico tra fantasy-gotico e ricostruzione storica delle fonti toscane che ispirarono Mary Shelley, l’autrice di Frankenstein. Un’ “intervista impossibile” in cui i protagonisti tentano di elevare la statura della loro fiction raccontando la genesi dell’opera, la trama e gli snodi drammatici. Ritorna a Primavera dei Teatri Marta Dalla Via in anteprima nazionale con Personale Politico Pentothal – Opera rap per Andrea Pazienza. Un omaggio al dizionario dadapaz di Andrea Pazienza in cui tutto è una questione personale. Pentothal è uno degli alter ego grafici di Andrea Pazienza ma è anche un farmaco che libera i freni inibitori. Il Pentothal è l’anestesia al resto del mondo, l’abbassamento delle difese immunitarie culturali, ed è lo spirito in cui è immerso questo lavoro.
In prima nazionale anche Aiace di Stabilemobile. Un attore ivoriano, un’attrice francese e un attore italiano rivivono la riscrittura di “Aiace”, da Sofocle. L’ingiustizia degli dei, la follia dell’eroe e l’ingegno dell’uomo si mescolano senza soluzione di continuità sulle rive di un luogo tragico e senza tempo. Ritorna a Primavera dei Teatri la Compagnia Òyes con la prima nazionale di Io non sono un gabbiano, lo spettacolo ideato e diretto da Stefano Cordella. Dopo Vania, la Compagnia Òyes si fa ispirare nuovamente da Čechov. Il giovane Kostjia vuole fare di una passione la sua professione: ossessionato dalla necessità di trovare forme nuove, cerca disperatamente l'amore di chi non lo ama ed è disposto a distruggere chiunque provi a salvarlo dal baratro a cui ambisce.
Frigoproduzioni debutta in prima nazionale con Tropicana. La canzone del Gruppo Italiano, pur descrivendo un’apocalisse, è diventata simbolo dell’estate tout-court, passando alla storia come inno alla leggerezza estiva e ballo di gruppo per eccellenza. Tropicana è un’immersione negli abissi, nel nero nascosto di una canzone. È la ricerca di un punto di contatto tra quel nero e questo attuale che ci sommerge. In cartellone anche i padroni di casa, Scena Verticale, con l’ultimo lavoro di Saverio La Ruina, Masculu e fìammina. Un uomo semplice parla con la madre. Una madre che non c’è più. Lui la va a trovare al cimitero. Si racconta a lei, le confida con pacatezza di essere omosessuale. Un tipico confessarsi del sud, al riparo dagli imbarazzi, dai timori di preoccupare. Forse con un piccolo indicibile dispiacere di non aver trovato prima, a tu per tu, l’occasione di aprirsi, di cercare appoggio, delicatezza.
Maniaci D’Amore Teatro presenta La Crepanza – Ovvero: come danzare sotto il diluvio. Due giovani senza qualità, Amara e Mio, durante il Burning Man, un rave che si tiene nel deserto del Nevada il cui tema è la fine del mondo, d'improvviso si ritrovano totalmente soli nel nulla. Amara e Mio sono diversi, insofferenti l'uno all'altra, e sono gli unici esseri umani rimasti sulla faccia della terra. Il rave dello sballo si trasforma così in un sorprendente eremitaggio di coppia nel deserto. Giuseppe Cutino e Sabrina Petix portano in scena Lingua di cane. Uno spettacolo che attraversa sogni, storie, paure, amicizie, inimicizie, addii, tradimenti e speranze, dando voce a storie semplici e pensieri che non è difficile pensare ma doloroso ammettere, perché non sempre la verità è scontata e semplice da raccontare, perché non sempre la verità c'è e a volte è così brutta da non volerla guardare.
Oscar De Summa presenta La Cerimonia. Edi galleggia dolcemente sulla superficie della vita. Al di là della normale confusione che può avere una ragazza ancora adolescente, non si sente attratta davvero da nessuna cosa, nessuna situazione, nessun vero desiderio. La sua non è un’apatia generalizzata e generazionale, ma una vera e propria mancanza che trova la sua motivazione in un’assenza. Avere tutte le possibilità corrisponde a non averne nessuna se non vi è una regola, un limite. Teatro Persona porta in scena Macbettu: il Macbeth di Shakespeare recitato in sardo e, come nella più pura tradizione elisabettiana, interpretato da soli uomini. Questo il progetto di Alessandro Serra, regista e fondatore della compagnia Teatropersona. L’idea nasce nel corso di un reportage fotografico tra i carnevali della Barbagia. Sorprendenti le analogie tra il capolavoro shakespeariano e i tipi e le maschere della Sardegna.
Riccardo Lanzarone presenta Codice Nero. In sala d’attesa un ex artificiere siciliano racconta la sua vita: un tempo sospeso e solitario fatto di silenzi, sguardi, speranze e abbandono. Codice nero vìola l’intimità del paziente che aspetta il suo turno. L’attesa diventa l’anticamera perfetta di uno spazio personale dove rivelare chi si era prima della malattia e supporre come andrà a finire. Teatro Immediato va in scena con Caprò. Una piccola vicenda umana sommersa in qualche fondale che riemerge dal tenero e rabbioso racconto del protagonista. Lo spettacolo si ispira alla vicenda della nave Utopia, un bastimento inglese gravido di emigranti italiani che affondò nel 1891 davanti al porto di Gibilterra.
Non manca la consueta attenzione per gli artisti calabresi. Teatro RossoSimona debutta in prima nazionale con lo spettacolo L’incidente. Io sono già stato morto di Francesco Aiello. In un serrato montaggio tra reale e onirico, ricordo e immaginazione, il travaglio interiore di un ipocondriaco: Francesco, vittima di un incidente imbarazzante, non riesce a prendere una decisione per gli altri banale, ma che per lui è un bivio di fronte al quale potrebbe cambiare la sua vita. Anche quest’anno Primavera dei Teatri conferma la sua vocazione formativa proponendo un laboratorio per attori curato da Roberto Latini. Il workshop, attraverso considerazioni teoriche e pratiche, sarà una riflessione sui percorsi della scrittura che diventa scenica. Come un impulso diventa idea, quale percorso compiono le parole, i suoni e le azioni perché diventino scenicamente possibili.
Spazio anche alla formazione del pubblico e della critica teatrale con il laboratorio a cura di Teatro e Critica. Un workshop rivolto a spettatori e spettatrici, amanti del teatro, artisti e giovani firme della stampa locale con l’obiettivo di creare una vera e propria redazione che racconterà quotidianamente il Festival dall’interno, attraverso la realizzazione e la diffusione di un giornale cartaceo. Ritorna anche il Primavera Kids, il progetto dedicato ai bambini con laboratori, incontri e attività didattiche. Completa il cartellone la presentazione del libro di Andrea Porcheddu Che c’è da guardare? La critica di fronte al teatro sociale d’arte.