Crotone e la storia, gemellaggio Mariano tra Capocolonna e Czestochowa
Per un attimo nella storia. Crotone si accinge a diventare la città dei diademi: quello di Hera Lacinia, che resta custodito nel Museo Nazionale Archeologico cittadino, e quello che sta per essere consegnato ai Padri Paolini di Polonia per la Madonna di Czestochova. Quest’ultimo reca la firma di un Maestro orafo crotonese, Michele Affidato.
Ciò costituisce un giusto motivo di orgoglio per lui ma anche per la sua terra. E’ presto detto: i due diademi fanno confluire nella città crotonese la sintesi di ciò che è l’atteggiamento umano verso il trascendente e dalla stessa città tale dinamica riparte rilanciandosi in un percorso sempre molto interessante.
Il primo diadema racconta del culto di Hera, che veniva adorata sul Capo Lacinio e che da lei porta il suo nome. Parla di un atteggiamento di paura e di rinnovati tentativi di ingraziarsi la sua simpatia: le divinità che decidevano tutto sulla terra, la vita e a morte degli umani, dovevano essere temute, bisognava prenderne le distanze pur lisciandole.
Succede ancora oggi tra i deboli e i potenti della terra ma questa è un’altra storia. Lo stato d’animo e l’orizzonte culturale dell’orafo che realizzò il diadema di Hera risentivano di tanto humus. Il secondo diadema citato viene da altro humus.
Oggi Affidato cerca di fondere, oltre che l’oro, anche la sua perizia di orafo alle conoscenze acquisite in specifici corsi di arte sacra effettuati all’ombra del Vaticano. Non gli sarà sfuggito, dunque, che non dovrebbe essere più il rapporto “do ut des” tra gli uomini e le divinità a reggere il suo lavoro di orafo della Madonne, per come è ormai conosciuto, ma la necessità di mettere in risalto il rapporto filiale dei credenti rispetto a Maria, che porta al Salvatore.
Si realizza, dunque, un diadema commissionato da una comunità non per avere un raccolto di grano in più, un’avventura commerciale florida, un malaffare a buon fine… ma lo si realizza, a nome di una comunità, per riconoscere a Maria un ruolo centrale nell’esistenza di quella comunità, quello di madre.
Non restano silenti in tutto ciò le valenze che la psicanalisi fa discendere dal legame madre-figlio. E se la madre, per quel che riguarda il secondo diadema, chiede di dare credito a suo Figlio che parla di perdono, di vita nuova, di relazioni nuove tra le persone, si comprende che siamo davanti ad una cosa nuova rispetto alle cose relative a Hera.
Questa la portata, dunque, dell’opera di Affidato, che segna uno spartiacque tra un modo di vedere passato e uno attuale. Entrambi i modi di vedere, però, hanno in comune una cosa straordinaria: in quel Capocolonna, Capo così caro ai crotonesi, tutti e due i modi di vedere affondano le loro radici. La domanda a questo punto nasce spontanea: ci sarà un terzo diadema in futuro, un altro modo di fissare il rapporto con la trascendenza e con la madre per gli uomini?
Chissà… In un bellissimo articolo comparso su “L’Avvenire” del 12 aprile 2017, a firma di Mauro Berruto, il titolo conteneva già un’inquietudine: Da Milone a Daippo a Falcinelli. Tutto normale per Crotone. “In quel pezzo magnifico, che vi invito a ritrovare e leggere – spiega lo stesso Affidato - si mettevano in risalto le straordinarie potenzialità della città di Crotone, dall’antichità ad oggi”.
E da oggi per il domani? “Non escluderei nulla, neanche la possibilità che venga coniato, ancora una volta qui a Crotone, un terzo diadema. Sarà certamente molto eloquente, come i primi due. Qualcun altro ne scriverà” conclude il maestro orafo.