Col virtuosismo della pianista Campana si è aperto il festival Pitagora
Con il concerto della giovanissima pianista Teresa Campana, svoltosi domenica scorsa nella Basilica Cattedrale, ha preso il via il secondo Festival Pianistico internazionale “Pitagora”, città di Crotone.
Un evento nato in sordina ma che sta avendo un’esplosione artistica veramente notevole, per l’interesse suscitato, sia per la caratura degli artisti che sono invitati a parteciparvi, sia per i programmi che man mano saranno realizzati.
Il Festival si svilupperà per quattro giorni consecutivi, sempre presso la Basilica Cattedrale e vedrà la presenza di artisti affermati, giovani e meno giovani, attraverso l’esecuzione di brani che partendo dal classico si snoderanno fino alla musica dei nostri giorni.
La giovanissima Teresa Campana reduce di una tournée che dalla Spagna l’ha portata fino al Sud America, ha presentato un programma bello e ricco di grande impatto tecnico interpretativo. Davanti ad un pubblico numerosissimo che gremiva la cattedrale, ha aperto lo spettacolo con due brani di Chopin, “Notturno” op. 9 n.1, e “Ballata N. 1 in sol min.”
Uno Chopin, quello realizzato dalla Campana nel quale la tinta aristocratica prevaleva sull’anima del romanticismo più sfrenato. Uno stile vellutato, cristallino, nel quale si nasconde una virilità sempre presente, spinta in certi momenti fino alla violenza. Una forza tecnica unita alla gradazione ed una precisione congiunta al rubato.
Nelle “32 variazioni in Do minore” di Beethoven, invece, accanto alle difficoltà tecniche che la Campana ha dimostrato di superare agevolmente, ha evidenziato quale forza interiore l’opera pianistica Beethoveniana ha rappresentato per i posteri un’opera nella quale, anche nei momenti sostenuti da rari accordi, l’intensità interiore creava delle lamentazioni paragonabili solo a delle aperture sugli abissi dell’anima, pennellate di colore che sembrano avvicinare di oltre un secolo i modi di un certo pianismo contemporaneo.
Una coerenza di struttura tanto ammirata da Webern che non lascia nessun margine all’indeterminato, la tecnica pulita e cristallina della Campana hanno reso ancora più bella l’opera e la sua complessità.
Ultimo brano in programma: “Mefisto valzer di Liszt nella revisione di Busoni, che a differenza della versione classica vi domina una forma di polifonia e sinfonismo veramente magica. Tecnicamente al limite delle capacità virtuosistiche la Campana ha saputo trasmettere lo spirito multiforme di un virtuoso unico al mondo in cui l’effusione lirica, così costantemente nutrita, non è sempre controllata da un gusto severo.
Un bis, valzer di Chopin, ha concluso una serata artistica ed una apertura di un festival all’insegna di grandi momenti esecutivi ed interpretativi delle grandi occasioni.