Avvocati e commercialista al soldo della cosca? Scatta il sequestro

Reggio Calabria Cronaca

Con tre diversi provvedimenti della Procura della Repubblica, sono stati sequestrati i beni ad altrettanti professionisti reggini, due avvocati ed un commercialista, per un ammontare di circa un milione di euro.


I sigilli sono scattati per due legali, Giulia Maria Rossana Dieni (54 anni) e Giuseppe Putortì (50) e per il commercialista Rosario Spinella (57): tutti sono ritenuti legati, a vario titolo, alla cosca di ‘ndranghetaAlampi” di Reggio Calabria.

Dieni e Putortì, sono stati raggiunti - il 22 luglio del 2014 - da una misura cautelare e da un sequestro preventivo emessi dal Gip del capoluogo nell’ambito dell’operazione “Rifiuti Spa 2”, e poi condannati in primo grado (il 7 luglio 2016) a 8 anni di carcere per associazione mafiosa, per aver fatto parte, secondo i magistrati, del clan che è attivo nel “mandamento di Reggio Calabria città.

Gli inquirenti sostengono infatti che Dieni, insieme all’ex marito Putortì, durante i colloqui in carcere con il loro assistito Matteo Alampi, lo avrebbero aiutato a mantenere e rafforzare la cosca di cui sarebbe stato a capo, “prestandosi in modo consapevole e sistematico - scrivono i magistrati - a fare da postini; portando cioè messaggi, notizie e direttive che Alampi impartiva dal carcere agli affiliati - compresi, tra gli altri, Domenico Valati e Lauro Mamone.

Così facendo avrebbero, dunque, consentito al presunto boss di garantire la gestione delle attività economiche sottoposte ad amministrazione giudiziaria e facenti parte, in origine, del proprio gruppo imprenditoriale, e delle vicende direttamente o indirettamente ad esse connesse “in modo pienamente conforme al programma criminoso del sodalizio”, viene ribadito dal Gip.

Sui due avvocati hanno eseguito delle indagini patrimoniali gli uomini del Nucleo Investigativo dei Carabinieri e che hanno portato oggi al sequestro di conti correnti, carte di credito, polizze e vari prodotti finanziari per un valore stimato in 220 mila euro per quanto la Dieni e altri 569 mila per Putortì.

Quanto al commercialista Spinella, anche lui, nel luglio del 2014, è stato coinvolto nell’operazione “Rifiuti Spa 2” e sottoposto ad una misura cautelare e successivamente condannato ad otto anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

Per gli inquirenti sarebbe stato il custode-amministratore di una serie di società sequestrate, e in concorso con soggetti che avrebbero fatto parte degli Alampi.

Secondo i magistrati reggini avrebbe permesso una presenza “quasi quotidiana” del capocosca Giovanni Alampi nella sede delle imprese e che si intromettessero nelle scelte aziendali più importanti gli stessi soggetti ai quali quelle aziende erano state confiscate.

Inoltre avrebbe emesso delle fatture per operazioni inesistenti così da creare dei fondi neri da erogare alla cosca; infine, sviato l’utilizzo dei mezzi delle società confiscate per altri fini a cui sarebbero stati interessati, a vario titolo, i precedenti proprietari ritenuti dei mafiosi. A suo carico anche l’aggravante di “avere commesso il fatto con abuso delle pubbliche funzioni.

Su di lui ha indagato il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, anche con approfondimenti di carattere finanziario sulle sue presunte condotte “distrattive”. Gli investigatori ritengono così che Spinella, in qualità appunto di custode-amministratore giudiziario di quattro società, si sarebbe appropriato indebitamente di somme che erano sui conti correnti delle imprese per saldarsi delle parcelle per prestazioni professionali per le quali era già stato pagato dall’Autorità Giudiziaria.

Pertanto, il Tribunale di Reggio Calabria ha sequestrato delle disponibilità finanziarie, considerate riconducibili al commercialista, fino alla concorrenza di oltre 193 mila euro. In totale i sequestri eseguiti oggi dalle fiamme gialle e dai carabinieri ai tre professionisti ammontano ad un totale che si stima di poco più di 982 mila euro.