Appalti e discariche controllati dalla cosca, blitz dei Ros: 24 indagati

Reggio Calabria Cronaca

24 persone sono indagate a vario titolo per associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, intestazione fittizia di beni e sottrazione di cose sottoposte a sequestro, con l'aggravante delle finalità mafiose. Da stamani i carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Reggio Calabria stanno infatti eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare (emessa dal Gip su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia) in Calabria ma anche in Veneto e all’estero, in Francia.

LE INDAGINI sono incentrato su presunte infiltrazioni della 'ndrangheta negli appalti ecologici: sarebbero difatti stati accertati accordi tra le cosche del reggino per spartirsi gli enormi profitti derivanti dalla gestione fraudolenta delle discariche regionali. I militari avrebbero documentato anche il controllo, da parte degli indagati, di imprese che sarebbero state già sequestrate alla cosca, controllo garantito dalla complicità di un amministratore giudiziario, che anch’egli è stato raggiunto da un provvedimento restrittivo. Sequestrati inoltre beni aziendali e quote societarie per 18 milioni di euro.

Arrestati in Francia dal servizio regionale della polizia giudiziaria di Nizza e dal Ros, grazie al servizio di cooperazione Interpol, l’imprenditore Matteo Alampi e la moglie Maria Giovanna Siclari, mentre si trovavano in una località della Costa Azzurra.

L’uomo, subito dopo la scarcerazione avvenuta nello scorso marzo, al termine di un periodo di detenzione per associazione mafiosa, si sarebbe trasferito a Villefranche sur mer, per sottrarsi alla notifica della sorveglianza speciale. La polizia giudiziaria di Nizza ed il Ros lo hanno rintracciato, notificandogli il mandato di arresto europeo emesso dalla procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, per associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni.

Matteo Alampi è ritenuto la mente imprenditoriale dell’organizzazione criminale, già capeggiata dal padre Giovanni Alampi, quest’ultimo tratto in arresto nel 2010 nel corso dell’operazione “il crimine”, che ne avrebbe delineato il ruolo di capo del “locale” di Trunca, attivo nell’omonima frazione del capoluogo reggino.

10:00 | Tra gli arrestati vi sono anche due noti avvocati penalisti reggini: Giulia Dieni e Giuseppe Putortì. Entrambi destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere, sono accusati di associazione mafiosa poiché, secondo gli inquirenti, avrebbero supportato e veicolato dinamiche interne alla cosca portando messaggi da e per il carcere.

13.00 | Si sarebbero prestati, quali legali di fiducia di Matteo Alampi, a fare da postini e da portatori di messaggi e notizie agli altri sodali non detenuti. Questa l'accusa che è costata l'arresto a due noti avvocati penalisti reggini, Giulia Dieni e Giuseppe Putortì, entrambi destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere nell'ambito dell'operazione Rifiuti Spa 2. La Procura li accusa di associazione mafiosa tout court, ma il gip ha rimodulato il capo d'accusa nei confronti dei due professionisti in concorso esterno in associazione mafiosa.

L'operazione Rifiuti Spa 2, condotta stamani dal Ros e dai Carabinieri di Reggio Calabria con l'arresto di 24 persone, oltre a documentare gli interessi della 'ndrangheta negli appalti dei rifiuti, ha anche accertato l'intraneità della cosca Alampi alla 'ndrangheta reggina ed il ruolo preminente rivestito nell'ambito della locale di "Trunca", piccola periferia reggina. In particolare è stata accertata una forza di intimidazione e una capacità di controllo del territorio forte dei legami diretti con alcune delle cosche più significative del "mandamento di centro", come le cosche Condello e Rosmini. In tale ambito, infatti, sono state documentate le assunzioni fittizie, in seno alla "Rossato Sud", di Francesco Domenico Condello, figlio dell'ex superltatitante Pasquale Condello detto "Il Supremo", e di Diego Rosmini, figlio di Demetrio.

GLI ARRESTATI | Sono 24 in tutto gli arrestati nell'ambito dell'operazione Rifiuti Spa 2. Per 15 di loro il gip ha deciso la misura della custodia cautelare in carcere: Carmela Alampi, di 43 anni; Giovanni Alampi, di 68 anni; Matteo Alampi, di 45 anni; Valentino Alampi, di 36 anni; Domenico Alati, di 41 anni; Carmelo Catalano, di 46 anni; Giulia Mariarossana Dieni, di 52 anni; Lauro Mamone, di 57 anni; Matteo Palumbo, di 44 anni; Giuseppe Putortì, di 47 anni; Antonio Quattrone, di 40 anni; Sandro Rossato, di 63 anni; Maria Giovanna Siclari, di 43 anni; Paolo Siclari, di 70 anni; Rosario Giovanni Spinella, di 55 anni.

Per altri nove indagati, invece, il gip ha disposto gli arresti domiciliari: C.B., di 45 anni; Antonino Battaglia, di 38 anni; Luigi Catalano, di 47 anni, ex sindaco di Calanna; Laura Cutrupi, di 32 anni; Gaspare Giuseppe Gozzi, di 59 anni; Andrea Itri, di 40 anni; Salvatore Laboccetta, di 63 anni; Giuseppe Maria Rosario Longo, di 50 anni; Bruno Pellicano', di 65 anni. (AGI)

LE COSCHE LIBRI-CONDELLO E L’ACCORDO “TRASVERSALE”

L’INDAGINE si pone quale continuazione dell’attività denominata “Rifiuti Spa” che, nel 2006, aveva accertato l’esistenza di un accordo trasversale tra le cosche Libri-Condello, finalizzato alla ripartizione dei rilevanti vantaggi economici ricavabili dalla gestione fraudolenta delle discariche presenti nel territorio regionale. In tale contesto, l’imprenditore Matteo Alampi, ritenuto esponente di spicco dell’omonimo sodalizio e titolare della società “Edilprimavera”, sarebbe riuscito ad avviare in Calabria diversi impianti per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, facendo fronte ai requisiti tecnici espressamente richiesti dai relativi bandi di gara, attraverso l’unione societaria con l’imprenditore veneto Sandro Rossato (63 anni e tra gli arrestati), con esperienze e qualifiche nel settore specifico. In particolare il binomio Alampi-Rossato aveva costituito numerose società, tra cui la Rossato Sud”, per opere di bonifica, protezione ambientale, smaltimento e recupero dei rifiuti, aggiudicandosi, “attraverso il sistematico ricorso ai tradizionali metodi di intimidazione mafiosa” sostengono gli inquirenti “diversi appalti per la gestione di alcune discariche in provincia di Reggio Calabria”.

L’indagine si era conclusa con l’emissione di 14 misure cautelari a carico di altrettante persone, tra i quali lo stesso Matteo Alampi, successivamente condannato dalla corte di appello del capoluogo reggino, alla pena di 10 anni di reclusione per associazione mafiosa e altri reati. L’iter processuale aveva visto anche la confisca della società Edilprimavera” e l’iniziale sequestro della Società “Rossato Sud Srl”.

I MOLTEPLICI INTERESSI DELLA COSCA ALAMPI

L’operazione di oggi, “oltre ad accertare l’intraneità della cosca Alampi alla ‘ndrangheta reggina ed il ruolo preminente rivestito nell’ambito della locale di Trunca”, spiegano sempre gli investigatori,avrebbe offerto uno spaccato emblematico dei molteplici interessi illeciti promossi e gestiti dall’organizzazione, assolutamente pervasiva ed efficace sul piano dell’infiltrazione illecita del tessuto economico ed imprenditoriale della provincia reggina”. In questo quadro sarebbero stati raccolti significativi elementi sull’evoluzione della cosca Alampi: dai trascorsi legati alla partecipazione del capo bastone Giovanni Alampi (68 anni) al summit di Montalto del 1969, ai più attuali conferimenti di cariche di ‘ndrangheta al decano della famiglia. In particolare è stata riscontrata: “una definita e collaudata organizzazione strutturale e funzionale, in ragione dell’esistenza di mezzi, supporti logistici e strumenti a disposizione della cosca, con la definizione di ruoli e specifiche mansioni”; “una strategia criminale a livello imprenditoriale, con un potere di penetrazione e collusione nella pubblica amministrazione, per aggiudicarsi gli appalti di maggior interesse, tra cui i lavori di ricopertura della discarica di località Marrella del Comune di Gioia Tauro (RC) e la bonifica del sito della discarica di Calanna (RC)”; “una forza di intimidazione ed un controllo del territorio mediante l’esplicazione di un proprio potere coercitivo ed estorsivo, forte dei legami diretti con le più significative cosche del “Mandamento di Centro”, tra cui quelle riconducibili ai Condello ed ai Rosmini”. In quest’ambito sarebbero state documentate le assunzioni fittizie nella “Rossato Sud” di Francesco Domenico Condello, figlio di Pasquale Condello Detto “Il Supremo”, e di Diego Rosmini, figlio di Demetrio.

LA RIORGANIZZAZIONE DEL CLAN

L’attività investigativa ha seguito il processo di riorganizzazione del sodalizio sviluppato attraverso la riacquisizione delle imprese sottoposte a vincoli reali e comunque sottratte alla disponibilità gestionale della cosca. In tale ambito, la riaffermazione degli interessi economico-imprenditoriali del sodalizio ha coinciso con il dissequestro della “Rossato Sud S.R.L.”, che diveniva, secondo gli inquirenti, lo strumento degli Alampi per continuare ad infiltrare il remunerativo settore degli appalti ecologici. Sarebbe emerso, in particolare, come Matteo Alampi, dal carcere, impartisse precise direttive ai più stretti familiari, anche attraverso i legali di fiducia, sulla gestione degli affari e sulle modalità di riorganizzazione del circuito imprenditoriale. Le indagini avrebbero documentato ogni fase del “programma delittuoso”, “perfezionatosi – spiegano ancora gli investigatori - con l’inserimento di prestanome e la nomina di nuovi referenti tecnici nella Società Rossato Sud Srl”, e nelle altre imprese controllate attraverso il Consorzio Stabile Airone Sud”: ed in particolare con la nomina dell’ingegnere Lauro Mamone cl.’57 e di Domenico Alati cl.’73, rispettivamente in qualità di amministratore e direttore tecnico della citata società”; o ancora con il “risanamento economico dei bilanci dell’impresa, con una mirata attività di saldo dei debiti e concomitante recupero dei crediti, anche con il sistematico ricorso ai tradizionali metodi di intimidazione mafiosa nei confronti di fornitori e clienti”; “L’individuazione di una nuova squadra di collaboratori, tra impiegati, operai ed autisti, assunti o riconfermati secondo le direttive del capocosca Giovanni Alampi: tra costoro dipendenti della Edilprimavera”; infine, con “Il progressivo svuotamento dei beni materiali ed immateriali della società Edilprimavera”, con la complicità dell’amministratore giudiziario Spinella Rosario Giovanni, utilizzata esclusivamente per il nolo a freddo dei mezzi d’opera a vantaggio della Rossato Sud e del Consorzio Stabile Airone Sud”.

Sarebbe stato evidenziato anche come gli amministratori delle società avrebbe fatto ricorso “costantemente - dicono gli inquirenti - all’emissione di sovrafatturazioni relative alle nuove commesse aggiudicate, per la realizzazione di ingenti provviste in nero destinate alla cosca Alampi”. Scoperti inoltre presunti interventi illeciti relativi all’aggiudicazione dei lavori per la bonifica e la successiva riapertura della discarica sita nel Comune di Calanna (RC).

GLI ACCORDI CON GLI ALTRI “LOCALI”

L’interesse della cosca Alampi per gli appalti ecologici ha riguardato anche il complesso delle attività gravitanti intorno al termovalorizzatore di Gioia tauro (RC), all’epoca gestito dalla Veolia Servizi Ambientali Tecnitalia Spa. All’interno di tale struttura, ed in particolare della Termo Energia Calabria Spa, l’organizzazione avrebbe inserito – sempre secondo gli inquirenti - un proprio referente, che si sarebbe rivelato decisivo per l’aggiudicazione dei lavori di ricopertura della discarica “Marrella” di Gioia Tauro (RC), in favore delle imprese controllate dalla cosca. Nella gestione della commessa, peraltro, vi sarebbero stati degli accordi con associati di altri locali, in particolare con la cosca Alvaro, detti “Testazzi-Cudalonga” di Cosoleto e “Gallico” di Palmi, in relazione alla fornitura dei materiali di copertura ed al relativo trasporto per il conferimento in discarica. Le indagini avrebbero anche evidenziato l’esistenza di accordi tra gli Alampi ed i titolari della Società Filtrans, riconducibile alla cosca "Ficara, per appropriarsi di rilevanti somme di denaro ai danni della stessa Veolia, attraverso un collaudato sistema di false fatturazioni per prestazioni in subappalto.

LE AZIENDE SEQUESTRATE

Nel quadro della complessiva attività il Gip del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto così il sequestro preventivo di 5 aziende: la “Rossato Sud S.R.L.” e “Consorzio Stabile Airone Sud” con sede a Reggio Calabria e considerate direttamente riconducibili alla cosca Alampi; l’“Impresa Individuale Di Galimi Giuseppe”, con sede a Palmi (RC), gestita dall’omonimo nucleo familiare che sarebbe organico alla cosca Gallico di Palmi; la “Co.Ge.Mer S.R.L.” e la “P&O S.R.L.”, rispettivamente con sede a San Ferdinando e Cosoleto, e ritenute riconducibili alla cosca Alvaro.


DIRITTO DI RETTIFICA | Gip annulla ordinanza, Catalano estraneo a fatti contestati

18/08/2014 | 20:05 | Il Tribunale di Reggio Calabria con ordinanza del 13 agosto scorso ha accolto il ricorso avanzato da Luigi Catalano, ex sindaco di Calanna, ed ha annullato l'ordinanza del GIP così confermando l'estraneità rispetto ai fatti contestati e rimettendo lo stesso immediatamente in libertà. Catalano esprime il proprio rammarico per coloro che, avendo rapporti professionali con lui, sono rimasti turbati o preoccupati per le gratuite illazioni che lo hanno riguardato.