La sardella sul tavolo di Bruxelles, divieto di pesca: per la Calabria un danno da 15mln

Calabria Attualità
Aldo Patriciello

Modificare il sistema di quote che impedisce di fatto la pesca della Sardella in Calabria e salvaguardare così una tradizione che è il pilastro di una fetta significativa dell’economia regionale.

È quanto chiede Aldo Patriciello, europarlamentare molisano e membro della Commissione ambiente del Parlamento europeo, attraverso un’interrogazione che ha inoltrato all’attenzione della Commissione europea per sollecitare un intervento dell’esecutivo di Bruxelles relativo al divieto di pesca.

Secondo il regolamento europeo, il n. 1967 del 2006, infatti, le giovanissime sarde – dette anche bianchetti – non possono essere pescate. Una misura restrittiva che ha l’obiettivo di tutelare e difendere la conservazione dell’habitat naturale dell’ambiente marino “ma che – scrive Patriciello nella sua interrogazione – determina ingenti danni in termini di redditività di impresa e di commercializzazione delle eccellenze gastronomiche locali”.

Lo stop alla produzione di quello che viene definito come “il caviale di Calabria”, insomma, provoca un danno di oltre 15 milioni di euro, stando a quanto riferito dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. È per questo che l’eurodeputato azzurro ha chiesto alla Commissione europea “di prendere in considerazione le esigenze del territorio”, senza mettere in discussione tuttavia l’impianto generale del provvedimento comunitario.

“L’obiettivo della salvaguardia dell’ambiente marino – spiega Patriciello - può essere raggiunto ugualmente tenendo in debito conto le esigenze e le istanze di coloro che lavorano nel settore e che rischiano di perdere il posto di lavoro. È un problema che necessita dell’impegno di tutti, a cominciare dal Governo che dovrebbe predisporre una deroga attraverso la predisposizione del piano di gestione”.

“È bene ricordare infatti – prosegue l’europarlamentare molisano – che l’Unione Europea impone dei limiti generali stabiliti all’interno della politica comune della pesca, ma sono gli Stati membri a deliberare le norme che influenzano la gestione delle quote in questione. Mi auguro che la Commissione europea risponda il prima possibile – conclude Patriciello – e che si possa rivedere con urgenza la ripartizione delle quote. Diversamente, c’è il serio rischio di compromettere in maniera definitiva il tessuto economico di intere comunità”.